2011-03-11 15:42:05

Scontri in Egitto dopo l'attacco a una chiesa: musulmani e cristiani uniti contro le violenze


Centinaia di egiziani, cristiani copti e musulmani, con in mano croci e copie del Corano, si sono riuniti in piazza Tahrir al Cairo, in segno di solidarietà interconfessionale, dopo gli scontri avvenuti martedì sera ai piedi della collina del Moqattam, che hanno provocato la morte di almeno 13 persone, in gran parte cristiani. Gli incidenti si sono verificati dopo che un gruppo di islamici avevato dato alle fiamme una Chiesa. Per una riflessione su questi scontri, che vedono come principali vittime i membri della minoranza cristiana, Alessandro Gisotti ha intervistato il rappresentante dell’Osce per la lotta contro le discriminazioni anticristiane, Massimo Introvigne:RealAudioMP3

R. – Io credo che vi sia stato un eccessivo ottimismo, anche nelle parole di autorità politiche occidentali, basato su una fallacia: cioè l’idea che la fine della dittatura di per sé porti un clima in cui tutti si sentano più buoni, più tolleranti e anche le minoranze religiose sono più rispettate. Noi sappiamo empiricamente che questo non è vero, perché lo abbiamo sperimentato nell’Iraq del dopo-Saddam Hussein dove le violenze ai danni delle minoranze religiose semmai sono aumentate. Certamente, noi possiamo dire che la democrazia porta con sé un maggiore rispetto ed una maggiore tolleranza per le minoranze, ma c’è del vero nel lungo, nel lunghissimo periodo. Nel periodo breve, nel periodo di transizione, che può durare anche molti anni, semmai viene meno quell’azione della polizia, che un po’ il territorio lo controlla.

D. – Ai funerali delle giovani vittime cristiane erano presenti anche molti musulmani: questo anche per dare, però, un’idea della possibilità di cooperazione e di dialogo tra cristiani e musulmani …

R. – E’ molto importante per evitare anche conseguenze peggiori, che si ribadisca che le violenze contro i cristiani non sono perpetrate da “i” musulmani, ma sono perpetrate da musulmani ultrafondamentalisti. Ma allora, il problema qual è? Il problema è come tenere gli ultrafondamentalisti sotto controllo: ed è certamente un problema culturale. Quindi le iniziative di dialogo, di coesistenza anche attorno a valori di ragione e di diritto naturale, ricordati spesso da Papa Benedetto XVI, sono molto importanti; però, ultimamente è anche un problema di polizia.

D. – Cosa può fare l’Occidente, in particolare l’Europa, per cercare di evitare quanto più possibile che succedano questi fatti …

R. – Da una parte, la linea dev’essere molto ferma per fare comprendere a questi governi che noi ci rendiamo conto delle loro difficoltà, della strategia di uscita dalle dittature, ma in nessun modo anche il controllo di territorio può essere allentato in questo periodo, perché ne fanno le spese le minoranze in questi Paesi, in primo luogo le minoranze cristiane. Dall’altro, questo non dev’essere tanto gridato in piazza da noi, ma dev’essere trasmesso sotto forma di ‘moral suasion’ con le armi della diplomazia. (gf)







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