Unità d'Italia: i Frati di Assisi scrivono al presidente Napolitano per la festa del
17 marzo
Dedicare la festa dei 150 anni dell’unità d’Italia che si celebrerà il 17 marzo, “ai
ragazzi e alle ragazze che oggi stanno sentendo sulla loro pelle tutte le difficoltà
economiche, progettuali e di vita di questo tempo”. E' il messaggio contenuto nella
lettera “di augurio e gratitudine” inviata dalla comunità francescana del Sacro Convento
di Assisi al Presidente Giorgio Napolitano in occasione dei 150 anni dall’unita' d’Italia
e pubblicata oggi dal Corriere della Sera. “Carissimo Presidente - così si apre la
lettera - l’anniversario che celebreremo il 17 marzo cade in un momento storico di
particolare intensità istituzionale, sociale e religiosa, che ci conduce a guardare
a lei per augurare all’Italia, che ella rappresenta, la pace e il bene che merita;
ma anche per dirle grazie perché ella ha voluto offrire all’Italia un segnale ed una
esigenza. Un segnale perché - sottolinea la comunità francescana - senza la consapevolezza
delle nostre radici, non solo cristiane ma anche del nostro essere italiani, fondato
su tanti giovani che per questa unità hanno donato la vita, per questa unità sono
usciti dalle proprie case e hanno intrapreso a camminare su terreni ciottolosi e faticosi,
saremmo come alberi portati via dal vento, sradicati dalla propria terra che è linfa
e vita”. L’esigenza sottolineata dai frati francescani è “quella di educare i nostri
giovani a tirar fuori la parte migliore presente nelle loro esistenze, non rare volte
calpestate e sporcate”. Da qui la proposta di dedicare i 150 anni dell’unità d' Italia
“a quelli che saranno chiamati a farla nei prossimi anni, ai giovani, che pur sembrano
assenti da celebrazioni, che spesso appaiono retoriche – se non percorse da sterili
polemiche”. Nella lettera si ricorda quindi che “Francesco d’Assisi è stato posto
con il consenso della Chiesa e delle Istituzioni come patrono d’Italia” e “Francesco
ci insegna che la felicità - come qualcuno ha ricordato - deve costare poco, perché
se è cara non è di buona qualità”. ”Alla felicità - si osserva nella lettera - Francesco
ha dato il nome di ‘perfetta letizia’, manifestata anche in quella 'grammatica' posta
dal Cantico delle Creature che è diventato il tessuto della nostra lingua, il testo
più autorevole della letteratura italiana: un manifesto che propone una concezione
della vita che fa di tutti noi una famiglia di 'consanguinei' di fratelli e di sorelle
che sono figli di Dio e 'di Lui portano significazione'”. (R.P.)