Dalla politica italiana, alle rivolte nei Paesi islamici. Intervista del cardinale
Bagnasco al Giornale
La politica, l’educazione, la moralità, il ruolo delle donne, le preoccupazioni della
Chiesa, la legge sul fine vita ma anche l’attualità internazionale, la rivolta in
Libia, la Tunisia, l’Egitto. Sono i temi affrontanti dal cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei, nell’articolata intervista pubblicata oggi su "Il Giornale".
In riferimento all’attuale situazione in Italia, il porporato ha ammonito: “Siamo
di fronte ad una delegittimazione reciproca e se non si sta attenti potrebbe essere
troppo tardi per tornare ad un maggior senso delle istituzioni”. “La fibrillazione
politica ed istituzionale - ha aggiunto - non avvantaggia la società e rischia di
creare un clima avvelenato che rende insicuri e alla lunga intolleranti”. Parlando
di quelle che sono le principali preoccupazioni che attraversano la Chiesa in questo
momento, il cardinale Bagnasco ha posto l’accento sulla visione edonista della vita
che rischia di mortificare la dignità personale e corrompere le migliori energie del
Paese. “Siamo tutti avvertiti del fatto che una certa cultura della seduzione abbia
introdotto una mentalità e ancor prima una pratica di vita, dove sono state messe
al bando parole come sacrificio, impegno, disinteresse”, ha sottolineato il presidente
dei vescovi italiani. Quindi ha ribadito la necessità di far fronte alla crisi economica,
riconoscendo che dietro di essa si cela una difficoltà più profonda: la mancanza di
valori veri e condivisi che garantiscano la salvaguardia del bene comune. Interpellato
sul caso Ruby, ha poi affermato che “il problema morale è fin troppo evidente perché
venga piegato a beneficio dell’una o dell’altra fazione politica”. “La coerenza personale
e il rispetto delle regole - ha aggiunto - sono la condizione necessaria per lo sviluppo
di una democrazia”. A proposito delle recenti manifestazioni che hanno visto scendere
in piazza le donne per difendere la loro dignità, il cardinale Bagnasco ha evidenziato
come nel mondo occidentale, le donne si trovino a vivere una situazione inadeguata
dovuta proprio al “ricorrente sfruttamento del corpo femminile, come di persistenti
diseguaglianze sul piano sociale ed economico”. Riguardo la questione morale, il presidente
della Cei ha auspicato che “l’istanza etica, come quella spirituale e religiosa che
le sono intrinsecamente connesse, crescano in modo stabile nella coscienza collettiva”,
dopo la deregulation morale, cui “abbiamo assistito per decenni, secondo la quale
non esisterebbero vincoli da rispettare ma solo desideri da realizzare.” Un auspicio
particolare è che i cattolici impegnati in politica riescano a trovare un insieme
di valori incentrati sulla difesa della vita, della famiglia e della libertà di educazione.
Il porporato si è soffermato poi sul disegno di legge del fine vita, in discussione
alla Camera il 7 marzo. “Non è una legge cattolica”, ha detto, “ma rappresenta un
modo concreto per governare la realtà e non lasciarla in balia di sentenze che possono
a propria discrezione emettere un verdetto di vita o di morte.” “Precisare che l’alimentazione
e l’idratazione non sono delle terapie, ma funzioni vitali per tutti, sani e malati,
- ha aggiunto - corrisponde al buon senso dell’accudimento umano e pongono un limite
invalicabile, superato il quale, tutto è possibile”. Interpellato ancora sul federalismo
fiscale, il porporato si è detto convinto che la riforma “va vagliata attentamente
e va realizzata tenendo a mente che non si dà sussidiarietà efficace senza una vera
e continua solidarietà”. Riguardo le celebrazioni per i 150 anni d’Italia, il cardinale
Bagnasco ha posto in luce il ruolo fondamentale della Chiesa “che ha sempre alimentato
l’unità” del Paese “ben prima della sua unificazione statale”, sottolineando come
“la sua evangelizzazione e la sua azione”, abbiano offerto “un codice culturale e
una matrice perfino sociale ed economica”, fondamentale per l’unificazione. Infine
interpellato sulle rivolte in atto nel mondo arabo e sul dramma in Libia, il porporato
ha condannato l’enorme tributo di sangue, richiamando la comunità internazionale ad
una forte assunzione di responsabilità anche rispetto alla questione migratoria. “Bisognerà
vigilare perché tale questione - ha raccomandato - non abbia un impatto devastante
sui fragili equilibri interni, e all’ospitalità doverosa faccia da contrappeso la
necessaria legalità. L’Italia è la porta dell’Europa e l’Europa deve essere presente
in modo adeguato, tempestivo ed efficace”. (A cura di Cecilia Seppia)