2011-02-28 14:45:25

Proteste in Oman e Yemen. In Egitto vietato l’espatrio per Mubarak


Si estende ancora l’ondata di proteste che sta attraversando tutto il mondo arabo. La tensione cresce in particolare in Oman, dove si registrano nuove azioni di protesta dopo quelle di ieri, che hanno visto le forze dell’ordine aprire il fuoco contro la folla. Incerto il numero dei morti. Il servizio è di Eugenio Bonanata:RealAudioMP3

Centinaia di dimostranti hanno bloccato la strada che conduce al porto dell'Oman, quello di Sohar. Il corteo chiede nuovamente riforme, lavoro e aumenti dei salari, mentre due elicotteri sorvolano la folla. Testimoni riferiscono di un tentativo di attacco a un posto di polizia, che avrebbe disperso i manifestanti con i lacrimogeni. Resta ancora da definire il bilancio degli scontri di ieri: almeno sei morti secondo fonti mediche, solo uno per il ministro della Sanità. Tensione protagonista anche nello Yemen: nella capitale Sanaà e in altre città in migliaia invocano “la caduta dell’oppressore”. L’opposizione ha rifiutato l'invito del presidente Saleh a formare un governo di unità nazionale. Speranze invece per l’apertura del dialogo nel vicino Bahrein: il capo della Casa Bianca, Barack Obama, ha sottolineato l’importanza di coinvolgere il popolo apprezzando il rimpasto di governo annunciato dal re Al Khalifa. Sul versante egiziano, la procura del Cairo ha vietato al deposto presidente Mubarak e alla sua famiglia di lasciare il Paese. Deciso, inoltre, il congelamento dei loro beni: si tratta di diversi conti segreti, al centro di alcune denunce in queste settimane. Intanto, all’indomani delle nuove manifestazioni in piazza Tahir contro il governo di transizione, il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, non ha ancora chiarito in merito alla sua possibile candidatura alla presidenza. In Tunisia, primo giorno di lavoro per il neo premier Sebsi, nominato ieri. Elezioni e profughi libici le priorità del suo governo che ha ricevuto apprezzamenti dall’Unione Europea. Migliaia di persone stamattina si sono recate in segno di solidarietà davanti all’abitazione dell’ex premier, Gannouchi, rimosso dopo le continue pressioni del popolo che lamentava la sua vicinanza all’ex leader, Ben Ali. Sugli ultimi sviluppi è intervenuto anche il numero due di Al Qaeda, al-Zawahiri. In un nuovo audio messaggio, ha criticato i nuovi leader di Tunisia ed Egitto invitando i musulmani a sollevarsi “contro gli invasori”.

Repubblica Democratica del Congo
Attaccata a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, una residenza del presidente Kabila. Il fatto è avvenuto ieri. I soldati della Guardia repubblicana hanno risposto al fuoco uccidendo almeno sei assalitori. Il capo dello Stato africano non si trovava all’interno dell’edificio al momento del raid. Alcuni uomini sarebbero stati catturati, mentre in città sono stati intensificati i controlli.

Iran
Le contestazioni nel Maghreb stanno avendo forte eco anche in Iran. Dopo le proteste contro il governo di metà febbraio, costate la vita ad almeno due persone, per domani è stata indetta una nuova marcia a Teheran. Intanto, però, si infittisce il mistero sulla sorte dei leader dell'opposizione, Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi, irreperibili da circa due settimane. Fonti israeliane sostengono che si troverebbero in un carcere della capitale iraniana. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con il portavoce di Amensty International Italia, Riccardo Noury:RealAudioMP3

R. – Ci sono oltre 600 prigionieri di coscienza. Si può dire che tutta la dirigenza del movimento nato all’indomani delle elezioni presidenziali del giugno 2009 è in prigione: giornalisti, avvocati per i diritti umani, blogger, sindacalisti. Ora, la leadership più rappresentativa, cioè i due candidati presidenti Moussavi e Karroubi, rischiano – secondo queste notizie, ancora in attesa di conferma – di avere un destino simile. Questa sarebbe un’evoluzione ancora più preoccupante. Dipende, naturalmente, da quello che accade intorno all’Iran e dal fatto che il movimento che chiede riforme, diritti umani, democrazia ed elezioni eque, a febbraio di quest’anno è nuovamente sceso in piazza.

D. – Dopo le grandi contestazioni anti-Ahmadinejad del 2009, l’opposizione è tornata in piazza a febbraio e per domani è indetta un’altra manifestazione...

R. – C’è un risveglio del movimento, con centinaia di migliaia di persone scese in piazza. In particolare, il 14 ed il 20 febbraio scorsi, con arresti di massa ed almeno due manifestanti uccisi. Si può quindi dire che il tentativo del governo di Teheran di ridurre nuovamente al silenzio l’opposizione è fallito e anche se i due punti di riferimento principali – Moussavi e Karroubi – possono essere privati della loro libertà, non di meno questo movimento ha dimostrato una grande vitalità.

D. – Qual è, dunque, l’appello, considerando anche il moto di contestazioni partito dal Maghreb?

R. – Consentire l’espressione delel proprie idee nel corso di manifestazioni, che nascono sempre pacifiche e che, come tali, devono essere garantite e protette, anziché assalite dai basiji, dalle guardie rivoluzionarie e dalle forze di sicurezza iraniane. Rilasciare tutti i prigionieri di coscienza – che sono centinaia e centinaia – e far sì che questo Paese possa consentire a chi ha desiderio di chiedere riforme, cambiamento, democrazia e diritti umani di poterlo fare com’è previsto dalle norme internazionali. (vv)

Medio Oriente
Sale la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza. Due palestinesi sono stati uccisi nelle ultime ore da militari israeliani, che, in due distinti episodi, hanno aperto il foco contro gruppi di persone che si trovavano a ridosso del confine.

Nuova Zelanda
In Nuova Zelanda, è altamente improbabile la possibilità di trovare dei sopravvissuti in seguito al sisma di sei giorni fa che ha provocato 148 morti. Lo ha affermato il capo delle operazioni di soccorso. Le ricerche potrebbero essere sospese per qualche ora, in vista di una tempesta in arrivo nell’area.

Italia-Yara
In programma oggi all’Istituto di medicina legale di Milano l’autopsia sul corpo di Yara Gambirasio, rinevenuto sabato scorso a poca distanza da Brembate di Sotto, nel bergamasco, da dove la tredicenne era scomparsa tre mesi fa. Spetterà all’esame stabilire le esatte cause del decesso e il tempo di permanenza del corpo nel luogo del ritrovamento. Nel Comune lombardo, intanto, vige il lutto cittadino. Stasera, invece, ci sarà una fiaccolata che terminerà con una Messa. “Non vogliamo alimentare alcun tipo di vendetta, ma sappiamo che questo momento è oscuro”, ha detto il vescovo di Bergamo, mons Francesco Beschi. Parole condivise dal parroco di Brembate, don Corinno Scotti. Gabriella Ceraso ha raccolto la sua testimonianza:RealAudioMP3

R. – Ho messo nella bacheca, fuori dalla Chiesa, una foto della ragazza di quando ha fatto la Cresima, l’anno scorso, proprio di questi tempi. Avevo scritto: “Yara, siamo smarriti, aiutaci”. Dobbiamo fare il possibile perché proprio questo senso di smarrimento non diventi panico, rabbia, che non ci faccia chiudere in noi stessi. Effettivamente, in Chiesa c’è sempre gente, in silenzio, che sosta, che prega. Poco fa mi si è avvicinato un papà che mi ha detto: “Guardi, la mia famiglia stava per saltare. Questa bambina ci aiuta a continuare a essere fedeli e a volerci bene”. Per me questi sono i miracoli con cui il Signore si fa vivo, si fa presente. Ieri un giornalista mi ha chiesto: “Lei ha sempre parlato di speranza. E adesso che la speranza non c’è più?”. Ho risposto: “Per carità, guai se la nostra speranza terminasse con la vita. La nostra speranza è il dono del Signore. Cristo è la nostra speranza. Cristo è vivo e Yara è nella vita.

D. – Il rischio, in questo momento, è anche, come lei diceva, la paura. Ma anche il fatto che nella comunità ci si guardi con sospetto...

R. – Sì, la paura è legittima, guai se non ci fosse, perché sarebbe segno di irresponsabilità. Questo però non deve creare dei sospetti fra noi, perché non aiuterebbe a guardarci con libertà. Diventar prudenti sì, aiutare i nostri ragazzi a guardare la vita, che è bella anche. Ma la vita è anche fatica e c’è il peccato, perché la morte di questa bambina si imputa evidentemente alla cattiveria degli uomini. I genitori sono andati per il riconoscimento del cadavere: è così decomposta, così mal ridotta che sono sconvolti. (vv)

Processo Mediaset
Ripreso stamani al Tribunale di Milano il processo sui presunti fondi neri di Mediaset relativi alla compravendita dei diritti tv e cinematografici. Fra gli imputati, il premier Silvio Berlusconi, oggi assente e quindi dichiarato contumace. La sua difesa non ha presentato istanza di legittimo impedimento.

Kosovo
Il neoeletto presidente del Kosovo, il miliardario Behgjet Pacolli, ha annunciato che devolverà il suo stipendio di 2.500 euro mensili a favore delle famiglie in condizioni economiche precarie. La presidenza in un comunicato ha precisato che la mossa serve a “migliorare la situazione economica e sociale del paese, per creare nuove opportunità per la popolazione e per le famiglie, poiché la situazione è allarmante”. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 59







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