Emergenza profughi in Libia. L'11 marzo a Bruxelles si riunisce il Consiglio europeo
Cresce l'allarme-profughi in Libia dove continuano i combattimenti fra le forze fedeli
a Gheddafi e i rivoltosi. Per parlare della crisi è stata convocata una riunione del
Consiglio europeo venerdì 11 marzo a Bruxelles. E questa sera, a Palazzo Chigi, il
vertice di governo, presieduto dal premier Berlusconi, per analizzare la situazione
nel paese nordafricano. Il servizio di Debora Donnini
Ed
è, dunque, sempre più drammatica anche la situazione di migliaia di eritrei, etiopi,
somali, sudanesi e profughi provenienti dall’Africa Occidentale che vengono considerati
dei mercenari dagli insorti e degli agitatori dai sostenitori del regime. Sulla loro
vicenda si sofferma, al microfono di Fabio Colagrande, don Mussie Zerai,
sacerdote eritreo responsabile a Roma dell’agenzia Habesha, Ong che si occupa dell’accoglienza
dei migranti africani:
R. – E’ quasi una caccia allo straniero africano: vengono
additati come mercenari del regime perché questo ha utilizzato mercenari africani
per sparare sui manifestanti. Non solo, i mercenari in alcune carceri libiche, nelle
quali c’erano detenuti africani, sono stati costretti dai militari ad imbracciare
le armi. Chi si è rifiutato è stato ucciso. I profughi sono terrorizzati. La Chiesa
sta cercando di fronteggiare come può. Chiediamo che venga dato loro asilo in Paesi
europei e che venga loro garantita protezione.
D. – Si tratta di eritrei o
etiopi o di cittadini di altri Paesi africani che si trovano in Libia che sono tra
due fuochi…
R. – Tra due fuochi, esatto. Perché anche dopo il discorso di Gheddafi
dell’altra sera, che additava come agitatori gli stranieri, sono stati picchiati anche
dai sostenitori del regime. Quindi, da una parte li aggrediscono i sostenitori di
Gheddafi, dall’altra i manifestanti contro il governo, che li additano come mercenari.
E in mezzo ai due fuochi, diverse persone sono morte. (gf)