2011-03-05 14:59:30

L’Egitto prepara la nuova Costituzione: giura il nuovo premier


Ha giurato ieri al Cairo, in piazza Tahrir, il nuovo premier egiziano Essam Sharaf, subentrato dopo le dimissioni dell'ex primo ministro Ahmed Shafiq. “Ora è giunto il momento di ricostruire il Paese – ha detto di fronte a migliaia di manifestanti - cercherò di raggiungere i vostri obiettivi, se non ci riuscirò mi unirò a voi nella piazza”. Ed è stato fissato per il 19 marzo il referendum sulle modifiche alla Costituzione. Oggi si apre il processo all'ex ministro dell'Interno, Habib al-Adli, primo componente della squadra di governo del deposto presidente Mubarak a finire sotto processo. E’ accusato di riciclaggio e appropriazione di denaro pubblico. Ma intanto, come ieri, anche oggi ci sono dimostranti che chiedono lo scioglimento dei servizi di sicurezza dello Stato. Si tratta di un corpo del ministero dell'Interno che svolge investigazioni anche segrete. In più occasioni, agenti di questo corpo, che sono sempre in abiti civili, sono stati visti aggredire, provocare e arrestare persone che partecipavano a manifestazioni pacifiche. Ma torniamo al cambiamento in atto in Egitto con la revisione della Costituzione: Fausta Speranza ne ha parlato con Luigi Bonanate, dicente di relazioni internazionali all’Università di Torino:RealAudioMP3

R. - Vedere questa primavera che è sbocciata, non può ricordarci - in primo luogo - che noi avevamo fatto finta che tutta quella zona di mondo non esistesse e che si trattasse sempre e soltanto di possibili immigrati. Invece abbiamo dovuto scoprire che - perbacco - anche fuori dall’Occidente ricco, fortunato e privilegiato, esiste l’anelito alla libertà, alla democrazia, alla giustizia sociale. Mi sono un pochino vergognato, come occidentale, del fatto che noi avessimo trascurato totalmente questa dimensione della realtà e che mi fa venire in mente che il futuro del mondo appartiene proprio a questo tipo di eventi.

D. - Professore, guardando in particolare al futuro dell’Egitto: al momento c’è l’annuncio del Consiglio Supremo delle Forze Armate e se guardiamo a questi punti forti che stanno elaborando per il referendum, che si farà il 19 marzo, c’è la modalità di presentazione delle candidature alla carica di capo di Stato, la durata del mandato… Siamo sui punti chiave per costruire una democrazia?

R. - Certo, direi che siamo più o meno all’interno dei manuali di scienza politica di quelli che si occupano della teoria delle transizioni. Quello che noi vediamo oggi in Egitto è davvero, per la prima volta e finalmente, un procedimento. Tante volte ci siamo detti: la democrazia è "procedura" prima di tutto. Qui la procedura ha veramente il suo ruolo e viene seguita, tra l’altro, dai militari. E’ vero che abbiamo tutti quanti smesso di avere paura del militare in quanto tale. I militari non sono più necessariamente in tutto il mondo dei golpisti, possono esserlo, ma come abbiamo visto non sono tutti uguali. I militari sono oggi i tutori della tradizione. Naturalmente speriamo che poi al momento delle elezioni e dell'immediato seguito, questo processo continui.

D. - Professore, dal punto di vista delle relazioni internazionali, che cosa può significare un Egitto che dichiara la durata del mandato presidenziale solo di quattro anni e rinnovabile una volta sola?

R. - A me pare un segno che ci deve dare grande, grande coraggio ed ottimismo. Se il futuro del mondo, si muove in questo modo, possiamo allora avere anche qualche speranza. (mg)







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