2011-03-04 15:13:32

Libia: proseguono i combattimenti. Obama a Gheddafi: è l'ora di andare via


Si continua a combattere in Libia, da dove arrivano notizie drammatiche di bombardamenti dei fedelissimi di Gheddafi sui rivoltosi, che hanno conquistato gran parte del Paese. Intanto, nella notte è giunto un altro severo monito da parte della Casa Bianca. Obama, senza mezzi termini, ha detto che “Gheddafi deve andarsene”, e che giunti a questo punto non è esclusa un’azione militare. Le agenzie riferiscono inoltre di scontri nella Piazza Verde a Tripoli tra manifestanti e forze governative. Per il punto della situazione, il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

I combattimenti tra i governativi e gli insorti stanno imperversando in diversi centri ad est e ovest di Tripoli. Aerei militari, secondo varie fonti, hanno bombardato stamani Brega e Ajdabiyah all'Est e Misurata all'Ovest, città controllate dai ribelli. Si combatte anche a pochi chilometri dalla capitale nei centri di Zawia e Ras Lanuf. In mattinata, a Tripoli, la situazione era calma ma con il passare delle ore centinaia di dimostranti anti-regime hanno iniziato a manifestare nel quartiere di Tajoura. Le forze di sicurezza sono intervenute disperdendo la folla con gas lacrimogeni. E scontri tra manifestanti e forze del regime si registrano in Piazza Verde, nel centro della città. La determinazione degli insorti emerge dalle parole leader del consiglio dei ribelli, Abdel Jalil, che parlando ai suoi sostenitori ha detto ha gridato “Vittoria o morte... non ci fermeremo finché non avremo liberato questo Paese”. Gli esponenti del regime invece puntano il dito contro la comunità internazionale. Il sottosegretario agli Esteri ha detto che “la posizione presa dalle Nazioni Unite, da un punto di vista legale, non è valida”. Intanto, due unità della marina statunitense sono arrivate stamani alla base Usa sull'isola di Creta nel quadro del riposizionamento della flotta in relazione alla crisi libica. La portaerei Kearsage, secondo gli esperti, sarebbe l'ammiraglia per un'eventuale operazione navale americana in Libia. Infine non si placa l’allarme per l’emergenza profughi. L'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati teme che si stia impedendo ai civili di fuggire dalla Libia verso la Tunisia, il che spiegherebbe perché il flusso che attraversa la frontiera sia crollato da 10mila, 15mila persone al giorno fino a meno di 2mila di ieri. Oggi secondo fonti giornalistiche il flusso dei profughi si è interrotto.

Se da un lato l’emergenza umanitaria provocata dal conflitto interno alla Libia rischia di destabilizzare l’intero contesto nordafricano, dall’altro resta alta l’incognita della reale situazione militare sul terreno, dove la forza bellica concentrata nelle mani di Gheddafi appare tutt’ora devastante. Ad Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali, Stefano Leszczynski ha chiesto come mai le forze filogovernative libiche abbiano ancora la forza di contrattaccare gli insorti:RealAudioMP3

R. – La realtà dei fatti è che l’esercito libico è sempre stato un esercito con una forte impronta tribale e quindi le tribù della Tripolitania, in particolare le tribù khadafa, che sono vicine a Gheddafi, naturalmente stanno tenendo duro perché per loro cedere vuol dire perdere potere e perdere il Paese. Quindi, non se ne andranno in silenzio.

D. – Quanto può incidere sulla pianificazione di un eventuale intervento esterno contrario a Gheddafi l’effettivo controllo del territorio da parte dei ribelli?

R. – Nella realtà dei fatti, se venisse implementata una zona di interdizione aerea Gheddafi perderebbe moltissimo delle sue capacità proprio perché è con l’aeronautica a lui fedele che sta colpendo in maniera durissima le opposizioni. Quindi, la capacità occidentale di azzerare questa capacità di offesa ridurrebbe al lumicino le speranze di Gheddafi di rimanere al potere.

D. – Possiamo dire che, da un punto di vista militare, sul campo non è affatto scontata la vittoria dei ribelli?

R. – Da una parte ci sono i fucili e dall’altra parte ci sono i carri armati! Ma il punto è un altro: Gheddafi si è posto fuori dal contesto della società civile e quindi il problema non è chi vince militarmente ma quanto l’Occidente sia disposto ad accettare un sanguinoso dittatore - che bombarda la propria popolazione e che si è messo sullo stesso piano morale di Milosevic e di Saddam Hussein - come un interlocutore per il futuro.

D. – Quindi Gheddafi deve cadere … Adesso il punto cruciale è come intervenire perché questo accada?

R. – Esattamente. Non è neanche particolarmente necessario un intervento diretto; ma potrebbe bastare che lui non potesse fare alcune cose.

D. - Abbiamo imparato in tutti questi anni che le guerre vengono combattute con i mezzi più disparati. I flussi di migranti che si ammassano alla frontiera con la Tunisia possono essere considerati parte di questa strategia?

R. – Direi di no. Il vero problema è che ai confini con la Libia ci sono Paesi instabili, alcuni dei quali hanno da poco una nuova forma di governo, ammesso e non concesso che ce l’abbiano. Quindi, questo flusso di clandestini non fa altro che aumentare in maniera esponenziale instabilità dell’intera area. (bf)







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