2011-03-09 19:54:54

Libia: Gheddafi invia emissari all’estero. Il regime mette una taglia sul capo degli insorti, Jalil


In Libia Gheddafi continua a puntare il dito contro l’Occidente che vorrebbe colonizzare la Libia. Intanto dopo i ripetuti attacchi contro le postazioni dei ribelli, si moltiplicano le richieste di una no fly zone sui cieli libici. La decisione, però, precisa il segretario di Stato americano Clinton, deve essere presa dalla comunità internazionale e non dagli Stati Uniti.Il servizio di Francesca Sabatinelli RealAudioMP3

E sull’ipotesi di una fuga del colonnello Gheddafi dalla Libia e le ripercussioni internazionali che questa fuga potrebbe comportare, Stefano Leszczynski ha intervistato Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali presso l’Università statale di Torino: RealAudioMP3

R. – Una notizia veramente molto sperata, percchè questo farebbe cessare la violenza all’interno della Libia. Siamo ormai in una situazione di guerra civile, con un governo declinante, un governo degli insorti e quindi la situazione più triste che si possa immaginare. Comunque, non sarebbe una cosa facile, perché è chiaro che Gheddafi non può venire in Europa perché sarebbe immediatamente arrestato. E se anche va da Chavez, la cosa sarebbe piuttosto imbarazzante e lo sarebbe, tutto sommato, anche per l’America Latina.

D. – In tutto questo contesto, abbiamo assistito alla lentezza della macchina delle Nazioni Unite: come mai? E’ mancata un’azione incisiva da parte della comunità internazionale, che l'Onu rappresenta...

R. – Una premessa: non dimentichiamo mai che le Nazioni Unite sono ciò che i suoi Stati vogliono che essa sia Detto questo, non c’è dubbio che la situazione sia tecnicamente anche molto difficile. Un intervento massiccio - che pur per certi versi avrebbe potuto essere auspicabile, perché quanta gente sarà morta inutilmente alla fine di questa vicenda - armato sarebbe stato assolutamente inaccettabile. Non dimentichiamo poi, che se l’Onu è stata lenta, l’Unione Europea lo è stata non di meno. Il nostro mondo attuale non ha ancora superato il livello stato.

D. – Perché a questo punto, degli Stati singoli dovrebbero avere interesse a valutare un’opzione militare per quanto riguarda un Paese come la Libia, che sappiamo è ricchissima di petrolio?

R. – Ogni volta che l’Occidente si muove in un Paese petrolifero si pensa che ci sia qualcosa sotto. Il caso libico è ancora più clamoroso, perché la Libia, per la sua natura, per la sua storia, non ha quasi nulla. Il territorio è deserto. Ma ha il petrolio. Questo ci deve comunque spingere a dichiarare chiaro e forte che noi non andiamo lì a portar via il petrolio, ma andiamo lì per aiutarli – se ci andremo – a sviluppare la democrazia. A questo punto, dobbiamo fare un grande sforzo, non tanto economico, ma politico culturale per aiutare questi Paesi e, prima di tutti, oggi, la Libia. (ma)







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