2011-03-03 15:40:32

Ecuador: i vescovi plaudono alla legge sull’educazione ma non alle norme sull’istruzione religiosa


Con una nota della segretaria generale dell’Episcopato dell’Ecuador i vescovi della nazione sudamericana salutano come positiva la recente legge sull’educazione interculturale. In particolare i presuli dichiarano la soddisfazione dei cattolici ecuadoriani perché la legge mantiene il finanziamento all’educazione cattolica e privata in generale, senza la pretesa di dare a quella statale il monopolio esclusivo. “Ciononostante, afferma l’Episcopato, la piena libertà di educazione continuerà ad essere nell’Ecuador una prerogativa dalla quale resta esclusa gran parte della cittadinanza”. I vescovi spiegano poi che una maggioranza parlamentare momentanea “ha ristretto il diritto costituzionale”, che garantisce ai genitori la facoltà di scegliere per i propri figli” l’educazione che desiderano. Tale diritto nella pratica viene negato a coloro che per motivi economici scelgono l’educazione statale poiché, in questo caso, per potere avere accesso all’insegnamento religioso e morale i genitori lo devono chiedere espressamente. Per i presuli questo tipo d’insegnamento, così concepito dal punto amministrativo, svincolato dai genitori e ridotto ad una semplice materia curriculare, finisce per snaturare la profonda importanza della religione, e non solo cattolica, quale fattore di crescita della personalità e del cittadino. Nel ricordare la libertà d’insegnamento quale tesoro del patrimonio cultuale del Paese, i presuli ribadiscono l’importanza dello stato di diritto poiché, in queste caso, ciò che ha deciso il Parlamento viola la Costituzione. In queste circostanze, i parlamentari, con il pretesto di “cautelare l’educazione laica” hanno violato i diritti costituzionali di molti cittadini, che oggi si mobilitano in difesa del diritto genitoriale a decidere sull’educazione morale e religiosa autentica dei propri figli. Dall’altra parte, in una seconda nota, l’episcopato dell’Ecuador dichiara il proprio allarme e preoccupazione di fronte agli annunci fatti dal Governo in materia di pianificazione familiare. I presuli definiscono le campagne sul controllo delle nascite e sulla pianificazione della famiglia come “azioni aggressive” e dunque ribadiscono alcuni punti fermi della dottrina cattolica in questa materia. In primo luogo sottolineano la questione centrale: la difesa e promozione della vita umana dal concepimento al suo termine naturale. Inoltre i vescovi dichiarano la loro contrarietà totale a qualsiasi controllo delle nascite che faccia ricorso a metodi meccanici, chimici o farmacologici, ribadendo il senso profondo e ultimo della procreazione e della donazione reciproca dei coniugi uniti in matrimonio. Dopo alcune considerazioni sull’educazione sessuale tra i giovani, i vescovi ricordano che spesso dietro i cosiddetti metodi contraccettivi si nasconde un semplice affare che certamente non ha nessun preoccupazione sincera per la persona umana e per la sua dignità, in particolare della donna quando si tratta di propagandare l’aborto. Il modo migliore e autentico di affrontare queste delicate questioni sono “politiche pubbliche ed educative che mettano al centro l’educazione integrale dei giovani” così come l’esigenza della solidarietà della società tutta di fronte alla vita nascente, “alle donne incinta” e al dono della vita. (A cura di Luis Badilla)







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