Corte suprema dell’India: no all’eutanasia. Un verdetto storico
La Corte suprema ha respinto oggi la richiesta di eutanasia per Aruna Shanbaug, avanzata
dallo scrittore Pinki Virani. La Corte - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha osservato
che “l’eutanasia passiva è ammissibile, sotto la supervisione della legge, in circostanze
eccezionali, ma che l’eutanasia attiva non è accettabile”. I giudici hanno sottolineato
che c’è la necessità di legiferare in tema di eutanasia, ma che fino a quando non
vi sarà una nuova legge resterà in vigore il giudizio della Corte suprema. Aruna Ramachandra
Shanbaug, infermiera del King Edward Memorial Hospital (Kem) fu aggredita e violentata
il 27 novembre 1973 da Sohanlal Bhartha Walmiki, uno spazzino dell’ospedale, che cercò
anche di strangolarla. L’uomo fu condannato a sette anni di prigione. Aruna soffrì
di severi danni al cervello, e restò quasi completamente paralizzata. Pinki Virani
in un suo libro sostiene che è “praticamente morta”, e quindi sarebbe giusto sospenderle
nutrimento e idratazione. Le autorità dell’ospedale hanno dichiarato alla Corte che
la donna “accetta il cibo in maniera normale e risponde con espressioni del viso”,
e reagisce “ in maniera intermittente ai comandi, esprimendo suoni”. Il dott. Sanjay
Oak, portavoce dell’ospedale, ha accolto con soddisfazione il verdetto. “Sono grato
alla suprema Corte. Continueremo a occuparci in maniera speciale di Aruna. E’ bene
che questo caso apra un dibattito sull’eutanasia. In un rapporto di quattro pagine
lo staff del Kem - i dottori JV Divatia, Roop Gurshani e Nilesh Shah - ha dichiarato
ai giudici: “A ogni nuova infornata di allievi infermieri, le infermiere sono condotte
a vedere Aruna; viene detto loro che Aruna è una di noi e che continua a stare con
noi..una bimba di cui hanno avuto cura e assistito con amore per 37 anni. La sola
idea di privarla di cibo, o di addormentarla con un farmaci in maniera attiva è molto
difficile da accettare per chiunque qui in ospedale. Aruna ha probabilmente passato
i 60 anni, e un giorno giungerà alla sua fine naturale. I dottori, le infermiere e
tutto lo staff del Kem sono decisi a prendersi cura di lei fino all’ultimo respiro”.
Anche il dott. Pascal Carvalho, membro della Commissione diocesana sulla vita umana
dell’arcidiocesi di Mumbai si è espresso favorevolmente verso il verdetto. “Accogliamo
con favore il rigetto della petizione di eutanasia per Aruna Shanbaug. I nostri giudici
hanno sentenziato in favore di una cultura della vita. L’India è radicata nella spiritualità
in cui ogni vita viene considerata sacra. Solo Dio è padrone della vita umana, e nessuno
ha il diritto di padronanza sulla vita. L’eutanasia, l’uccisione cosiddetta per pietà
e il suicidio assistito sono sempre immorali e non devono essere accettati legalmente.
Dire che l’eutanasia è una cosa buona è un’offesa alla dignità della persona umana”.
Nell’ospedale, fra gli altri commenti, abbiamo registrato questo: “Ci è stato fatto
un regalo per la Giornata della donna. Aruna è parte della nostra famiglia, continueremo
a occuparci di lei con amore”. (R.P.)