La formazione dei sacerdoti secondo il Concilio, una riflessione sull'"Optatam totius"
Spirito, intelletto, pastorale, disciplina, aspetto umano. Sono i cinque ambiti che
i padri conciliari distinsero più di 45 anni fa pensando alla formazione dei sacerdoti.
A questa fondamentale responsabilità per la Chiesa è dedicato il decreto Optatam
totius, che fu promulgato da Paolo VI nell’ottobre del 1965. Il gesuita padre
Dariusz Kowalczyk riflette sui contenuti del documento, nella 18.ma puntata della
rubrica dedicata al Vaticano II:
Non c’è formazione
sacerdotale senza coloro che dovrebbero essere formati. Proprio per questo il decreto
del Concilio sulla formazione sacerdotale comincia con l’affermazione che “il dovere
di promuovere le vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana” (n. 2).
Il Concilio sottolinea anche: “a tale riguardo il massimo contributo viene offerto
[…] dalle famiglie, le quali, […] costituiscono come il primo seminario” (n. 2).
Le vocazioni sacerdotali nascono dunque, nelle comunità dove c’è una fede viva, e
non - come lo suggeriscono alcuni - in funzione dell’abolizione del celibato.
Il
Concilio indica cinque dimensioni della formazione sacerdotale: dimensione spirituale,
quella intellettuale, pastorale e disciplinare, e infine dimensione umana. L'approfondimento
della relazione con il Signore dovrebbe essere accompagnato da una crescita nella
maturità umana. La disciplina dei seminari non può essere soltanto esterna, ma deve
contribuire a formare negli alunni un'attitudine ad accogliere l'autorità dei superiori
per ragioni di coscienza.
La formazione intellettuale dovrebbe aiutare
i futuri sacerdoti a trovare “la soluzione dei problemi umani alla luce della Rivelazione"
e a applicare le verità eterne "alle mutevoli condizioni di questo mondo” (n. 16).
Per quanto riguarda la formazione al lavoro pastorale, il Concilio indica due aspetti:
la pastorale sacramentale - rivolta ai credenti, e “l’andare incontro agli erranti
e agli increduli” (n. 19). Per adempiere bene questi compiti, il sacerdote dovrebbe
essere ben istruito “circa il modo di suscitare e favorire l'azione apostolica dei
laici” (n. 20).
Alla fine del decreto troviamo l’asserzione che la formazione
sacerdotale non riguarda soltanto i seminaristi, ma deve essere continuata anche dopo
la loro ordinazione. E qui un compito significativo spetta ai fedeli laici che non
solo sono formati dai sacerdoti, ma sono anche i loro formatori.