L'incontro tra le fedi, un'arma per disinnescare le tensioni: intervista col prof.
Kepnes
Il panorama politico del Medio Oriente e del Nord Africa, si sta dunque modificando
con conseguenze drammatiche, diverse tra loro e imprevedibili. In questo scenario,
il dialogo interreligioso tra ebrei, cristiani e musulmani è più importante che mai
e rappresenta “una questione di vita o di morte”. È quanto sostiene il professor
Steven Kepnes, ebreo e docente di Studi Giudaici alla Colgate University di New
York, che su questo tema ha tenuto giovedì scorso a Roma una conferenza presso la
Pontificia Università Gregoriana. Linda Giannattasio lo ha intervistato:
R. – I’m
just looking at the world where we have major conflicts … Osservo quella
parte del mondo in cui c’è il maggior numero di conflitti – Africa, Medio Oriente
– e purtroppo, cristiani, ebrei e musulmani stanno uccidendosi fra loro. Ecco perché
è una questione di vita o di morte. A volte sembra che i conflitti in Africa o in
Medio Oriente siano di carattere squisitamente nazionale o economico. Noi sappiamo,
però, che se riuscissimo ad avere una maggiore comprensione tra le religioni, questo
potrebbe portare anche a una diminuzione delle tensioni nell’ambito dei conflitti
nazionali. Ci sono leader religiosi musulmani, cristiani ed ebrei che hanno consacrato
la loro vita allo sforzo di unire le persone: se nei conflitti nazionali si desse
la parola in ambito diplomatico proprio a questi leader, io sono convinto che potrebbero
trovare delle soluzioni.
D. – C’è il rischio che situazioni di crisi
politica come quelle che si vivono da sempre in Medio Oriente, ma anche – in questo
momento – in Africa, possano invece allontanare da questo dialogo interreligioso e
creare fondamentalismi?
R. – Yes. The religions that some people seem
to be attractive to now, are the more … Mi sembra che le religioni dalle
quali alcune persone sembrano essere attratte in maniera particolare siano proprio
quelle fondamentaliste. Sono precisamente quelle religioni che dividono la gente piuttosto
che unirla. Penso che gli ebrei, i musulmani e i cristiani più liberali e più aperti
di mente abbiano bisogno di alzare il tono della voce, di comunicare il loro messaggio.
D.
– Lei sta portando avanti da anni il cosiddetto “metodo scritturale” in Israele: leggere
insieme la Bibbia, il Corano, può alimentare questo dialogo interreligioso?
R.
– This method of “scriptural reasoning” is one where people sit together … Questo
“metodo di ragionamento scritturale” prevede che la gente si trovi insieme a leggere
e studiare i propri Testi sacri; e leggere il tuo Testo sacro da ebreo, insieme ad
un musulmano e ad un cristiano, ti porta a conoscere le persone sul piano della loro
fede, ti fa comprendere cosa è più importante per loro, ti porta a sviluppare amicizie
che durano nel tempo. E quando nascono amicizie tra persone di popoli che sono in
conflitto tra di loro, questo fa sì che esse riescano a comprendersi meglio e a sua
volta questo messaggio può essere trasmesso ad un pubblico più vasto. (gf)