2011-03-07 14:09:20

Un Convegno per parlare del bene comune: l'iniziativa dell'Azione per un Mondo Unito


Un Convegno di due giorni per parlare di acqua, aria, terra, risorse naturali, ma anche di economia e di pace in un’ottica globale che vede l’umanità come una sola famiglia. Si è tenuto questa fine settimana a Sassone, in provincia di Roma, per iniziativa dell’Amu, Azione per un Mondo Unito, Ong legata al Movimento dei Focolari. Molti gli esperti presenti al Convegno. Ad Alberto Lo Presti, professore di Storia delle Dottrine Politiche alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, Adriana Masotti ha chiesto perché sia importante riparlare di bene comune:RealAudioMP3

R. - Innanzitutto è proprio vero che il discutere del bene comune sembra tirar fuori una categoria ormai decisamente andata fuori moda, visto che il bene è percepito da ciascun individuo in modo autoreferenziale. Quindi il bene comune non si discute più: si dice “interesse generale”. Sappiamo anche dove questo modo errato di considerare il bene comune ci ha portato: oggi, in misura assai evidente, c’è un certo egoismo che pervade le nostre società complesse e che ha messo praticamente in difficoltà tutte quelle minoranze o quei gruppi che non riescono da soli a realizzare gli obiettivi vitali che desiderano. In questo senso tornare a riflettere del bene comune, significa entrare nelle sofferenze delle società di oggi e provare ad uscirne con delle risposte che dicano, ancora una volta: “Siamo tutti membri di una famiglia umana” e cioè il nostro essere diversi deve coincidere con l’essere radunati in una comunità che realizza se stessa proprio perché ha un bene comune dal quale ognuno di noi può trovare piena soddisfazione.

D. - Quali sono i beni comuni che voi avete individuato al vostro convegno?

R. - Il bene comune non è l’insieme dei pubblici servizi che una comunità mette in atto. In realtà il bene comune è una categoria di tipo morale. In agenda abbiamo avuto degli argomenti spinosi: le risorse naturali e pensiamo solo all’acqua; o l’ambiente o la pace o la democrazia. Da soli, però, non sono sufficienti a dire cos’è il bene comune, perché dovrebbero costruirsi all’interno di un percorso dove l’amicizia civile viene vissuta; dove la fraternità viene vissuta. Si deve arrivare ad ammettere l’umanità come un vero soggetto politico, per cui bisogna discutere il bene comune.

D. - La tutela del bene comune - voi dite - non può essere lasciata solo agli accordi tra governi o grandi organismi, ma dipende da ciascuno di noi. Quali le vostre proposte in questo senso?

R. - Trovare delle iniziative confacenti e veramente a sostegno dei beni del Creato, della destinazione universale dei beni. Tutto questo dobbiamo farlo, ma non è neanche sufficiente, perché qui si tratta di passare per un nuovo umanesimo: riuscire a restituire all’uomo il senso pieno della sua dignità, in reciprocità l’uno con l’altro. Oggi il grande processo ci chiama alla testimonianza, ci chiama all’informare la nostra umanità di quei valori significativi che possono dire oggi - come non mai - questo mondo tende all’unità.

D. - Quindi qui entriamo nella sfera delle scelte anche quotidiane di ciascuno di noi?

R. - Assolutamente. Il bene comune lo viviamo sin da quando, insieme, stiamo attenti all’uso responsabile di determinati beni, sapendo che lo smodato uso che possiamo fare di certe risorse priva qualcuno, magari dall’altra parte del mondo, di qualche cosa. Perché il bene comune - è questo è il grande insegnamento anche della dottrina sociale della Chiesa - non può fare a meno di nessuno: il mio stile di vita deve avere nel suo orizzonte la famiglia umana e le risorse disponibili a tutti. (mg)







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