Bolivia: l’incoraggiamento del cardinale Terrazas dopo le piogge torrenziali
La Chiesa cattolica in Bolivia ha invitato i cittadini "a unirsi di fronte alle avversità
naturali" che tra gennaio e febbraio hanno ucciso oltre 60 persone e ne hanno lasciate
quasi 60.000 senza tetto, distruggendo migliaia di ettari di coltivazioni e pascoli.
Il governo ha dichiarato lo stato di "emergenza nazionale " e ha inviato i suoi ministri
nelle regioni interessate per coordinare i soccorsi e aiutare le vittime, insieme
con i governi locali e i comuni. "Siamo in grado di risolvere i problemi insieme,
con l'aiuto e l'illuminazione del Signore" ha detto nella sua omelia della domenica
il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, Primate
della Bolivia. Il cardinale ha esortato i fedeli a riflettere sul danno che può provocare
la natura con alcune delle sue manifestazioni più violente. Secondo un primo rapporto
della Protezione Civile, circa 65 persone sono state uccise dallo straripamento dei
fiumi, dalle inondazioni e dalle frane, dopo dodici ore continue di pioggia forte.
Le zone di Villa Canillitas, Providencia, Santo Domingo e Manaco, al nord de La Paz,
sono quasi completamente invase dal fango da oltre 7 giorni, a causa dello straripamento
dei fiumi Rocha y Huayculi. Il problema più grave è l’acqua che entra nelle case e
la mancanza di pompe per estrarla. Inoltre nella zona cominciano ad apparire le zanzare,
portando ulteriori evidenti disagi per tutti. In una nota inviata all’agenzia Fides
da Radio Onda Azul, Williams Rioja, direttore del dipartimento di Primo allarme e
della Gestione del rischio del Governo, ha detto che il maggior numero di famiglie
colpite si trova a Palos Blancos, dove circa 1.500 nuclei familiari hanno perso tutto,
soprattutto i terreni coltivati. A Guanay si stima che siano 500 le famiglie colpite,
nonostante il livello dell'acqua sia sceso negli ultimi giorni. Inoltre le comunità
di Ixiamas, San Buenaventura e Alto Beni sono ancora in attesa di aiuto. (R.P.)