2011-03-05 14:52:27

Libia: controffensiva delle truppe fedeli a Gheddafi


In Libia proseguono i combattimenti tra gli insorti e l’esercito fedele a Gheddafi. Dopo gli scontri di ieri a Tripoli e in altre città, tra le milizie fedeli al colonnello e i ribelli, anche stamani si segnalano combattimenti isolati, soprattutto nella regione orientale della Cirenaica. Numerose vittime anche a Bengasi dove è esploso un deposito di munizioni. Intanto, il governo Libico ha chiesto la sospensione delle sanzioni decise dall’Onu. Sentiamo Marco Guerra:RealAudioMP3

Lo scontro armato tra le forze fedeli a Gheddafi e gli insorti si è concentrato presso i centri di Zawiya, verso il confine con la Tunisia, e a Ras Lanouf, strategica cittadina petrolifera sul mare nell'est della Libia. Le sorti dei combattimenti sono ancora avvolte nell’incertezza più completa alimentata dalle notizie contrastanti fornite dai ribelli e dai governativi. Secondo fonti vicine all’opposizione almeno 70 persone sono morte e circa 300 sono rimaste ferite nella battaglia di Zawiya, che per il momento sembra ancora nelle mani dei rivoltosi che all’alba hanno respinto un attacco dell’esercito di Tripoli. In queste ore le truppe fedeli al colonnello assediano di nuovo il centro abitato e detengono il controllo di molti check-point attorno alla città. Notizie contraddittorie anche da Ras Lanouf, dove ieri si sono verificati violenti combattimenti che hanno lasciato sul terreno almeno 8 morti e 26 feriti. I ribelli hanno riferito oggi di essere stati attaccati dai miliziani pro-Gheddafi con armi pesanti. È invece andata completamente distrutta la base degli insorti a un ventina di chilometri da Bengasi. I rivoltosi parlano di un incidente nel deposito di armi, ma alcuni del posto riferiscono di un raid aereo dell’aviazione fedele al governo. E oggi terrà la sua prima riunione formale in un luogo tenuto segreto il “Consiglio nazionale” creato dall'opposizione libica. Gheddafi però non mostra segni di cedimento e rilancia la sua azione anche sul fronte internazionale, chiedendo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu la revoca delle sanzioni imposte 27 febbraio scorso. Nella missiva, Tripoli chiede che l'interdizione all'espatrio e il congelamento dei beni di Gheddafi e del suo 'entourage' vengano "sospesi fino a quando la verità non verrà accertata".

Dunque la sensazione generale è che le forze di Gheddafi stiano riprendendo il controllo di gran parte del Paese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con l’inviato Cristiano Tinazzi, raggiunto telefonicamente a Tripoli:RealAudioMP3

R. – Ormai Tripoli e la parte ovest del Paese, la Cirenaica e il Fezzan sono quasi ormai sotto controllo, rimangono solo alcune poche città isolate in mano ai ribelli. Ho sentito un collega che sta a Brega nella parte est della Cirenaica e siamo molto preoccupati perché queste notizie che arrivano sono il segno che l’esercito comunque è saldamente nelle mani del colonnello. Non ci sono state defezioni e comunque la popolazione da questa parte è molto solidale con il governo. Ci sono state anche ieri manifestazioni di solidarietà, ieri, in piazza verde c’erano circa tremila persone che manifestavano per il colonnello. Sono passati anche in formazione degli elicotteri da trasporto, truppe militari. Quindi pare che tutto tenga e anzi che la controffensiva sia solo all’inizio in questo momento.

D. – Questa eventualità della ripresa di forza di Gheddafi pone una serie di problemi chiaramente interni ma anche a livello internazionale erano stati molti i governi che avevano esortato il Rais a cedere il potere…

R. – Sì, forse hanno agito prematuramente nel senso che il Paese è diviso in due. Adesso è chiaro che molte persone in queste due regioni ad ovest probabilmente non sono con il governo ma nessuno adesso ha il coraggio di dirlo. Hanno perso l’occasione appunto per portare la rivolta in Tripolitania e nel Fezzan. Le reazioni internazionali adesso dovranno essere valutate attentamente perché non fanno altro che cementare la posizione dei libici contro i ribelli e contro l’intervento internazionale. C’è un forte nazionalismo che viene anche utilizzato a fini propagandistici appunto per far vedere come la Libia sia stata continuamente messa sotto attacco da parte delle potenze straniere appunto per avere il petrolio. Insomma, questi sono giochi di propaganda che si fanno e che chiaramente sulla popolazione hanno effetto.(bf)







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