2011-03-10 15:11:08

Yemen. L’opposizione: no alla nuova Costituzione promessa dal presidente Saleh


L'opposizione parlamentare yemenita ha respinto la proposta lanciata dal presidente Ali Abdallah Saleh, che in un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di Stato, aveva promesso l'introduzione di una nuova Costituzione e di una nuova legge elettorale. “L'iniziativa è arrivata troppo tardi – ha detto il portavoce dell'opposizione Mohammad al-Sabri – e costituisce l'ultimo respiro del regime politico”. Il Paese rischia, dunque, di scivolare verso la guerra civile; situazione aggravata, inoltre, dalla poca attenzione della comunità internazionale e dalla presenza molto forte di al Qaeda in Yemen. Ma c’è il rischio che la rete terroristica guidata da Bin Laden prenda effettivamente il sopravvento nel Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi - Lotta al Terrorismo:RealAudioMP3

R. – Non v’è dubbio che lo Yemen sia il Paese più esposto dal punto di vista della sicurezza internazionale per una forte presenza sia di jihadisti interni e soprattutto per un ruolo importante che al Qaeda, e quindi Bin Laden, si è ritratta in quell’area.

D. – Bisogna inoltre sottolineare che lo Yemen, pur essendo un piccolo Paese, sia strategico, perché è un punto di incontro tra la penisola arabica e il mondo africano. Il possibile sopravvento di Al Qaeda che ricadute avrebbe sugli equilibri internazionali?

R. – In questo momento stanno cambiando gli scenari di carattere internazionale - sta "saltando" la Libia; è "saltata" la Tunisia; l’Egitto è in una situazione ancora di massima insicurezza - quindi, la comunità internazionale è più esposta a questi processi che non al problema yemenita.

D. – Partendo dal presupposto che c’è un’assenza della comunità internazionale, non crede che sia un errore di valutazione?

R. – Credo che la comunità internazionale questo errore non lo compia. Ha comunque le antenne giuste per capire quello che sta accadendo nello Yemen e soprattutto le conseguenze che potrebbero nascere dall’esplosione anche di questa area, soprattutto dopo il mancato compromesso tra maggioranza e opposizione sempre in quell’area. Quindi, anche lo Yemen potrebbe saltare dal punto di vista istituzionale.

D. – Ammesso un possibile processo di democratizzazione anche in Yemen, a questo punto, l’unico Paese sotto il controllo di un regime che sembra inespugnabile è e resta l’Iran...

R. – Mantiene un processo interno molto forte e la spinta verso un processo di democratizzazione è meno vasta. Quindi, rimane affossato da questo processo istituzionale che è presente in Iran. E l’Iran può costituire e potrebbe determinare un’ulteriore spinta verso processi di insicurezza e quindi può allarmare ancora di più la comunità internazionale. (ap)

Marocco
Ieri sera, il re Mohammed VI ha annunciato una riforma costituzionale globale volta al rafforzamento della democrazia nel Paese. È la prima volta che il sovrano rivolge un discorso ufficiale alla nazione dopo le manifestazioni del 20 febbraio. Le riforme riguarderanno il ruolo del primo ministro, l’indipendenza della magistratura e temi più generali come i diritti dell’uomo, le libertà individuali e il pluralismo. Il progetto di riforma sarà sottoposto all’approvazione popolare tramite referendum.

Tunisia
Un mandato di cattura per omicidio volontario, non ancora eseguito, è stato emesso nei confronti dell’ex ministro dell’Interno tunisino, Rafik Belhaj Kacem. L’accusa si riferisce alle vittime registrate nel mese di gennaio durante gli scontri di piazza contro il governo.

Israele – razzo da Gaza
Nella notte un razzo sparato da Gaza è caduto in territorio israeliano senza causare vittime né danni; un altro razzo, per fortuna anch’esso senza conseguenze, era stato esploso ieri sera.

Afghanistan
Un cugino del presidente Karzai sarebbe stato ucciso per errore dalle forze dell’Isaf nel corso di un’operazione notturna nella provincia meridionale di Kandahar: a riportarlo è un parente del capo dello Stato. Ieri sera, inoltre, attentato evitato per pochissimo nel distretto orientale di Bahti Kot: l’obiettivo era un convoglio dell’Isaf in pattuglia che, però, il kamikaze non è riuscito a raggiungere e si è fatto esplodere prima. L’attacco è stato rivendicato dai talebani, secondo i quali ci sarebbero 11 soldati morti, 5 feriti e due veicoli distrutti: dati che non hanno trovato riscontro nella versione ufficiale del portavoce militare, che riferisce di un ferito.

Tibet: il Dalai Lama annuncia il suo ritiro dalla politica
Il Dalai Lama ha annunciato ufficialmente oggi, nel giorno in cui il Tibet commemora il 52.mo anniversario dalla rivolta contro la Cina, la sua intenzione di abbandonare la vita politica e di lasciare il posto a un leader eletto democraticamente, restando, comunque, la guida spirituale dei tibetani. Diffidente Pechino che definisce l’annuncio “un trucco per ingannare la comunità internazionale”. Il servizio di Roberta Barbi:RealAudioMP3

Una decisione importante, ma non del tutto inaspettata, quella annunciata oggi dal Dalai Lama da Dharamsala, sede indiana del governo tibetano in esilio, di lasciare la vita politica per far posto a un successore eletto dal popolo restando, tuttavia, la guida spirituale del Tibet. Simbolica anche la scelta della data per l’annuncio ufficiale del suo addio: oggi, infatti, i tibetani celebrano il 52.mo anniversario della rivolta del 1959, schiacciata dall’esercito cinese, che costrinse il Dalai Lama alla fuga in India. La settimana prossima, inoltre, si aprirà la sessione del 140.mo parlamento tibetano in esilio in cui saranno approvati i dovuti emendamenti alla Carta dei tibetani in esilio per consentire il passaggio dei poteri nelle mani di un leader eletto democraticamente. Nel novembre scorso, in un’intervista, il 75enne leader tibetano aveva già detto che si sarebbe ritirato entro sei mesi e non aveva mancato di sottolineare quanto “la realtà di oppressione” presente in Tibet avesse generato “un profondo risentimento contro le politiche ufficiali”. Per verificare le reali condizioni di vita della popolazione, il Dalai Lama auspicava, quindi, una ripresa dell’invio di delegazioni dei tibetani in esilio nella regione, insieme con rappresentanti di organismi internazionali e sottolineava di aver rinunciato alla prospettiva dell’indipendenza del Tibet in cambio di una vera autonomia. “Usa la bandiera della religione per coprire le sue attività secessionistiche”, è stato il commento del governo cinese all’annuncio del ritiro, che ha definito “un trucco per ingannare la comunità internazionale”.

Cina – terremoto
È di 22 morti e almeno 201 feriti, di cui 33 in gravi condizioni, il bilancio, ancora provvisorio, del violento terremoto che ha colpito oggi a mezzogiorno, ora locale, una vasta area del sudovest della Cina, verso il confine con il Myanmar. Il sisma, di magnitudo 5.8 sulla scala Richter, ha avuto origine nei pressi della cittadina di Dali, nella provincia dello Yunnan. Le autorità riferiscono anche di ingenti danni e 583 case crollate.

India – manifestazioni
Migliaia di persone, oggi, sono scese in piazza a Hyderabad, nello Stato indiano dell’Andhra Pradesh, per chiedere la separazione della regione di Telangana e la sua trasformazione in Stato federale. Nel corso della manifestazione, ribattezzata dagli organizzatori “la marcia del Milione” e per loro stessa ammissione ispirata alle proteste nel Nord Africa, ci sono stati momenti di violenza. La polizia ha arrestato 200 persone.

Filippine
È di cinque morti il bilancio di una bomba esplosa stamattina davanti a una scuola a Jolo, nell’isola del Mindanao, arcipelago delle Filippine, roccaforte del gruppo di militanti di Abu Sayyaf, legato ad al Qaeda. Al momento dello scoppio l’istituto era deserto, ma l’ordigno ha investito un gruppo di conducenti di risciò che erano nelle vicinanze. L’attentato non è ancora stato rivendicato.

Italia – giustizia
Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi all’unanimità il disegno di legge costituzionale sulla riforma dell’ordinamento giudiziario proposta dal ministro Alfano. “La riforma non è contro nessuno, è un punto di svolta ed è nel programma di governo fin dal 1994”, è stato il primo commento del presidente del Consiglio, Berlusconi. Dure le reazioni dell’opposizione: “Una mera operazione d’immagine – l’ha definita Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, che promette battaglia – e ha come unico scopo quello di punire i magistrati. Sono altre le riforme che gli italiani si attendono, come certezza della pena e processi più veloci”. L’associazione nazionale magistrati ha definito la riforma “punitiva”, che “mina l’autonomia dei giudici e riduce le garanzie per i cittadini”.

Bce – nuove stime inflazione
Il bollettino di marzo della Banca centrale europea ritocca verso l’alto le stime dell’inflazione nell’area Euro e al tempo stesso indica una crescita pari all’1.7% per quest’anno e dell’1.8 per il prossimo. Una dinamica di fondo ancora positiva, dunque, ma, avverte, la ripresa economica potrebbe essere frenata dal risanamento dei conti pubblici in atto negli Stati membri. Sulla politica monetaria, la Bce manifesta la necessità di una “forte vigilanza” perché, per la prima volta da anni, i tassi non vengono più definiti “adeguati”. Oltre all’inflazione, inoltre, in rialzo anche i prezzi del petrolio, che si attestano sopra i 100 dollari. Non si può escludere completamente, infine, la “possibilità di una futura crisi del debito sovrano”.

Usa-Russia
È l’incontro tra John Biden e il premier russo Putin al centro della seconda giornata della visita del vicepresidente Usa a Mosca, dove oggi incontrerà anche alcuni esponenti dell’opposizione e attivisti per i diritti umani. Il premier russo ha proposto di avviare le trattative per l’abolizione dei visti turistici tra Usa e Russia, come già sta avvenendo tra Russia e Unione europea. “Sarebbe un passo storico”, è stato il commento di Putin. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 69







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