Un Convegno per parlare del bene comune: l'iniziativa dell'Azione per un Mondo Unito
Un Convegno di due giorni per parlare di acqua, aria, terra, risorse naturali, ma
anche di economia e di pace in un’ottica globale che vede l’umanità come una sola
famiglia. Si è tenuto questa fine settimana a Sassone, in provincia di Roma, per iniziativa
dell’Amu, Azione per un Mondo Unito, Ong legata al Movimento dei Focolari. Molti gli
esperti presenti al Convegno. Ad Alberto Lo Presti, professore di Storia delle
Dottrine Politiche alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, Adriana Masotti
ha chiesto perché sia importante riparlare di bene comune:
R. - Innanzitutto
è proprio vero che il discutere del bene comune sembra tirar fuori una categoria ormai
decisamente andata fuori moda, visto che il bene è percepito da ciascun individuo
in modo autoreferenziale. Quindi il bene comune non si discute più: si dice “interesse
generale”. Sappiamo anche dove questo modo errato di considerare il bene comune ci
ha portato: oggi, in misura assai evidente, c’è un certo egoismo che pervade le nostre
società complesse e che ha messo praticamente in difficoltà tutte quelle minoranze
o quei gruppi che non riescono da soli a realizzare gli obiettivi vitali che desiderano.
In questo senso tornare a riflettere del bene comune, significa entrare nelle sofferenze
delle società di oggi e provare ad uscirne con delle risposte che dicano, ancora una
volta: “Siamo tutti membri di una famiglia umana” e cioè il nostro essere diversi
deve coincidere con l’essere radunati in una comunità che realizza se stessa proprio
perché ha un bene comune dal quale ognuno di noi può trovare piena soddisfazione.
D. - Quali sono i beni comuni che voi avete individuato al vostro convegno?
R.
- Il bene comune non è l’insieme dei pubblici servizi che una comunità mette in atto.
In realtà il bene comune è una categoria di tipo morale. In agenda abbiamo avuto degli
argomenti spinosi: le risorse naturali e pensiamo solo all’acqua; o l’ambiente o
la pace o la democrazia. Da soli, però, non sono sufficienti a dire cos’è il bene
comune, perché dovrebbero costruirsi all’interno di un percorso dove l’amicizia civile
viene vissuta; dove la fraternità viene vissuta. Si deve arrivare ad ammettere l’umanità
come un vero soggetto politico, per cui bisogna discutere il bene comune.
D.
- La tutela del bene comune - voi dite - non può essere lasciata solo agli accordi
tra governi o grandi organismi, ma dipende da ciascuno di noi. Quali le vostre proposte
in questo senso?
R. - Trovare delle iniziative confacenti e veramente
a sostegno dei beni del Creato, della destinazione universale dei beni. Tutto questo
dobbiamo farlo, ma non è neanche sufficiente, perché qui si tratta di passare per
un nuovo umanesimo: riuscire a restituire all’uomo il senso pieno della sua dignità,
in reciprocità l’uno con l’altro. Oggi il grande processo ci chiama alla testimonianza,
ci chiama all’informare la nostra umanità di quei valori significativi che possono
dire oggi - come non mai - questo mondo tende all’unità.
D. - Quindi
qui entriamo nella sfera delle scelte anche quotidiane di ciascuno di noi?
R.
- Assolutamente. Il bene comune lo viviamo sin da quando, insieme, stiamo attenti
all’uso responsabile di determinati beni, sapendo che lo smodato uso che possiamo
fare di certe risorse priva qualcuno, magari dall’altra parte del mondo, di qualche
cosa. Perché il bene comune - è questo è il grande insegnamento anche della dottrina
sociale della Chiesa - non può fare a meno di nessuno: il mio stile di vita deve avere
nel suo orizzonte la famiglia umana e le risorse disponibili a tutti. (mg)