In preghiera ad Assisi, i familiari dei soldati italiani caduti nelle missioni di
pace
Si è concluso oggi, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, l’incontro
con le famiglie dei militari caduti nelle missioni internazionali di pace, promosso
dall’Ordinariato Militare per l’Italia. E’ la prima volta che genitori, mogli e figli
dei soldati italiani colpiti da attentati mortali in missione umanitaria all’estero
si sono riuniti per condividere esperienze e sostenersi reciprocamente nella speranza
della fede. All’incontro, guidato dall’Ordinario Militare e da cinque cappellani,
hanno partecipato per tre giorni una quarantina di familiari dei militari caduti,
in particolare, in Afghanistan. Luca Collodi ha chiesto a mons. Vincenzo
Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, come le famiglie hanno accolto
l’iniziativa:
R. - Le famiglie
sono famiglie disponibilissime. Inizialmente, da parte nostra e da parte dell’Ordinariato
militare, c’era un po’ di timore. Timore di invadere l’esperienza di dolore di queste
famiglie. Il coraggio della grazia - direi - ci ha spinto a chiedere alle famiglie
di vivere questa grande avventura, che è stata - e che posso dire lo sarà per sempre
- un’avventura nello spirito. Le famiglie si sono sentite pensate! Una delle espressioni
che più mi hanno segnato interiormente è stata: “Siamo felici, perché stiamo insieme
a persone che comprendono cosa sia il dolore e quale senso abbia il dolore”. Credo
che anche il luogo - Assisi - ci abbia offerto la possibilità di aprire gli occhi
dei familiari dei nostri caduti. Qualcuno ha detto: sul retro della Croce, c’è un
posto e quel posto è stato preso da quel papà, da quella mamma, da quella sposa, da
quel bambino figlio di un militare per dare il senso al dolore che è innocente, ma
proprio perché innocente è un dolore che dà futuro e serenità al mondo. Quasi una
Via Crucis degli innocenti e a capo di questa Via Crucis c’è il primo Innocente, il
grande innocente della storia, che è Cristo Gesù. Quindi, un’iniziativa accolta, anche
per cercare di dare delle risposte che sono ancora sospese nel cuore e nella mente
dei familiari dei nostri caduti, dei nostri militari.
D. - Mons. Pelvi,
le mogli, i genitori e i figli dei militari caduti come vivono quotidianamente questo
dolore per la mancanza dei loro cari?
R. - Nella vita quotidiana è cambiato
tutto. E’ cambiato il modo di approcciare le situazioni del quotidiano. C’è un senso
di sobrietà; c’è una ricerca di essenzialità; c’è un guardare, forse, le difficoltà
con maggiore chiarezza ed anche con un coraggio che viene dall’alto. Non cambiano
certo i nomi delle persone, non cambia il lavoro delle persone, ma c’è questo stile
di grande umanità. E’ cresciuta la grande potenza di un cuore aperto, un cuore più
solidale. Il dolore, insomma, matura e apre orizzonti immensi. (mg)