Libia: avanzano le milizie di Gheddafi. Comunità internazionale divisa sull'intervento
In Libia non si allenta la morsa delle truppe pro-Gheddafi sui centri controllati
dai ribelli. Nell’est del Paese in mattinata è stata bombardata Ras Lanuf. Mentre
a ovest di Tripoli l’esercito avrebbe ripreso il controllo di Zawiya. Intanto le diplomazie
internazionali lavorano per un piano che metta fine alle violenze, mentre proseguono
i contatti con gli emissari del colonnello e con gli esponenti dell’opposizione libica.
Il servizio di Marco Guerra:
Avanza verso
est la controffensiva delle milizie fedeli a Gheddafi. Da questa mattina la città
di Ras Lanuf è bombardata dal cielo e dal mare e le ultime notizie riferiscono della
fuga degli insorti dal centro abito a bordo di decine di veicoli mentre intorno ci
sono continue esplosioni di razzi. Almeno quattro razzi sono esplosi nel centro della
città petrolifera, vicino all'ospedale e a una moschea. Medici e infermieri sono fuggiti
trasportando i malati. Sempre in Cirenaica le forze aeree governative hanno bombardato
la città di Brega, mentre in Tripolitania il regime assicura di aver riconquistato
Zawiya. Ma se sul piano militare il regime riprende terreno sul fronte diplomatico
appare sempre più isolato. La Russia ha bloccato totalmente la vendita di armi alla
Libia è sta prendendo in considerazione l’opzione della "no-fly zone" sostenuta da
molti Paesi occidentali. E tra oggi e domani ci saranno importanti incontri a Bruxelles
tra la Nato e i capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi europei, che cercheranno di
fare il punto sulla situazione. La Francia, primo Paese in Occidente, ha riconosciuto
il Consiglio nazionale di transizione come rappresentante legittimo del popolo libico.
E in mattinata l’Europarlamento ha votato una risoluzione che chiede il riconoscimento
dell’organismo fondato dagli insorti e l’attuazione di un'eventuale "no-fly zone"
ma di concerto con l'Onu. Un inviato di Gheddafi ad Atene ha intanto proposto al governo
greco ''idee'' per uscire dalla crisi. Emissari del regime sono presenti anche a Lisbona.
Il governo portoghese ha però fatto sapere all'emissario di Tripoli che il regime
è ''finito''. L'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Catherine Ashton, al
Consiglio affari esteri Ue, ha detto che l'obiettivo degli ultimi incontri con i rappresentanti
dell'opposizione libica a Strasburgo e con gli emissari del regime di Gheddafi a Lisbona
è quello di “raccogliere più informazioni possibili" su quella che è la situazione
per prendere poi una decisione sul metodo più efficace per mettere un termine alle
violenze”.
Prosegue dunque il braccio di ferro tra Gheddafi e la comunità
internazionale che sembra ancora lontana da un accordo per un intervento militare
diretto. Marco Guerra ne ha parlato con Luigi Geninazzi, editorialista
di Avvenire:
R. - Il
Rais di Tripoli sta cercando di giocare su vari tavoli, di giocare su vari piani e,
ovviamente, capisce che i suoi margini sono stretti, ma - da un lato - vuole ancora
imporsi sulla scena nazionale, usando il pugno duro e - dall’altro lato - in modo
molto trasversale, molto furbesco, cerca ancora qualche appiglio a livello di Comunità
internazionale, nonostante sia stato condannato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu
– compresa Russia e Cina – che ci sia una procedura di impeachment al Tribunale internazionale
dell’Aia. Diciamo che è un po’ come uno che sta affogando, che sta cercando di salvarsi:
ha ancora delle carte da giocare, ovviamente delle carte molto crudeli, ha delle mani
sporche di sangue e non intende fermarsi su questa durissima controffensiva.
D.
– L’Europa si sta muovendo con la Nato, ma un eventuale intervento militare deve essere
avallato dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Cina e Russia, al momento, non sembrano
intenzionate a dare il loro assenso. Lo scenario potrebbe cambiare?
R.
– L’Unione Europea come al solito si sta muovendo in ordine sparso, perché mentre
a Parigi, il presidente Sarkozy dà legittimità al Consiglio provvisorio di Bengasi,
ricevendo una delle delegazioni degli insorti; il ministro portoghese, invece, con
l’avallo dell’incaricata della politica estera dell’Unione Europea riceve un delegato
di Gheddafi. Quindi, ci si muove in modo sparso. Anche gli Stati Uniti non pensano
ad un intervento militare e non lo pensano per tanti motivi: gli Stati Uniti sono
già impegnati in Afghanistan e in Iraq. Detto questo, credo che la “no-fly zone”,
nonostante l’opposizione di alcuni Paesi potrà essere avviata. Bisogna tener presente
che, oltre alla sua complessità tecnico-militare, è comunque il primo passo verso
un intervento militare diretto. Per questo, si possono ben capire le perplessità e
le valutazioni approfondite che si stanno facendo in questi giorni.
D.
– Dopo un rapporto difficile, Gheddafi ritorna a chiedere l’aiuto dei fratelli arabi.
Per questo ha mandato i suoi emissari in Egitto?
R. – Credo che qui,
proprio nella Lega Araba, possa esserci il punto di leva per cambiare un po’ la situazione.
Credo che la Lega Araba possa intervenire utilmente, inizialmente, facendo delle forti
pressioni su Gheddafi, poi, magari pensando ad un intervento. Non dobbiamo dimenticare
che la Lega Araba sta cambiando: è sempre stata un non attore sulla scena internazionale.
Adesso, però, qualcosa sta cambiando. La presidenza è dell’Egitto, c’è un primo ministro
che ha marciato per la libertà in Piazza Tahrir, il Paese è in mano ai militari, che
potrebbero avere un’importante funzione nei confronti di Gheddafi. Se l’Occidente
non vuole, se non se la sente di imboccare la strada di un intervento militare diretto,
la palla passa al mondo arabo, passa alla Lega Araba, ma passa prima di tutto al Paese
leader degli arabi, che è l’Egitto.(ma)