Pakistan: appello ad una riforma della Polizia per sventare complicità con l'estremismo
In quello che viene definito “un giorno buio per la storia della nazione”, la società
civile del Pakistan solleva la scottante questione della complicità di parte degli
apparati statali con le forze estremiste e i gruppi talebani, che avrebbe reso possibile
pianificare con facilità l’omicidio del Ministro Shahbaz Bhatti. In una nota inviata
all’Agenzia Fides, l’Asia Human Rights Commission (Ahrc), denuncia “il nesso allarmante
fra i gruppi talebani, i gruppi estremisti religiosi, la polizia e le agenzia di sicurezza”.
Tale nesso fa sì che “nessuna investigazione imparziale vedrà la luce”. Una riforma
della Polizia è stata fermata ai tempi della dittatura militare, ma “neanche i governi
civili l’hanno ripresa: questo accade perché il Governo di Islamabad non ha controllo
sull’Esercito e sulle agenzie di sicurezza. Tale mancanza di controllo ha permesso
ai militanti religiosi di infiltrarsi al loro interno”. La Ahrc invita il Governo
a fermare chi predica l’omicidio degli oppositori alla legge sulla blasfemia, chiede
una immediata indagine sull’omicidio Bhatti, tramite una Commissione indipendente,
e domanda l’istituzione di una Commissione di alto livello per revisionare gli apparati
delle forze di scurezza e depurarli da tutti gli elementi estremisti. La “Masihi Foundation”,
che si occupa dell’assistenza legale di Asia Bibi, esprime a Fides forti preoccupazioni:
“La situazione è fuori controllo. Forze estremiste si annidano nella burocrazia. Leader
radicali ricercati arringano le folle indisturbati e i terroristi uccidono con facilità.
Chi parla contro la legge sulla blasfemia diventa un obiettivo legittimo. Occorre
uno sforzo di tutte le forze liberali e della comunità internazionale. A chi parla
di ‘indebita interferenza’, ricordiamo che oggi sono gli estremisti a interferire
con i diritti e con la fede di migliaia di cittadini pakistani”. La “Commissione per
i diritti umani del Pakistan” (Hrcp) ricorda che tre giorni fa è stato ucciso anche
Naeem Sabir, coordinatore regionale della Ong nel distretto di Khuzdarm, denunciando
a Fides che “i gruppi radicali intendono annullare i diritti dei cittadini non musulmani”,
e chiedendo al governo di porre fine alla lunga scia di delitti impuniti di chi difende
i perseguitati e i vulnerabili. Le Ong rimarcano che non si lasceranno intimidire:
“Human Rights Focus of Pakistan” (Hrfp) annuncia “sette giorni di lutto”, affermando
che “questo evento luttuoso ci darà la forza per una campagna più intensa contro la
legge sulla blasfemia”, mentre Nazir Bhatti, leader del “Pakistan Christian Congress”,
che definisce il ministro “un martire”, conferma che “la memoria di Bhatti sarà un
punto di partenza per rilanciare la campagna per l’abolizione della legge”. (R.G.)