2011-02-27 20:43:55

Libia: gli oppositori a Bengasi fondano il Consiglio nazionale. Gheddafi resta e critica l'Onu


Gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare gli oppositori di Gheddafi. Così il segretario di Stato Usa Hillary Clinton."Il colonnello deve andarsene", ha ribadito, in linea con i principali esponenti della comunità internazionale all’indomani delle sanzioni approvate dall’Onu contro il regime. Ma il rais resta e lo dice in tv anche se l’opposizione continua ad avanzare . Il servizio di Amina Belkassem RealAudioMP3

Per un commento sulla posizione odierna del colonnello Gheddafi sempre più isolato dalla comunità internazionale Marco Guerra ha sentito Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana RealAudioMP3

Io credo che Gheddafi nel momento in cui lotta letteralmente per la vita e per la sopravvivenza improbabile, peraltro, del proprio regime, credo che le sanzioni internazionali non siano per lui una priorità.Credo che Gheddafi cercherà in ogni modo di resistere e poi di mettere in salvo il bottino che ha raccolto in tutti questi anni di controllo della Libia. Credo che ci siano anche delle componenti tribali e psicologiche che faranno sì che lui resisterà fino all’ultimo.

D. Che idea ti sei fatto su Gheddafi? Ha perso veramente il controllo del Paese?

R. – Io credo che Gheddafi a prescindere da quanto controllo abbia ancora sulla Libia sia politicamente morto. E’ impensabile che dopo quello che sta succedendo ed è successo si torni a quello che succedeva prima, con lui che arriva e pianta una tenda nel cuore di Roma o nel cuore del Cremlino, tanto per fare un altro esempio, non solo italiano; con tutti i leader internazionali che lo omaggiano e si felicitano per la sua presunta conversione filooccidentale. Anche perché la sua conversione è stata solo filooccidentale e quindi filo-guadagni e filo-vendita gas e petrolio ai nostri Paesi. Poi, non è stata assolutamente una conversione alla democrazia e ai diritti umani.


Intanto si aggrava l’emergenza umanitaria alle frontiere . Secondo l’Onu, è uno ''tsunami di migranti'' quello proveniente dalla Libia, circa 100.000 persone solo nell'ultima settimana. Un flusso continuo che si dirige soprattutto verso la Tunisia. Sentiamo la testimonianza di Barbara Schiavulli, che si trova al valico tunisino di Ras Jedir, ancora al microfono di Marco Guerra:RealAudioMP3

R. - Il confine è ancora chiuso. C’è una marea di gente che sta arrivando. Soltanto dall’altra parte pare che i poliziotti stiano facendo passare tutti ormai, però invece dalla parte nostra non fanno entrare in Libia ancora e pare che si stia anche schierando l’esercito.

D. – Che Paese raccontano i profughi che arrivano alla tendopoli?

R. – Non sono profughi libici perché la maggior parte sono stranieri, quindi lavoratori cinesi, thailandesi, egiziani, che tornano e poi prendono aerei per andare nelle loro rispettive case. Oggi e ieri hanno cominciato ad entrare i libici: vengono tutti dalla zona di Tripoli verso ovest, quindi i paesi di Zaura. Ci sono però diversi racconti. I libici ti raccontano di scontri, di una situazione molto instabile; invece quelli che lavorano e che comunque erano nelle aziende, alcune delle quali nei deserti, ovviamente, hanno visto molto meno. Purtroppo, non essendoci un'informazione indipendente anche i giornalisti che sono riusciti ad entrare, per esempio, a Tripoli con il visto sono comunque scortati dall’esercito che non li fa andare ovunque. Quindi nel momento in cui cadrà questo confine riusciremo finalmente ad entrare - qua ci sono giornalisti di tutto il mondo - si riuscirà forse a vedere veramente cosa sta succedendo, perché c’è una forte propaganda da parte dei pro Gehddafi ma anche da chi sta facendo la rivoluzione che usa le informazioni anche per fare la propria battaglia.







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