A Cipro, chiusura dell’incontro dei presidenti degli episcopati del Sud-Est Europa.
Con noi, il vescovo bulgaro Proykov
Si chiude oggi l’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est Europa,
tenutosi in questi giorni a Cipro. I presuli si sono confrontati in particolare sulla
pastorale giovanile in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid.
La nostra inviata Philippa Hitchen ha chiesto a mons. Christo Proykov,
esarca apostolico di Sofia e presidente della Conferenza episcopale bulgara di parlare
della pastorale giovanile in Bulgaria prima e dopo la caduta del regime comunista:
R. - E’ vero
che noi siamo la generazione che ha vissuto tutto il tempo del comunismo e fino all’ultimo
momento non si immaginava che questo regime potesse crollare. Ed è chiaro che l’ultima
parola è sempre la Parola di Dio: questo regime è crollato da solo ed è stata una
grazia per noi, una gioia. Durante il regime non potevamo fare catechismo con i giovani,
era vietato. Era molto difficile radunarsi con i giovani, anzi, era un pericolo per
i sacerdoti per gli stessi giovani; era non solo vietato ma anche pericoloso entrare
in chiesa. Si immagini quale assurdità noi abbiamo vissuto per tanti, tanti anni!
Ecco, questo noi abbiamo voluto trasmettere ai nostri piccoli, alla nuova generazione
che cresce: di essere veramente libera, di essere piena di gioia nella fede di Cristo,
di confessare la sua fede senza limiti, senza preoccupazione, senza timore; una generazione,
dunque, liberata dalla paura, una generazione che vive nella misericordia del Signore
e sa amare.
D. – Come trasmettere l’importanza di questo ai giovani
di oggi?
R. – Io credo che il perdono sia l’unica strada dalla quale
dobbiamo partire, ma sulla quale dobbiamo anche camminare per dare l’esempio ai giovani
che nonostante tutto quello che abbiamo vissuto e sofferto, anche, a causa del regime
comunista ateo, noi siamo al di sopra di quello che è stato, abbiamo perdonato e dobbiamo
trasmettere proprio il perdono, e il perdono vuol dire amore. Io credo che i nostri
martiri, che hanno non solo sofferto, ma anche dato la vita, il loro sangue per la
fede, e dall’altro canto hanno dato anche il loro perdono, debbano essere un esempio
per la nostra generazione. (bf)