2011-02-28 14:58:20

Parigi: incontro tra rappresentanti del mondo ebraico e delegati della Santa Sede


Si è aperto ieri a Parigi presso il Collège des Bernardins la 21ª sessione degli incontri biennali promossi dalla International Jewish Committee for interreligious Consultation (Ijcic) e la Commissione per le relazioni religiose con il giudaismo della Santa Sede. Partecipano all’incontro – che quest’anno celebra il suo 40° anniversario - una settantina di persone provenienti da tutto il mondo. A prendere ieri la parola nel corso della sessione pubblica inaugurale sono stati Gilles Bernheim, Gran Rabbino di Francia, Richard Prasquier, presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia (Crif), il cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani (all’interno del quale vi è una commissione preposta alle relazioni religiose con il giudaismo) e il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi. L’incontro si concluderà mercoledì con la pubblicazione di una dichiarazione congiunta. Oggi i partecipanti pianteranno una quercia nella città di Raincy (Seine-Saint-Denis) in memoria di Ilan Halimi, un francese ebreo torturato e ucciso nel 2006. Domani invece è il giorno dedicato alla memoria con una visita dei delegati al memoriale della Shoah a Parigi alla quale seguirà poi un pellegrinaggio al campo di Drancy dove si svolgerà una cerimonia commemorativa. Ieri, nel suo discorso, il presidente del Crif Richard Prasquier ha annunciato la creazione di Israele, di un memoriale dedicato al cardinale Jean-Marie Lustiger, attore instancabile del dialogo tra le due religioni. Sarà situato nel Negev vicino Arad, sulla rotta indicata nella Bibbia come la "Strada dei Re". Nel presentare l’evento, il cardinale André Vingt-Trois ha ripercorso questi 40 anni di dialogo tra gli ebrei e la Chiesa cattolica. Sul sito dell’arcidiocesi parigina, ha parlato della “secolare eredità di sospetti e fantasmi” che pesavano sui rapporti e di come questa eredità abbia potuto “trasformarsi” nel giro di solo mezzo secolo. “Abbiamo progredito molto – ha detto - soprattutto sul modo in cui ebrei e cattolici si rapportano vicendevolmente. Abbiamo cioè chiaramente espresso che l’obiettivo dei cattolici non è quello di convertire gli ebrei e che l’obiettivo degli ebrei non è quello di convertire i cattolici. Occorre piuttosto prendere coscienza di quello che ci unisce, delle nostre identità differenti e di misurare come il nostro radicamento comune nell’Antico Testamento ci chiama ad azioni comuni per la società”. Secondo l’arcivescovo la sfida attuale è soprattutto quella di passare da un livello di dialogo “istituzionale alle relazioni di base, ai rapporti tra la parrocchia e la sinagoga a lei più vicina. Questo è un cammino anche da percorrere”. (R.G.)







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