Il cardinale Koch sulle “sfide comuni” per la difesa della libertà religiosa nel mondo
Ebrei e cristiani possono unire la loro voce perché “la libertà religiosa e i diritti
umani siano garantiti pienamente a tutti e in ogni Paese del mondo”. É la proposta
di azione comune lanciata dal cardinale Kurt Koch, presidente della Commissione per
le relazioni religiose con gli ebrei, durante la XXI sessione degli incontri tra l’International
Jewish Committee for interreligious Consultation (Ijcic) e la Commissione vaticana
che si conclude oggi a Parigi. “Quarant’anni di dialogo: riflessioni e prospettive
future” è il tema scelto per l’incontro di quest’anno in corso da domenica scorsa.
Circa 70 le persone (tra loro anche cardinali e rabbini) provenienti da tutto il mondo
- riferisce l'agenzia Sir - che hanno preso parte all’evento. Nell’aprire i lavori,
il cardinale ha ripercorso i 40 anni di dialogo ufficiale tra ebrei e cristiani definendoli
“un immenso miracolo, frutto dello Spirito Santo”. Un periodo storico che ha determinato
“una mutazione irreversibile nelle nostre relazioni, a vantaggio non solo nostro,
ma a favore di tutti coloro che sono impegnati nel dialogo interreligioso”, ha commentato
il porporato. “Abbiamo – ha ribadito il cardinale - la responsabilità comune di lavorare
insieme per il bene dell'umanità, rifiutando ogni forma di antisemitismo, gli atteggiamenti
anti-cattolici e anti-cristiani, così come ogni forma di discriminazione, per lavorare
insieme per la giustizia e la solidarietà, la riconciliazione e la pace”. “Il nostro
dialogo con il mondo ebraico - ha proseguito il rappresentante vaticano per il dialogo
con gli ebrei – è costitutivo della nostra identità cristiana. Ebrei e cristiani –
ha concluso il cardinale Koch - possono alzare la voce insieme per la tutela di coloro
che sono perseguitati per motivi religiosi, ovunque essi vivano e qualsiasi tradizione
religiosa professino. In questo senso – ha continuato - la mia speranza è che il nostro
incontro qui a Parigi possa essere costruttivo e possa approfondire l'amicizia ebraico-cristiana
per dare una testimonianza al mondo della comprensione e rispetto reciproci, anche
nella nostra diversità”. (M.I.)