Ecuador: i vescovi plaudono alla legge sull’educazione ma non alle norme sull’istruzione
religiosa
Con una nota della segretaria generale dell’Episcopato dell’Ecuador i vescovi della
nazione sudamericana salutano come positiva la recente legge sull’educazione interculturale.
In particolare i presuli dichiarano la soddisfazione dei cattolici ecuadoriani perché
la legge mantiene il finanziamento all’educazione cattolica e privata in generale,
senza la pretesa di dare a quella statale il monopolio esclusivo. “Ciononostante,
afferma l’Episcopato, la piena libertà di educazione continuerà ad essere nell’Ecuador
una prerogativa dalla quale resta esclusa gran parte della cittadinanza”. I vescovi
spiegano poi che una maggioranza parlamentare momentanea “ha ristretto il diritto
costituzionale”, che garantisce ai genitori la facoltà di scegliere per i propri figli”
l’educazione che desiderano. Tale diritto nella pratica viene negato a coloro che
per motivi economici scelgono l’educazione statale poiché, in questo caso, per potere
avere accesso all’insegnamento religioso e morale i genitori lo devono chiedere espressamente.
Per i presuli questo tipo d’insegnamento, così concepito dal punto amministrativo,
svincolato dai genitori e ridotto ad una semplice materia curriculare, finisce per
snaturare la profonda importanza della religione, e non solo cattolica, quale fattore
di crescita della personalità e del cittadino. Nel ricordare la libertà d’insegnamento
quale tesoro del patrimonio cultuale del Paese, i presuli ribadiscono l’importanza
dello stato di diritto poiché, in queste caso, ciò che ha deciso il Parlamento viola
la Costituzione. In queste circostanze, i parlamentari, con il pretesto di “cautelare
l’educazione laica” hanno violato i diritti costituzionali di molti cittadini, che
oggi si mobilitano in difesa del diritto genitoriale a decidere sull’educazione morale
e religiosa autentica dei propri figli. Dall’altra parte, in una seconda nota, l’episcopato
dell’Ecuador dichiara il proprio allarme e preoccupazione di fronte agli annunci fatti
dal Governo in materia di pianificazione familiare. I presuli definiscono le campagne
sul controllo delle nascite e sulla pianificazione della famiglia come “azioni aggressive”
e dunque ribadiscono alcuni punti fermi della dottrina cattolica in questa materia.
In primo luogo sottolineano la questione centrale: la difesa e promozione della vita
umana dal concepimento al suo termine naturale. Inoltre i vescovi dichiarano la loro
contrarietà totale a qualsiasi controllo delle nascite che faccia ricorso a metodi
meccanici, chimici o farmacologici, ribadendo il senso profondo e ultimo della procreazione
e della donazione reciproca dei coniugi uniti in matrimonio. Dopo alcune considerazioni
sull’educazione sessuale tra i giovani, i vescovi ricordano che spesso dietro i cosiddetti
metodi contraccettivi si nasconde un semplice affare che certamente non ha nessun
preoccupazione sincera per la persona umana e per la sua dignità, in particolare della
donna quando si tratta di propagandare l’aborto. Il modo migliore e autentico di affrontare
queste delicate questioni sono “politiche pubbliche ed educative che mettano al centro
l’educazione integrale dei giovani” così come l’esigenza della solidarietà della società
tutta di fronte alla vita nascente, “alle donne incinta” e al dono della vita. (A
cura di Luis Badilla)