In Libia si rischia una nuova Somalia. Sono parole del segretario di Stato americano,
Hillary Clinton, riflettendo sull'eventualità di un intervento multinazionale contro
Gheddafi. Washington ha comunque già 3 navi da guerra in rotta verso la Libia. Sulla
crisi, è intervenuta anche la Cina, sollecitando una soluzione solo pacifica. Sul
terreno, nelle ultime ore si è combattuto a Brega, mentre tre soldati olandesi sono
stati catturati da uomini armati durante un'operazione di evacuazione di civili a
Sirte. Gheddafi, intanto, è tornato a parlare in pubblico. Sentiamo Amina Belkassem:
E ieri il
presidente venezuelano Chavez ha parlato al telefono con Gheddafi proponendo l'invio
di una missione internazionale di pace per risolvere la crisi in Libia. Poco fa il
segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, ha fatto sapere che sul piano di
Caracas non c’è ancora accordo. Intanto l'Unione Europea ha deciso di attivare il
meccanismo di protezione civile comunitario per rispondere alle richieste dell'Ufficio
Onu per l'immigrazione nella gestione dell'emergenza profughi libici. Dal confine
libico-tunisino, Barbara Schiavulli:
Se da un lato
l’emergenza umanitaria provocata dal conflitto interno alla Libia rischia di destabilizzare
l’intero contesto nordafricano, dall’altro resta alta l’incognita della reale situazione
militare sul terreno, dove la forza bellica concentrata nelle mani di Gheddafi appare
tutt’ora devastante. Ad Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali,
Stefano Leszczynski ha chiesto come mai le forze filogovernative libiche abbiano ancora
la forza di contrattaccare gli insorti: