Il ministero del vescovo nella vita della Chiesa: è questo il tema centrale del decreto
conciliare Christus Dominus, promulgato da Paolo VI il 28 ottobre 1965. Il gesuita
padre Dariusz Kowalczyk ne parla nella 17.ma puntata della rubrica dedicata
alla riscoperta dei documenti conciliari:
“Senza vescovo
la Chiesa non c’è”, esclamò sant’Ignazio d’Antiochia all’inizio del II secolo. Uno
dei frutti del Concilio è stato il rafforzamento del ruolo dei vescovi che “succedono
agli apostoli come pastori delle anime” (n. 2).
La predicazione del
Vangelo è uno dei doveri principali del vescovo. L'annuncio però non è astratto, ma
si riferisce a tutto ciò che è importante per la vita dell'uomo. Nel decreto Christus
Dominus leggiamo, infatti: "I vescovi insegnino quanto grande, secondo la
dottrina della Chiesa, è il valore della persona umana, della sua libertà e della
stessa vita fisica; il valore della famiglia, […] della procreazione ed educazione
della prole; il valore della società civile, con le sue leggi […]; il valore del lavoro
e del riposo, delle arti e della tecnica” (n. 12). C'è da augurarsi che i vescovi
di tutte le Chiese locali abbiano il coraggio di avere una prospettiva così ampia.
Per
compiere la loro missione i vescovi devono – sottolinea il Concilio – godere “di
una piena e perfetta libertà e indipendenza da qualsiasi civile autorità”. D’altra
parte, però, i vescovi dovrebbero armonizzare le loro attività con quelle delle autorità
pubbliche quando si tratta di promuovere la giusta legge.
L’altro compito
dei vescovi è quello di promuovere delle relazioni corrette con i presbiteri: “Li
considerino come figli ed amici e perciò siano disposti ad ascoltarli e a trattarli
con fiducia e benevolenza”. Il vescovo dunque dovrebbe avere tempo per i suoi presbiteri,
per creare quella “sola famiglia, di cui il vescovo è come il padre” (n. 28).
Finalmente,
il Concilio ricorda ai vescovi il valore di una cooperazione sempre più stretta tra
di loro. Una delle forme di tale collaborazione è costituita dalle Conferenze episcopali.
Esse però non sono come dei governi, ma piuttosto come le assemblee degli amici che
esercitano congiuntamente il loro ministero pastorale.