2011-03-10 16:00:43

Rifugiati in Libia: paure e speranze per eritrei, etiopi e somali


Sono almeno 4 mila i cittadini eritrei, etiopi e somali in Libia. Non possono tornare nei loro Paesi d’origine perché molti di loro sono rifugiati e in questi giorni vivono momenti difficili: o nell’arcivescovado di Tripoli o nascosti nelle loro case. Questa mattina il Centro Italiano Rifugiati, il Cir, ha organizzato un incontro a Roma per chiedere che l’Europa si faccia carico della loro evacuazione dalla Libia. Alessandro Guarasci: RealAudioMP3

Stanno vivendo momenti di terrore gli eritrei, i somali e gli etiopi che ancora sono in Libia. Sono concentrati soprattutto a Tripoli e a Bengasi. In alcuni casi vengono scambiati per mercenari dalla popolazione locale, in altri sono presi di mira perché cristiani. Non possono lasciare la Libia, perché rifugiati e quindi se tornassero nel loro Paese rischierebbero persecuzioni. I somali, vista la guerra civile nel loro Paese, non hanno nemmeno un ambasciatore che possa assisterli. Savino Pezzotta, presidente del Centro Italiano Rifugiati:

“Noi siamo sulla frontiera, però l’Europa non può far finta che non stia avvenendo nulla. Adesso con Gheddafi qui tutti hanno fatto affari, hanno baciato mani, hanno fatto qualsiasi cosa e adesso non possono pensare che a pagare siano i più deboli, i più poveri, i meno protetti. Credo che l’Europa debba dimostrare di essere una civiltà vera, che è in grado di cogliere le situazioni.”

Cinquantotto eritrei sono stati già evacuati qualche giorno fa, ora bisogna pensare agli altri. E per don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Hebeshia bisogna far presto perché la situazione sta precipitando:

“Anche i viveri stanno scarseggiando, fanno fatica a dare assistenza a tutte le persone che hanno bisogno in questo momento, soprattutto adesso, che abbiamo persone che vengono cacciate fuori dalle loro case.”

Barak ha la sorella a Tripoli e non sa dove sia:

“Adesso, in Libia, se sanno che sei un cristiano o uno straniero è pericoloso. Non so se è viva o se è morta.”

Lulla invece chiede che torni la madre, rimasta senza lavoro e senza assistenza:

“Da un po’ di giorni non avevo più contatti, adesso sì, telefonicamente. Si sta male, purtroppo stanno aggredendo le persone, hanno paura.”

Storie di più deboli tra i deboli. E l’Europa non può far finta di nulla.







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