India: l’Alta Corte del Himachal Pradesh accoglie ricorso contro legge anti-conversione
Una buona notizia per il dialogo interreligioso in India: l’Alta Corte dello Stato
dell’Himachal Pradesh, uno dei cinque della Federazione in cui è in vigore il Freedom
of Religion Act del 2006 (gli altri sono il Madhya Pradesh, il Chhattisgarth, l’Orissa
e il Gujarat) ha ammesso il ricorso che contesta la validità costituzionale della
cosiddetta legge anti-conversione, che impedisce ai fedeli indù di convertirsi a un’altra
fede, ma non l’opposto. Il ricorso, specifica l'agenzia Fides, è stato portato avanti
da due organizzazioni della società civile: l’Evangelical Fellowship of India che
raccoglie ben 200 comunità evangeliche, e l’Act Now for harmony and democracy. Le
argomentazioni del ricorso, ritenute valide dal giudice, riguardano la violazione
di tre diritti in particolare: quello alla privacy, quello alla libertà religiosa
e quello alla libertà di parola e di espressione, tutti disciplinati dalla Costituzione
dello Stato, e riguardano anche l’interferenza del provvedimento legislativo nella
sfera intima dell’uomo, quella, cioè, del rapporto tra l’anima e Dio. In particolare,
vittime del Freedom of Religion Act sono i missionari cristiani, accusati dagli estremisti
indù di fare proselitismo tra gli indigeni dalit e i fuori casta. La prima udienza
è fissata per il 14 giugno prossimo, mentre è ancora in esame il ricorso, di natura
simile e di cui questo potrebbe costituire un precedente valido, presentato dalla
Conferenza episcopale dell’India nel 2009 contro l’applicazione della legge anti-conversione
nel Gujarat. (R.B.)