Economia e umanesimo al centro dell’incontro del cardinale Ravasi con gli ambasciatori
asiatici
Economia e benessere della persona: questo il tema centrale dell'incontro che si è
svolto stamani nella sede del Pontificio Consiglio della Cultura con gli ambasciatori
presso la Santa Sede di vari Stati dell'Asia. Un meeting con tanti partecipanti voluto
dal presidente del Dicastero vaticano della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi.
L’ha seguito per noi, Fausta Speranza:
L’uomo si
rovina se concepisce la ricchezza senza lavoro, l’economia senza la persona. Questa
una delle premesse del cardinale Ravasi che ha aperto l’incontro dedicato allo sviluppo
economico a servizio del vero benessere comune. L’ambasciatore della Corea, Thomas
Hong-Soon Han, da economista qual è ha tratteggiato il profilo di un mondo
pieno di ingiustizie:
“One billion…” Un miliardo di persone
nel mondo non ha accesso all’acqua potabile e milioni di donne spendono ogni giorno
molte ore per raggiungere un luogo dove raccogliere un po’ d’acqua pulita. L’ambasciatore
di Corea ha citato queste ed altre cifre.
L’ambasciatore di Australia
Timothy Fischer ha ricordato in particolare il dramma degli aborti
selettivi:
“Femal selection process…” La selezione e la soppressione
di feti di sesso femminile purtroppo è una pratica in diversi Paesi asiatici. In definitiva,
tra i vari interventi è emerso che globalizzazione non deve fare rima con marginalizzazione
e che non bisogna dimenticare anche un’altra grave forma di povertà: la mancanza di
diritti umani. Poi, il dibattito è proseguito con gli interventi di vari ambasciatori
che a diverso titolo hanno sottolineato l’importanza del dialogo tra culture, anche
andando oltre i limiti della burocrazia che interviene nelle relazioni tra Stati.
Degli obiettivi di questa iniziativa e del dialogo abbiamo parlato
con il cardinale Gianfranco Ravasi:
R. – Innanzitutto,
questo incontro ha un aspetto di indole generale: fa parte di un progetto di dialogo
con tutte le culture emergenti, anche al di fuori dell’orizzonte strettamente cristiano.
Il mondo dell’Asia è contrassegnato ormai dall’affacciarsi all’orizzonte di figure
molto importanti, dal punto di vista economico, politico e culturale, come ad esempio
la Cina e l’India. All’interno di questo progetto, acquista un significato particolare
presentare anche la visione cristiana a questi popoli: una visione che ha peraltro
anche molti elementi di connessione con le culture caratteristiche di queste nazioni,
ma ha anche delle originalità. In primo luogo, soprattutto la dignità e la grandezza
della persona, il tema della libertà, il tema dei grandi valori umani, il tema della
vita, anche il tema dell’amore, della morte, del dolore, del male: tanti temi che
costituiscono una vera e propria costellazione, nella quale brilla anche evidentemente
la dimensione economica e sociale.
D. – Il mondo è più vicino, dunque
anche l’Asia è più vicina in questo mondo globalizzato, con Internet e così via. Con
l’Asia più vicina, quale può essere il dialogo più ricco e più bello?
R.
– Innanzitutto, ritorniamo proprio al tema dell’economia. L’economia fino a non molto
tempo fa – e possiamo dire che ancora per certi versi lo sia – è una rappresentazione
soprattutto di questioni di tipo tecnico-modellistico, di rapporti economico finanziari,
monetari, di leggi di mercato e così via. Ora, noi sappiamo però che una forte corrente
dell’economia contemporanea, a livello teorico – e pensiamo a personalità come l’indiano
Amartya Sen oppure l’americano Joseph Stiglitz – comincia
ad interrogarsi sempre di più sull’economia con una dimensione umana, con una dimensione
etica, e cioè si dedica allo studio delle leggi, nomos, e dell’oikos,
cioè della casa del mondo in cui noi tutti siamo. E’ per questo motivo che entrano
anche valori che sono tipicamente umani, che il cristianesimo continuamente declina,
e valori che toccano anche tutte le grandi domande che l’umanità ininterrottamente
propone: pensiamo anche alle domande radicali dell’esistenza, della sopravvivenza,
della libertà, della fatica di vivere, della distribuzione dei beni.
D.
– L’Asia purtroppo è venuta alla cronaca negli ultimi mesi anche per episodi di discriminazione
o violenze nei confronti dei cristiani. La questione può essere affrontata nell’ambito
di incontri come questi?
R. – Certamente, noi abbiamo l’intenzione,
proprio perché uno dei temi fondamentali è proprio quello del rapporto interculturale,
non soltanto multiculturale. Non si tratta di popoli che devono stare l’uno accanto
all’altro e magari in frizione o comunque in pura e semplice convivenza, ma di popoli
che vogliono entrare in dialogo tra di loro. Proprio per questo noi ci batteremo attraverso
gli ambasciatori di questi Stati, per far sì che si operi su questa linea. (ap)