L'avvocato cassazionista De Pasquale nominato direttore dell'Autorità per l'Informazione
finanziaria, istituita con Motu proprio del Papa
Il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Autorità per l’Informazione Finanziaria
in Vaticano (Aif), ha nominato l’avvocato Francesco De Pasquale, direttore della medesima
autorità istituita con un Motu proprio del Papa. Il dott. De Pasquale, 62 anni,
è avvocato cassazionista e possiede un’esperienza ultraventennale nella materia valutaria
e dell’antiriciclaggio. In particolare è specialista nelle tematiche, nazionali e
internazionali, riguardanti la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio e del finanziamento
del terrorismo. E’, inoltre, esperto nella valutazione del grado di conformità degli
Ordinamenti statuali agli standard internazionali antiriciclaggio. In questa intervista
rilasciata alla Radio Vaticana, il prof. Marcello Condemi, docente di Diritto
dell’Economia all’Università G. Marconi di Roma e membro del Consiglio direttivo dell'Autorità
per l'Informazione Finanziaria, si sofferma sui primi passi dell'organismo e sulla
importante nomina odierna:
D. – Prof. Condemi, sono trascorsi circa due
mesi dal 30 dicembre 2010, data di pubblicazione delle leggi in materia di riciclaggio
e di finanziamento del terrorismo da parte della Santa Sede e della Lettera Apostolica
in forma di Motu Proprio a firma del Sommo Pontefice; da allora ad oggi quali fatti
di rilievo, nell’ambito della Sede, sono accaduti sul fronte dell’attuazione di tali
disposizioni?
R. – Il Motu Proprio a firma del Sommo Pontefice costituisce,
come noto, l’Autorità di Informazione Finanziaria i cui poteri sono disegnati dall’articolo
33 della legge n. CXXVII in materia di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento
del terrorismo. A tale costituzione ha fatto seguito, da parte del Santo Padre, la
materiale costruzione dell’Autorità. Egli, in particolare, in tempi rapidissimi, ha
provveduto ad individuare e conseguentemente a nominare le persone costituenti il
Consiglio Direttivo, organo, questo, fondamentale, per il funzionamento dell’Autorità,
posto che ad esso, a termini di Statuto, competono “tutti i poteri di ordinaria e
straordinaria amministrazione” ed “è responsabile dell’organizzazione e del funzionamento
della struttura dell’Autorità, della quale programma, dirige e controlla l’attività”;
attività, questa, è bene ricordarlo, consistente, in sintesi, nella prevenzione e
nel contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento
del terrorismo. Le persone che compongono il Consiglio, in primo luogo il presidente,
il cardinale Attilio Nicora, figura di ben note capacità, sono state nominate, per
atto del Sommo Pontefice, in data 19 gennaio 2011, vale a dire dopo appena 20 giorni
dalla pubblicazione della legge antiriciclaggio. Ciò ha permesso all’Autorità, in
attesa dell’entrata in vigore della legge n. CXXVII in materia di antiriciclaggio
fissata per il 1° aprile 2011, di iniziare ad operare in vista dei delicati compiti
che l’attendono. Essa si è dotata, anzitutto, di una sede, fissata a termini di Statuto
nello Stato della Città del Vaticano, e segnatamente nel Palazzo San Carlo. Inoltre,
sta passando in rassegna gli enti che, per caratteristiche tipologiche ed operative,
si ritiene che, in base all’articolo 2 della legge, siano soggetti ai presidi antiriciclaggio
in essa contenuti. Tutto ciò è stato fatto utilizzando le qualità professionali e
l’ampia disponibilità dei componenti del Consiglio Direttivo, senza tuttavia tralasciare
la materiale costruzione organizzativa dell’Autorità, in termini di acquisizione delle
risorse professionali necessarie. A tale proposito va segnalata la selezione e l’individuazione,
tra un’ampia rosa di possibili candidati, del direttore, che ha assunto servizio in
data odierna e al quale spetta, secondo lo Statuto, la responsabilità dell’”attività
operativa dell’Autorità”, vale a dire la traduzione operativa delle decisioni e degli
indirizzi strategici adottati dal Consiglio Direttivo. Tale nomina è caduta su una
figura di elevato spessore professionale, essendosi questi occupato, per lunghi anni,
tra l’altro, di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo;
il neo direttore è stato membro, fin dal 1990, della Delegazione italiana al Gafi
(Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale) ed è esperto nella valutazione del grado
di conformità degli ordinamenti statuali agli standard internazionali antiriciclaggio.
D.
– Prof. Condemi, sempre nell’intervista rilasciata il 30 dicembre scorso, lei ebbe
a sottolineare la determinazione, forte, della Santa Sede a proseguire il cammino
verso l’adeguamento del proprio ordinamento agli standard internazionali in materia
di antiriciclaggio. Anche su questo fronte è stato fatto qualcosa?
R.
– Certo. Sottolineo anzitutto che l’impianto normativo antiriciclaggio emanato il
30 dicembre 2010 costituisce una solida base normativa di prevenzione e contrasto,
tra l’altro da più parti autorevolmente riconosciuta: basti pensare all’introduzione
del reato di auto-riciclaggio, che non potrà non produrre effetti rilevanti anche
sul fronte della individuazione delle eventuali operazioni sospette. Ciò premesso,
segnalo che la Santa Sede, fedele al proprio intento, nelle scorse settimane ha reiterato,
rivolgendosi a MONEYVAL (che è un Organismo del Consiglio di Europa collegato al GAFI),
la propria determinazione a proseguire nel cammino intrapreso e ha manifestato la
propria disponibilità ad aderire formalmente agli organismi internazionali deputati
al contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo e, quindi, alle modalità
con cui essi lavorano. Unitamente al neo-direttore dell’Autorità mi trovo ora a Strasburgo,
in rappresentanza della Santa Sede, per seguire i lavori sull’applicazione della Convenzione
di Varsavia del 2005 in materia di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del
terrorismo.
D. – Prof. Condemi, in vista della scadenza del 1° aprile
2011, Lei pensa che l’Autorità possa essere in grado di ricevere ed elaborare le eventuali
operazioni sospette che le dovessero pervenire e ad imbastire una prima base di cooperazione
con altre Autorità?
R. – L’Autorità sta lavorando tenacemente in questo
senso, proprio al fine di giungere a quell’appuntamento nelle condizioni di ricevere
eventuali operazioni sospette che le dovessero pervenire, trattarle, come prevede
la legge, e inviarle, in presenza dei necessari presupposti, all’Autorità giudiziaria
dello Stato della Città del Vaticano. La strada ormai è tracciata e l’Autorità sta
muovendosi speditamente, pur con le difficoltà di una nascente istituzione, nell’attuazione
delle leggi emanate e fortemente volute, primo fra tutti, dal Sommo Pontefice e dal
suo Segretario di Stato, nel solco della missione pastorale alla quale è chiamata
la Chiesa, che non può non riflettersi anche nella trasparenza delle relazioni economiche
e finanziarie.