Benedetto XVI: l'aborto uccide il bambino e rovina la famiglia, i medici lo dicano
con coraggio. Alle donne: Dio non abbandona chi sbaglia
L’aborto non risolve nulla, ma “uccide il bambino” e produce solo un profondo “dramma
morale ed esistenziale” per i genitori, che può segnare per sempre soprattutto una
donna. Benedetto XVI lo ha affermato nel discorso tenuto questa mattina durante l’udienza
concessa ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia per la Vita. Il
Papa ha anche parlato delle responsabilità dei medici, della promozione di una scienza
eticamente valida, invitando le donne vittime della sindrome-post abortiva a trovare
consolazione in Dio che è padre e che ama. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Non c’è nessun
vincitore dietro la scelta di abortire. Non vince il bambino, concepito per poi essere
eliminato. Non vince la donna, che resta violata da una ferita che la tocca in un’intimità
che solo lei può capire. Non vince l’uomo, sollevato da una soluzione che lo libera
ma cieco davanti al vero dramma della donna, lasciata quasi sempre sola. Non vincono
i medici che lo consigliano, inducendo la donna a vedere un peso nel dono che porta
dentro di sé. Benedetto XVI ha ribadito tutto questo con serena fermezza, rivolgendosi
in particolare a chi, ha detto, “vorrebbe negare la coscienza morale nell’uomo”, che
fa “discernere il bene dal male” nelle diverse situazioni della vita. Come nella scelta
di abortire:
“La tematica della sindrome post-abortiva - vale a dire
il grave disagio psichico sperimentato frequentemente dalle donne che hanno fatto
ricorso all’aborto volontario - rivela la voce insopprimibile della coscienza morale,
e la ferita gravissima che essa subisce ogniqualvolta l’azione umana tradisce l’innata
vocazione al bene dell’essere umano, che essa testimonia. In questa riflessione sarebbe
utile anche porre l’attenzione sulla coscienza, talvolta offuscata, dei padri dei
bambini, che spesso lasciano sole le donne incinte”.
La qualità
morale dell'agire umano, ha detto il Papa, non è "una prerogativa dei cristiani o
dei credenti", ma di "ogni essere umano". Chiunque può rimanere profondamente segnato
se il “suo agire si svolge contrariamente al dettame della propria coscienza”. E ciò
vale anche per i medici. Loro in particolare, ha sollecitato il Pontefice…
“…non
possono venire meno al grave compito di difendere dall’inganno la coscienza di molte
donne che pensano di trovare nell’aborto la soluzione a difficoltà familiari, economiche,
sociali, o a problemi di salute del loro bambino. Specialmente in quest’ultima situazione,
la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta
non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto ‘terapeutico’ per
evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia”.
Inganni, per
l’appunto, mentre ciò che i medici dovrebbero ribadire con “speciale fortezza” di
fronte a una società che ha smarrito il senso della vita è, ha indicato Benedetto
XVI, questa drammatica sequenza:
“L’aborto non risolve nulla, ma
uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino,
rovinando, spesso, la vita famigliare”.
Il tema delle banche del
cordone ombelicale, oggetto di dibattito alla plenaria della Pontificia Accademia
per la Vita, ha indotto il Papa a tornare su un altro argomento di stretta attualità
scientifica ed etica, ovvero l’impiego delle cellule staminali provenienti dal cordone
ombelicale:
“Si tratta di applicazioni cliniche importanti e di ricerche
promettenti sul piano scientifico, ma che nella loro realizzazione molto dipendono
dalla generosità nella donazione del sangue cordonale al momento del parto e dall’adeguamento
delle strutture, per rendere attuativa la volontà di donazione da parte delle partorienti”.
Una
generosità che non è quella delle moderne banche private per la conservazione del
sangue cordonale: strutture, ha notato il Pontefice, in crescente aumento nelle quali
ciò che si raccoglie è invece destinato a un uso esclusivamente personale e dunque,
ha sottolineato Benedetto XVI, “giustamente guardate con perplessità” da molti ricercatori
medici. Il Papa ha invitato i medici a promuovere una reale solidarietà umana e cristiana;
la stessa che la Chiesa vuole riservare alle donne che hanno abortito. Benedetto XVI
ha ripetuto loro, alla lettera, le parole, intrise di comprensione e di dolcezza,
che Giovanni Paolo II scrisse nell’Evangelium vitae:
“La Chiesa
sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita
che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica (...) Non
lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza (...)
Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre
di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento
della Riconciliazione. Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con
speranza il vostro bambino”.