2011-03-06 10:52:06

In preghiera ad Assisi, i familiari dei soldati italiani caduti nelle missioni di pace


Si è concluso oggi, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, l’incontro con le famiglie dei militari caduti nelle missioni internazionali di pace, promosso dall’Ordinariato Militare per l’Italia. E’ la prima volta che genitori, mogli e figli dei soldati italiani colpiti da attentati mortali in missione umanitaria all’estero si sono riuniti per condividere esperienze e sostenersi reciprocamente nella speranza della fede. All’incontro, guidato dall’Ordinario Militare e da cinque cappellani, hanno partecipato per tre giorni una quarantina di familiari dei militari caduti, in particolare, in Afghanistan. Luca Collodi ha chiesto a mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, come le famiglie hanno accolto l’iniziativa:RealAudioMP3

R. - Le famiglie sono famiglie disponibilissime. Inizialmente, da parte nostra e da parte dell’Ordinariato militare, c’era un po’ di timore. Timore di invadere l’esperienza di dolore di queste famiglie. Il coraggio della grazia - direi - ci ha spinto a chiedere alle famiglie di vivere questa grande avventura, che è stata - e che posso dire lo sarà per sempre - un’avventura nello spirito. Le famiglie si sono sentite pensate! Una delle espressioni che più mi hanno segnato interiormente è stata: “Siamo felici, perché stiamo insieme a persone che comprendono cosa sia il dolore e quale senso abbia il dolore”. Credo che anche il luogo - Assisi - ci abbia offerto la possibilità di aprire gli occhi dei familiari dei nostri caduti. Qualcuno ha detto: sul retro della Croce, c’è un posto e quel posto è stato preso da quel papà, da quella mamma, da quella sposa, da quel bambino figlio di un militare per dare il senso al dolore che è innocente, ma proprio perché innocente è un dolore che dà futuro e serenità al mondo. Quasi una Via Crucis degli innocenti e a capo di questa Via Crucis c’è il primo Innocente, il grande innocente della storia, che è Cristo Gesù. Quindi, un’iniziativa accolta, anche per cercare di dare delle risposte che sono ancora sospese nel cuore e nella mente dei familiari dei nostri caduti, dei nostri militari.

D. - Mons. Pelvi, le mogli, i genitori e i figli dei militari caduti come vivono quotidianamente questo dolore per la mancanza dei loro cari?

R. - Nella vita quotidiana è cambiato tutto. E’ cambiato il modo di approcciare le situazioni del quotidiano. C’è un senso di sobrietà; c’è una ricerca di essenzialità; c’è un guardare, forse, le difficoltà con maggiore chiarezza ed anche con un coraggio che viene dall’alto. Non cambiano certo i nomi delle persone, non cambia il lavoro delle persone, ma c’è questo stile di grande umanità. E’ cresciuta la grande potenza di un cuore aperto, un cuore più solidale. Il dolore, insomma, matura e apre orizzonti immensi. (mg)







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