Polonia: Lettera pastorale dei vescovi su Giovanni Paolo II
"Che il beato Giovanni Paolo II diventi la nostra guida spirituale sulle vie della
libertà dell'unità e della solidarietà". È l’auspicio che i vescovi polacchi esprimono
nella lettera pastorale (resa nota qualche giorno fa e firmata a Varsavia il 22 febbraio
scorso) scritta in occasione della cerimonia del 1 maggio che porterà Karol Wojtyla
all'onore degli altari. I presuli - riferisce l'agenzia Sir - si dichiarano convinti
che "la beatificazione di Giovanni Paolo II apre delle nuove prospettive per il futuro"
obbligando "in un modo ancora più attento e più creativo di leggere la sua eredità
espressa dalle parole, dalla sua personalità, dal suo stile di vita, e dal servizio
da lui svolto". Si augurano pertanto che "i segni che ci ha lasciato il Papa ci aiutino
a fare fronte alle nuove sfide ispirando sia la vita privata che quella sociale".
L'episcopato polacco è pienamente consapevole che "il dono della vita e del servizio
di Giovanni Paolo II ha arricchito in modo significativo la vita della Chiesa e del
mondo". "Noi stessi nel nostro Paese e nella nostra parte dell'Europa abbiamo vissuto
il cambiamento epocale ispirato alla visione del Pontefice di un mondo liberato dalle
catene di un sistema totalitario e senza Dio, sistema che per decenni ha oppresso
il singolo e popoli interi". Il dono della beatificazione per il quale i presuli ringraziano
Benedetto XVI "costituisce anche l'impegno che richiede una risposta". I vescovi ritengono
pertanto che la preparazione alla beatificazione di Giovanni Paolo II deve riguardare
anche la vita pubblica. Nella lettera l’episcopato esprime "le preoccupazioni legate
alla qualità e allo stile della vita politica" in Polonia, notando "delle scandalose
divisioni tra persone e tra i partiti diversi che in ugual misura si richiamano ai
valori cristiani". Secondo i presuli, tali comportamenti caratterizzati da "una costante
astiosità, inimicizia e mancato rispetto delle opinioni altrui" portano al "dispendio
di energie che dovrebbero essere impiegate a risolvere dei problemi e delle questioni
importanti per l'intera società". I vescovi chiedono al mondo politico di evitare
dei "diverbi sterili" e auspicano che "il perdono e la riconciliazione possano diventare
programma di tutte le parti" ma in quanto pastori affermano di "non volersi fermare
solo ai retorici richiami rivolti ad altri" consci che "le preoccupanti divisioni
nella società richiedono da tutti, anche da noi una profonda conversione". "Sappiamo
– scrivono i vescovi - che richiamando gli altri ad una trasformazione dei cuori,
noi stessi dobbiamo darne l'esempio". (R.P.)