2011-02-28 16:53:41

Attentato in Afghanistan: ucciso un militare italiano e 4 feriti


Il cordoglio delle istituzioni e di tutto il mondo politico italiano per la morte del tenente Massimo Ranzani, deceduto stamani in un attentato nei pressi di Shindad, nell’ovest dell’Afghanistan. Nell’esplosione di un ordigno rudimentale, sono rimasti feriti anche altri quattro militari italiani del quinto Reggimento alpini di Vipiteno. L’agguato è stato rivendicato dai talebani.
Il servizio di Debora Donnini: RealAudioMP3

L’Italia piange la sua 37.ma vittima dall’inizio della presenza militare in Afghanistan nel 2004. Massimo Ranzani, 36 anni, di Ferrara, è morto stamattina quando il veicolo blindato Lince su cui viaggiava è stato investito dall’esplosione di un ordigno rudimentale. Altri quattro militari italiani sono rimasti gravemente feriti e si trovano ora presso l'ospedale militare della base "Shaft" di Shindand, sede del comando della Task Force Centre. I soldati stavano rientrando da una missione di assistenza medica alla popolazione locale. Esprime profonda commozione il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano; “un calvario”, dice il premier Silvio Berlusconi. Tutte le volte, ci si chiede se questo sacrificio serva ma, precisa, “dobbiamo andare avanti”. Il nostro dovere è rispettare gli impegni internazionali, afferma ancora il ministro degli esteri Franco Frattini. E la violenza oggi ha colpito anche altri 3 soldati dell’Isaf, deceduti in altre zone del Paese.

Sul tipo di attacco effettuato dai ribelli contro la pattuglia italiana, sentiamo Alessandro Politi, analista politico e strategico.RealAudioMP3

R. – Non c’è, ormai, nulla di particolarmente strano in questo tipo di attacchi. Siamo in una zona pesantemente infiltrata dalle forze talebane, dai ribelli, e quindi è assolutamente normale che i nostri avamposti vengano attaccati, le nostre pattuglie cadano in questo tipo di imboscate con ordigni improvvisati. Tutto questo andrà avanti fino a quando noi non riusciremo non solo a creare delle bolle di sicurezza ma a soppiantare i governi ombra talebani che si stanno sistematicamente insediando nei villaggi.

D. – Come mai l’Isaf non riesce appunto sradicare questa presenza talebana?

R. - Perché non bastano le operazioni militari. Bisogna fare in modo che le forze afghane e, soprattutto il governo afghano, sia presente e in molti posti è semplicemente assente. Mentre, invece, i talebani arrivano con un capo - spesso dall’esterno per evitare favoritismi tribali - quattro, cinque sezioni specializzate per i bisogni della popolazione tra cui la giustizia, ed esistono anche dei tribunali mobili che la amministrano con molta rapidità, efficacia, anche se con spietatezza. Questo, naturalmente, porta i villaggi gradualmente ad allinearsi sulle posizioni dei ribelli.

D. – Perché non si punta sul potenziamento del governo afghano?

R. – Perché questo è un problema del governo afghano. E’ un governo profondamente diviso: è diviso per linee etniche, per linee di famiglia e, purtroppo, è anche affetto da fenomeni importanti di corruzione e quindi risulta meno credibile quando ci si allontana dalla capitale. Questo non lo possono fare gli stranieri per il governo di Kabul, questo lo deve fare il governo stesso. (bf)









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