Il cardinale Bertone alle reclute della Guardia Svizzera: lo spirito di servizio vince
il miraggio del potere
"Nel modo di vivere e di pensare degli uomini, il miraggio del potere nasconde l'ambiguità
del proprio tornaconto, della sopraffazione dell'altro e della gloria personale".
Per Dio invece "il potere è sempre equivalente a maggior servizio e carico di responsabilità".
Per questo "lo stesso termine ecclesiastico di "ministri" non designa dei potenti
ma dei servitori". Lo ha ribadito ieri il cardinale Tarcisio Bertone nella Messa per
dodici nuove reclute della Guardia Svizzera Pontificia celebrata nella cappella privata
del segretario di Stato. Lo riferisce L’Osservatore Romano. Dopo aver ringraziato
il comandante Anrig e il cappellano monsignor de Raemy, il porporato ha offerto una
riflessione in tre punti: la missione di Cristo in opposizione alla vanagloria degli
uomini; chi vuol essere il primo si faccia il servo di tutti; infine i "bianchi amori"
della cattolicità per l'ostia consacrata, la Vergine Maria e il Papa.
Quanto
al primo aspetto, il cardinale Bertone ha fatto riferimento al capitolo 10 dell'evangelista
Marco, caratterizzato dal contrasto stridente tra quanto dice Gesù e quanto chiedono
i discepoli Giacomo e Giovanni. "È qui evidente - ha commentato - la contrapposizione
tra il pensare di Dio e il pensare degli uomini": il suo Regno si costruisce attraverso
croce e sacrificio e si contrappone a quello degli uomini, "frutto del compromesso,
dell'autoaffermazione e del sopruso". Di conseguenza "la missione della Chiesa è rendere
presente in ogni tempo la missione del Cristo, indicando nella croce il segno più
autorevole della logica dell'amore, che supera le ristrette vedute della giustizia
umana e quelle ancor più anguste del potere e della gloria".
Il secondo punto
dell'omelia riguardava la scelta del servizio, nonostante le difficoltà legate alla
realizzazione in concreto. "È grande agli occhi di Dio infatti - ha commentato il
cardinale Bertone - chi si mette al servizio degli altri". E ciò vale anche nella
vita militare e in quella ecclesiastica, caratterizzate entrambe da gradi gerarchici.
"Ogni sistema ordinato - ha detto - prevede dei superiori dediti alla guida. Così
è anche nella Chiesa, vista nel suo aspetto istituzionale. Tuttavia, nostro compito
è comprendere che nella logica di Dio chi più comanda è colui che più serve, e chi
serve e ama davvero gli uomini è il vero "superiore"". Da qui l'esortazione alle giovani
reclute "a familiarizzare con i paradossi del Vangelo. Fate a gara non nel primeggiare
tra gli uomini - ha detto loro - bensì nel servire".
Infine il segretario di
Stato ha riproposto i "bianchi amori" della nostra fede, che - ha sottolineato - "possono
offrire un buon criterio di appartenenza anche nel servizio di guardia che vi accingete
a iniziare alla persona del Santo Padre": anzitutto l'amore per l'Eucaristia, che
nutre e alimenta l'anima di ogni cristiano, così che tutto, pensieri, parole e azioni,
sia indirizzato a Cristo; poi quello per Maria, la madre di tutti i credenti, che
è il modello principe, perché il suo itinerario di fede e di obbedienza è esemplare
e insuperabile per vivere in rapporto con Dio; infine l'amore per il Papa, che da
secoli la Guardia Svizzera testimonia garantendo l'incolumità del Vicario di Cristo
in terra. "Se ogni cristiano nutre sentimenti di venerazione e ossequio verso il Santo
Padre - ha affermato - per voi che iniziate il vostro servizio questo discorso vale
ancora di più. Amarlo, servirlo, custodirlo, proteggerlo è il vostro compito principale.
Rendendo questo servizio al Papa - ha concluso - voi servite Cristo: amando il Papa
amate Cristo, proteggendo il Papa proteggete Cristo".