2011-03-04 15:16:42

Yemen: bombe contro i manifestanti


Situazione incandescente anche nello Yemen, uno dei Paesi del mondo arabo più colpiti dai i focolai delle proteste antigovernative. I ribelli sciiti riferiscono che in mattinata l’esercito ha bombardato alcuni dimostranti nel nord del Paese, uccidendo due persone. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

L'attacco sarebbe avvenuto alle prime luci del giorno, nella località di Semla, 170 chilometri a nord della capitale Sanaa. Secondo un comunicato del movimento ribelle degli huti, un gruppo che già dal 2004 si è levato contro il presidente, Abdallah Saleh, l'esercito ha bombardato una manifestazione e "colpito decine" di persone, lasciando sul terreno due morti e sette i feriti. L’attacco arriva all’indomani del tentativo di mediazione dei gruppi d’opposizione e dei capi religiosi hanno proposto al presidente Saleh, al potere da 32 anni, un piano di uscita dalla crisi che preveda la sua rinuncia all'incarico entro la fine di questo anno. Gli studenti che da undici giorni manifestano in piazza contro il capo di Stato, respingono invece ogni compromesso ed esigono che lasci il potere immediatamente. Saleh, dal canto suo, finora ha rimandato la costituzione di un governo di unità nazionale promesso nei giorni scorsi, dopo il rifiuto delle opposizioni di prendervi parte. Il presidente ha inoltre assicurato che non si ricandiderà alle elezioni del 2013. Ma queste prime concessioni non sono servite ad abbassare il livello dello scontro che si fa ogni giorno più duro.

Tunisia
Prosegue la lenta transizione in Tunisia, dopo la caduta del presidente Ben Alì. Il capo di Stato ad interim, Foued Mebazaa, durante un discorso in televisione ieri sera ha annunciato che il prossimo 24 luglio verrà eletta un’Assemblea costituente incaricata di redigere una nuova Costituzione. Il primo ministro tunisino, Beji Caid Essebsi, ha invece annunciato che entro due giorni presenterà un nuovo governo di transizione e ha accusato l'ex presidente Ben Ali di alto tradimento.

Pakistan
Violenza senza fine in Pakistan, dove una bomba è esplosa in una moschea nel distretto di Nowshera, nell’area nordoccidentale del Paese. Secondo i media locali, ci sarebbero almeno dieci morti e molti feriti. Secondo quanto si è appreso, l'ordigno era comandato a distanza. Al momento dell'esplosione, la moschea era affollata da fedeli in coda per ricevere cibo dopo la tradizionale preghiera musulmana del venerdì.

Afghanistan - violenze
Numerosi insorti armati sono stati uccisi ieri dalle forze afghane e internazionali nel Distretto di Dangam, nella provincia orientale di Kunar. L’Isaf riferisce che un reparto congiunto è stato attaccato con armi di piccolo calibro, determinando una pronta risposta da parte dei militari, che hanno chiesto anche un appoggio aereo.

Afghanistan - indagine sociale
Tre mesi di ricerca sul campo in 8 delle 34 province afghane tra comunità rurali e urbane per conoscere i limiti e le potenzialità della società locale. L’indagine dal titolo “Uno sguardo dall’interno” sarà pubblicato tra qualche settimana e fa parte di un progetto più ampio promosso da Afgana, un consorzio di Organizzazioni non governative italiane. I media difficilmente mettono in luce gli attori sociali che invece chiedono sempre più un ruolo attivo in politica e vogliono contribuire alla democratizzazione del Paese. A dirlo è Giuliano Battiston, giornalista e autore del testo che, al microfono di Maria Cristina Montagnaro, illustra i principali risultati della ricerca:RealAudioMP3

R. - Due elementi in particolare: il primo è che esiste una società civile afghana che è piuttosto forte, vitale, attiva e diffusa in tutto il Paese. Il secondo è che la comunità internazionale fino qui ha sostenuto soltanto una parte di questa società civile e in particolare le organizzazioni che forniscono servizi di assistenza, di emergenza, di aiuto allo sviluppo. In qualche modo si è eclissato il ruolo di altri attori sociali, di altre forme di aggregazione e di attivismo che mobilitano la popolazione, che reclamano la responsabilità e la trasparenza del governo. Quindi, si è preferito dare sostegno, appoggiare finanziariamente e tecnicamente le Ong, perché sono più funzionali alle priorità stabilite dai Paesi operatori, e meno invece, i gruppi di discussione pubblica e politica.

D. – E quali sono per esempio?

R. – Ci sono gruppi che si danno forme più o meno strutturate che lavorano affinché il futuro del Paese possa essere migliore. Si va dai gruppi culturali a quelli religiosi, alle forme tradizionali di aggregazione come, le Jirga, le Shura, i consigli di villaggio, le associazioni per i diritti umani, le associazioni delle donne, i ricercatori accademici, universitari, sindacati...

D. – Quali sono gli sviluppi rispetto agli anni passati?

R. – Negli ultimi anni, c’è stata una forte maturazione della società civile afghana e sarebbe ora che la comunità internazionale la considerasse nella sua complessità, cioè come un interlocutore serio, affidabile, con il quale costruire percorsi veramente paritari e condivisi. In ognuna delle principali città afghane ci sono giovani, giovanissimi studenti che hanno dato vita a gruppi di discussione, a riviste di poesie, riviste culturali, occasioni di incontro: ritengono che il sostegno alla cultura come collante sociale sia fondamentale e però reclamano maggiore sostegno da parte della comunità internazionale, che invece sembra più orientata all’"hardware", quindi alla costruzione di strade, scuole, edifici, che certo sono necessari, ma non sono l’unico elemento indispensabile per una società affinché possa prosperare.

D. – Ci sono delle potenzialità all’interno della società afghana. Come possono essere sviluppate?

R. – Innanzitutto, con un calibrato sostegno finanziario, che sappia quindi distinguere ciò che è veramente utile da ciò che non lo è. Poi, rinunciando progressivamente ad un ruolo di tutela troppo eccessivo, troppo paternalista, che in alcuni casi esercita la comunità internazionale, trasferendo invece la sovranità - così come dovrebbe essere - agli attori sociali che operano nel Paese perché stabiliscano da sé le priorità e gli obiettivi per la propria affermazione. (ma)

Germania, scalo Francoforte: vendetta killer per l'Afghanistan
L'odio verso i soldati americani sarebbe il movente alla base della sparatoria di due giorni fa in un parcheggio dell’aeroporto di Francoforte, costata la vita a due militari americani. Secondo un primo interrogatorio, il giovane kosovaro autore dell’attacco, avrebbe agito da solo per vendetta contro presunti abusi commessi dai militari statunitensi in Afghanistan.

Turchia: al voto il prossimo 12 giugno
Si svolgeranno il 12 giugno le prossime elezioni politiche in Turchia: è quanto deciso oggi all’unanimità dal parlamento. Akp, il partito di tendenza islamica moderata del primo ministro Erdogan, al potere dal 2002, aspira a un terzo mandato: già nel settembre scorso ha visto un avanzamento nel referendum sulle riforme costituzionali e anche gli ultimi sondaggi lo vedono in testa. La principale forza di opposizione, il Partito popolare repubblicano, correrà per la prima volta con il nuovo leader, Kilicdaroglu.

Nigeria: bomba contro comizio, tre morti
Attacco dinamitardo nel tardo pomeriggio di ieri contro un comizio elettorale nella città di Suleja, in Nigeria. Tre persone sono rimaste uccise e altre 21 ferite. La polizia locale ha riferito che l'ordigno, lanciato da un’auto in corsa, aveva come obiettivo il raduno del Partito democratico del popolo, attualmente al governo, ma per errore è finito in un mercato vicino, dove alcune donne erano impegnate nella contrattazione delle merci.

Cina
Con un discorso del presidente dell’Assemblea cinese, Jia Qinling, si è aperto ieri a Pechino il Comitato nazionale della conferenza politica e consultiva del popolo. Il dibattito ha affrontato tra i primi temi quello delle spese militari, che quest’anno aumenteranno del 12,7%. Eccezionali le misure di sicurezza in Piazza Tienanmen. A preoccupare i vertici della politica cinese in questo in questo periodo sono soprattutto gli echi delle rivolte popolari in Nordafrica e in Medio Oriente. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 63







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