La Chiesa australiana contro la detenzione dei migranti nei centri di accoglienza
Preoccupazione e costernazione sono state espresse dal presidente del Consiglio per
la giustizia sociale della Conferenza episcopale australiana, mons. Christopher Alan
Saunders, vescovo di Broome, per la decisione del governo di costruire un centro di
accoglienza, con 1500 posti disponibili, alla periferia di Darwin, nel nord dell’Australia.
“L’ennesimo esempio di risposta crudele dell’Australia ai richiedenti asilo - ha dichiarato
il presule - la detenzione prolungata per i migranti che arrivano in Australia via
mare aggiunge ulteriori traumi alla vita degli individui e delle famiglie vulnerabili
e con grandi spese per i contribuenti australiani”. Il vescovo, riferisce l’Osservatore
Romano, ha spiegato che “il governo australiano ha intenzione di spendere 9 milioni
di dollari per costruire il nuovo centro e altri 74 milioni di dollari in tre anni
per l'affitto dei terreni”. “Tutto questo - ha proseguito – si deve aggiungere alle
centinaia di milioni di dollari spesi per la detenzione di 6650 richiedenti asilo
nei centri di accoglienza”. La Chiesa è preoccupata – ha osservato - perché il governo
continua a rinchiudere gente disperata, fuggita dalle violenze e dalle persecuzioni”.
Mons. Saunders ha ricordato che “il governo ha alternative alla detenzione, come i
visti di lavoro temporaneo che permetterebbero ai richiedenti asilo di dare un contributo
alla società e di essere autosufficienti in attesa di valutazione da parte del Dipartimento
per l'immigrazione e la cittadinanza”. Nel 2008 l'attuale governo si è impegnato a
utilizzare questo sistema di detenzione purché i richiedenti asilo non rappresentassero
un pericolo per la salute e la sicurezza pubbliche. Il governo aveva promesso che
quelli che non presentavano alcun pericolo per la comunità, sarebbero rimasti in attesa
dei visti. “La lunga attesa dei richiedenti asilo che sono costretti a rimanere in
detenzione – ha concluso il presule - condanna tristemente il valore morale di un
popolo, il nostro, che si pregia di difendere lo spirito di equità e correttezza”.
(M.I.)