Libia. La Corte penale internazionale apre un'inchiesta per crimini contro l'umanità
La Corte penale internazionale ha dunque deciso di aprire un'inchiesta per crimini
contro l'umanità compiuti in Libia dal 15 gennaio scorso: lo ha detto a L'Aja il procuratore
generale della Corte, Luis Moreno Ocampo. La Corte ha avviato le indagini sui possibili
crimini su preciso mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sull’importanza
di questa iniziativa penale internazionale sentiamo Antonio Cassese, presidente
del Tribunale speciale per il Libano e già presidente del Tribunale internazionale.
L’intervista è di Stefano Leszczynski:
R. – E’ importante
perché in questo caso può avere un effetto dissuasivo, nel senso che può indurre Gheddafi,
i vertici militari e politici che lo aiutano ma anche i ribelli, a non commettere
ulteriori crimini, perché la richiesta al procuratore della Corte penale internazionale
di intervenire, riguarda chiunque abbia commesso crimini contro l’umanità, e presumo
che si possano includere anche i crimini di guerra.
D. – I personaggi
incriminati saranno oggetto di un mandato di arresto internazionale …
R.
– A differenza del mandato di cattura che è stato emesso nei confronti di al Bashir,
presidente del Sudan - e che non può essere eseguito perché dovrebbe essere eseguito
proprio da quei poliziotti che sono agli ordini di al Bashir - in questo caso abbiamo
a che fare con crimini commessi durante una guerra civile e che quindi lasciano prevedere
che il dittatore e i suoi accoliti possano essere sconfitti e quindi arrestati dai
ribelli. Nel caso della Libia, se venissero emessi mandati di cattura, potrebbero
essere eseguiti una volta che fosse cessato il conflitto armato e sotto il presupposto
che Gheddafi non sia il vincitore.
D. – Professore, l’operato della
Corte Penale internazionale ha un po’ “la tutela” delle Nazioni Unite. Tuttavia,
nel caso di un personaggio come Muhammar Gheddafi e nel caso di una situazione come
quella della Libia, quest’azione della Corte penale internazionale non può essere
interpretata forse dall’islam radicale come un ulteriore motivo per reagire contro
l’Occidente che può vedere come un’entità che vuole giudicare uno dei loro esponenti,
uno dei loro leader?
R. – Non credo, perché intanto, tra gli unici due
Paesi arabi che fanno parte della Corte c’è la Giordania che è un Paese importante,
che è parte contraentedella Corte. Poi, in questo caso, il deferimento
da parte del Consiglio di Sicurezza è passato attraverso una decisione unanime: hanno
votato a favore di questo “intervento penale” anche Paesi come la Cina e la Russia,
e anche i Paesi arabi che sono attualmente nel Consiglio di Sicurezza. Il Libano,
ad esempio, ha votato a favore. Quindi, non può essere avvertita come un’ingerenza
dell’Occidente nei confronti di un Paese arabo! Anzi, penso che se la Corte facesse
un buon lavoro e tra l’altro non si limitasse a cercare solo prove contro eventuali
crimini commessi da Gheddafi e dai suoi, ma anche contro i crimini commessi dai ribelli
e che in questo caso sarebbero “crimini di guerra”, essa potrebbe dimostrare che si
tratta di un ente imparziale, indipendente che non vuole assolutamente agire nei confronti
dei Paesi arabi. (ma)