Proteste in Nord Africa e Medio Oriente. Mons. Giordano: portino più democrazia e
libertà religiosa
I presidenti delle Conferenze episcopali europee del Sud-Est sono in questi giorni
a Cipro per affrontare il tema della pastorale giovanile in preparazione alla Giornata
Mondiale della Gioventù di Madrid del prossimo agosto. Durante l’incontro, che si
concluderà domani, si sta parlando anche delle proteste in Nord Africa e Medio Oriente
che vede come i principali protagonisti proprio i giovani. Su questa tematica ascoltiamo
mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio
d’Europa. L’intervista è della nostra inviata a Cipro Philippa Hitchen:
R. – L’Europa
e il mondo intero sono stati sorpresi nel vedere che sono stati i giovani i protagonisti
di questo movimento: i giovani capaci, anche, di cogliere le nuove metodologie, il
legame tra queste “rivoluzioni” e i nuovi media. Come sappiamo, c’è una speranza che
questo grande movimento non sia luogo di violenza, quindi la prima speranza è che
cessino le violenze: siamo tutti rattristati dalle tragedie segnate dal sangue. D’altra
parte, c’è la speranza che tutto questo porti ad una maggiore democrazia, ad una maggiore
libertà. E noi speriamo anche che porti ad una maggiore libertà religiosa, naturalmente:
questa è una preoccupazione che abbiamo sempre. Speriamo anche che questa rivoluzione
non sia sfruttata poi in futuro – cosa che a tutt’oggi non sembra – per diventare
poi luogo di potere o di fondamentalismi. Questo movimento storico interroga anche
l’Europa, interroga le istituzioni internazionali: il Consiglio d’Europa si occupa
dei diritti dell’uomo, però ci interroghiamo su cosa abbiamo fatto per salvare i diritti
dell’uomo presso questi nostri vicini di casa: cosa abbiamo fatto, in questi anni?
Come l’Europa potrà parlare ancora in futuro dei diritti dell’uomo, senza riflettere
sul fatto che i diritti dell’uomo sono universali? O valgono per tutti i popoli, oppure
è difficile difenderli e promuoverli! Quindi credo che questo movimento stia interrogando
– e questo mi sembra positivo, se sapremo rispondere – sulla responsabilità dell’Europa
in certi capitoli …
D. – Nelle Chiese, in Medio Oriente, si parla spesso
delle difficoltà delle piccole comunità cattoliche. Forse si può allargare lo sguardo
anche alla sete di libertà di questi giovani, cercando di lavorare insieme a questa
energia anche se non viene da comunità cattoliche o cristiane…
R. –
Da un lato siamo preoccupati di difendere la libertà di religione e di osservare con
attenzione dove c’è violazione o persecuzione: in questi tempi, per fortuna, abbiamo
assistito ad una nuova sensibilità anche nei riguardi delle persecuzioni contro i
cristiani. D’altra parte credo che lei abbia ragione: dovremmo sottolineare e promuovere
questo discorso positivo. Ci sono persone e realtà, a livello ecclesiale, ci sono
movimenti, comunità vive – li abbiamo visti anche in queste regioni, in questi Paesi
– che veramente possono dare un contributo. Il mondo dei giovani esprime l’attesa
che c’è e l’attesa è grande, e quando oggi trovi persone capaci di proporre qualcosa
credo che possano trovare il terreno favorevole. Ecco perché credo sia necessario
spingere per fare proposte positive su tutti i temi, e quindi anche spingere i giovani
ad impegnarsi in politica e conseguentemente anche presso le istituzioni, per far
sentire la loro voce. Anche a livello europeo si percepisce questo distacco tra le
istituzioni e il popolo dell’Europa, che sembra non esistere. Forse i giovani potrebbero
cominciare a far sentire la loro voce, e credo che questo avrebbe influsso sulle istituzioni
che comunque devono essere attente all’opinione pubblica e soprattutto ai giovani,
perché loro costituiscono il futuro e anche il presente. (gf)