Yemen. L’opposizione: no alla nuova Costituzione promessa dal presidente Saleh
L'opposizione parlamentare yemenita ha respinto la proposta lanciata dal presidente
Ali Abdallah Saleh, che in un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di
Stato, aveva promesso l'introduzione di una nuova Costituzione e di una nuova legge
elettorale. “L'iniziativa è arrivata troppo tardi – ha detto il portavoce dell'opposizione
Mohammad al-Sabri – e costituisce l'ultimo respiro del regime politico”. Il Paese
rischia, dunque, di scivolare verso la guerra civile; situazione aggravata, inoltre,
dalla poca attenzione della comunità internazionale e dalla presenza molto forte di
al Qaeda in Yemen. Ma c’è il rischio che la rete terroristica guidata da Bin Laden
prenda effettivamente il sopravvento nel Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto
a Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi - Lotta al Terrorismo:
R. – Non
v’è dubbio che lo Yemen sia il Paese più esposto dal punto di vista della sicurezza
internazionale per una forte presenza sia di jihadisti interni e soprattutto per un
ruolo importante che al Qaeda, e quindi Bin Laden, si è ritratta in quell’area.
D.
– Bisogna inoltre sottolineare che lo Yemen, pur essendo un piccolo Paese, sia strategico,
perché è un punto di incontro tra la penisola arabica e il mondo africano. Il possibile
sopravvento di Al Qaeda che ricadute avrebbe sugli equilibri internazionali?
R.
– In questo momento stanno cambiando gli scenari di carattere internazionale - sta
"saltando" la Libia; è "saltata" la Tunisia; l’Egitto è in una situazione ancora di
massima insicurezza - quindi, la comunità internazionale è più esposta a questi processi
che non al problema yemenita.
D. – Partendo dal presupposto che c’è
un’assenza della comunità internazionale, non crede che sia un errore di valutazione?
R.
– Credo che la comunità internazionale questo errore non lo compia. Ha comunque le
antenne giuste per capire quello che sta accadendo nello Yemen e soprattutto le conseguenze
che potrebbero nascere dall’esplosione anche di questa area, soprattutto dopo il mancato
compromesso tra maggioranza e opposizione sempre in quell’area. Quindi, anche lo Yemen
potrebbe saltare dal punto di vista istituzionale.
D. – Ammesso un possibile
processo di democratizzazione anche in Yemen, a questo punto, l’unico Paese sotto
il controllo di un regime che sembra inespugnabile è e resta l’Iran...
R.
– Mantiene un processo interno molto forte e la spinta verso un processo di democratizzazione
è meno vasta. Quindi, rimane affossato da questo processo istituzionale che è presente
in Iran. E l’Iran può costituire e potrebbe determinare un’ulteriore spinta verso
processi di insicurezza e quindi può allarmare ancora di più la comunità internazionale.
(ap)
Marocco Ieri sera, il re Mohammed VI ha annunciato una riforma
costituzionale globale volta al rafforzamento della democrazia nel Paese. È la prima
volta che il sovrano rivolge un discorso ufficiale alla nazione dopo le manifestazioni
del 20 febbraio. Le riforme riguarderanno il ruolo del primo ministro, l’indipendenza
della magistratura e temi più generali come i diritti dell’uomo, le libertà individuali
e il pluralismo. Il progetto di riforma sarà sottoposto all’approvazione popolare
tramite referendum.
Tunisia Un mandato di cattura per omicidio volontario,
non ancora eseguito, è stato emesso nei confronti dell’ex ministro dell’Interno tunisino,
Rafik Belhaj Kacem. L’accusa si riferisce alle vittime registrate nel mese di gennaio
durante gli scontri di piazza contro il governo.
Israele – razzo da Gaza Nella
notte un razzo sparato da Gaza è caduto in territorio israeliano senza causare vittime
né danni; un altro razzo, per fortuna anch’esso senza conseguenze, era stato esploso
ieri sera.
Afghanistan Un cugino del presidente Karzai sarebbe stato
ucciso per errore dalle forze dell’Isaf nel corso di un’operazione notturna nella
provincia meridionale di Kandahar: a riportarlo è un parente del capo dello Stato.
Ieri sera, inoltre, attentato evitato per pochissimo nel distretto orientale di Bahti
Kot: l’obiettivo era un convoglio dell’Isaf in pattuglia che, però, il kamikaze non
è riuscito a raggiungere e si è fatto esplodere prima. L’attacco è stato rivendicato
dai talebani, secondo i quali ci sarebbero 11 soldati morti, 5 feriti e due veicoli
distrutti: dati che non hanno trovato riscontro nella versione ufficiale del portavoce
militare, che riferisce di un ferito.
Tibet: il Dalai Lama annuncia il suo
ritiro dalla politica Il Dalai Lama ha annunciato ufficialmente oggi, nel giorno
in cui il Tibet commemora il 52.mo anniversario dalla rivolta contro la Cina, la sua
intenzione di abbandonare la vita politica e di lasciare il posto a un leader eletto
democraticamente, restando, comunque, la guida spirituale dei tibetani. Diffidente
Pechino che definisce l’annuncio “un trucco per ingannare la comunità internazionale”.
Il servizio di Roberta Barbi:
Una decisione
importante, ma non del tutto inaspettata, quella annunciata oggi dal Dalai Lama da
Dharamsala, sede indiana del governo tibetano in esilio, di lasciare la vita politica
per far posto a un successore eletto dal popolo restando, tuttavia, la guida spirituale
del Tibet. Simbolica anche la scelta della data per l’annuncio ufficiale del suo addio:
oggi, infatti, i tibetani celebrano il 52.mo anniversario della rivolta del 1959,
schiacciata dall’esercito cinese, che costrinse il Dalai Lama alla fuga in India.
La settimana prossima, inoltre, si aprirà la sessione del 140.mo parlamento tibetano
in esilio in cui saranno approvati i dovuti emendamenti alla Carta dei tibetani in
esilio per consentire il passaggio dei poteri nelle mani di un leader eletto democraticamente.
Nel novembre scorso, in un’intervista, il 75enne leader tibetano aveva già detto che
si sarebbe ritirato entro sei mesi e non aveva mancato di sottolineare quanto “la
realtà di oppressione” presente in Tibet avesse generato “un profondo risentimento
contro le politiche ufficiali”. Per verificare le reali condizioni di vita della popolazione,
il Dalai Lama auspicava, quindi, una ripresa dell’invio di delegazioni dei tibetani
in esilio nella regione, insieme con rappresentanti di organismi internazionali e
sottolineava di aver rinunciato alla prospettiva dell’indipendenza del Tibet in cambio
di una vera autonomia. “Usa la bandiera della religione per coprire le sue attività
secessionistiche”, è stato il commento del governo cinese all’annuncio del ritiro,
che ha definito “un trucco per ingannare la comunità internazionale”.
Cina
– terremoto È di 22 morti e almeno 201 feriti, di cui 33 in gravi condizioni,
il bilancio, ancora provvisorio, del violento terremoto che ha colpito oggi a mezzogiorno,
ora locale, una vasta area del sudovest della Cina, verso il confine con il Myanmar.
Il sisma, di magnitudo 5.8 sulla scala Richter, ha avuto origine nei pressi della
cittadina di Dali, nella provincia dello Yunnan. Le autorità riferiscono anche di
ingenti danni e 583 case crollate.
India – manifestazioni Migliaia
di persone, oggi, sono scese in piazza a Hyderabad, nello Stato indiano dell’Andhra
Pradesh, per chiedere la separazione della regione di Telangana e la sua trasformazione
in Stato federale. Nel corso della manifestazione, ribattezzata dagli organizzatori
“la marcia del Milione” e per loro stessa ammissione ispirata alle proteste nel Nord
Africa, ci sono stati momenti di violenza. La polizia ha arrestato 200 persone.
Filippine È
di cinque morti il bilancio di una bomba esplosa stamattina davanti a una scuola a
Jolo, nell’isola del Mindanao, arcipelago delle Filippine, roccaforte del gruppo di
militanti di Abu Sayyaf, legato ad al Qaeda. Al momento dello scoppio l’istituto era
deserto, ma l’ordigno ha investito un gruppo di conducenti di risciò che erano nelle
vicinanze. L’attentato non è ancora stato rivendicato.
Italia – giustizia Il
Consiglio dei ministri ha approvato oggi all’unanimità il disegno di legge costituzionale
sulla riforma dell’ordinamento giudiziario proposta dal ministro Alfano. “La riforma
non è contro nessuno, è un punto di svolta ed è nel programma di governo fin dal 1994”,
è stato il primo commento del presidente del Consiglio, Berlusconi. Dure le reazioni
dell’opposizione: “Una mera operazione d’immagine – l’ha definita Dario Franceschini,
capogruppo del Pd alla Camera, che promette battaglia – e ha come unico scopo quello
di punire i magistrati. Sono altre le riforme che gli italiani si attendono, come
certezza della pena e processi più veloci”. L’associazione nazionale magistrati ha
definito la riforma “punitiva”, che “mina l’autonomia dei giudici e riduce le garanzie
per i cittadini”.
Bce – nuove stime inflazione Il bollettino di marzo
della Banca centrale europea ritocca verso l’alto le stime dell’inflazione nell’area
Euro e al tempo stesso indica una crescita pari all’1.7% per quest’anno e dell’1.8
per il prossimo. Una dinamica di fondo ancora positiva, dunque, ma, avverte, la ripresa
economica potrebbe essere frenata dal risanamento dei conti pubblici in atto negli
Stati membri. Sulla politica monetaria, la Bce manifesta la necessità di una “forte
vigilanza” perché, per la prima volta da anni, i tassi non vengono più definiti “adeguati”.
Oltre all’inflazione, inoltre, in rialzo anche i prezzi del petrolio, che si attestano
sopra i 100 dollari. Non si può escludere completamente, infine, la “possibilità di
una futura crisi del debito sovrano”.
Usa-Russia È l’incontro tra
John Biden e il premier russo Putin al centro della seconda giornata della visita
del vicepresidente Usa a Mosca, dove oggi incontrerà anche alcuni esponenti dell’opposizione
e attivisti per i diritti umani. Il premier russo ha proposto di avviare le trattative
per l’abolizione dei visti turistici tra Usa e Russia, come già sta avvenendo tra
Russia e Unione europea. “Sarebbe un passo storico”, è stato il commento di Putin.
(Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 69