2011-02-24 14:37:48

Le Figlie di San Camillo a Grottaferrata celebrano il centenario della Beata Giuseppina Vannini


Si è svolta ieri pomeriggio, nella Casa generalizia delle Figlie di San Camillo a Grottaferrata, la solenne cerimonia eucaristica per il centenario della scomparsa della fondatrice dell’Istituto, la Beata Madre Giuseppina Vannini. La Messa è stata presieduta dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano. Ce ne parla Davide Dionisi:RealAudioMP3

Un secolo che ha consentito un cammino di crescita proficuo e una circostanza altamente significativa per la Chiesa, che ha portato tutte noi ad un sempre maggior fervore di spirito e ad un rinnovamento. Così la superiora generale delle Figlie di San Camillo, madre Laura Biondo, ha ricordato, ieri pomeriggio nella Cappella santuario di Grottaferrata, il centenario della morte della fondatrice dell’Istituto, la Beata madre Giuseppina Vannini. La Messa solenne è stata presieduta dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano. Durante l’omelia il porporato ha rievocato i tratti distintivi del carisma camilliano, sottolineando come la malattia può essere intesa come stagione della verità:

R. - Quando siamo ammalati, noi ci rendiamo conto di non essere onnipotenti, ma di essere piccoli, di essere fragili. Molto spesso nella vita, noi commettiamo l’errore di scambiare l’ombra per la nostra statura: ma noi siamo piccoli e per questo abbiamo bisogno di aggrapparci a Dio, di aggrapparci ad una roccia. E’ nella malattia che prendiamo coscienza di questa verità fondamentale della vita.

D. – In una società che predilige il benessere e la bellezza fisica, ha ancora senso parlare del valore della sofferenza?

R. – Ancora di più c’è bisogno oggi di parlare del valore della sofferenza, perché anche coloro che non vogliono ammettere che si invecchia e che ci si ammala, prima o poi invecchiano e prima o poi si ammalano. Pertanto dobbiamo prepararci a quel momento: non ignorandolo, non ingannandolo, non verniciandolo, non truccandolo, ma dicendoci la verità e chiedendoci: Come devo prepararmi a quei momenti? Come devo essere nel cuore per poter andare verso l’eterno, che è la patria di tutti, che è la casa di tutti?

D. – Perché il messaggio della Beata Vannini, a cento anni dalla sua morte, è ancora attuale, secondo lei?

R. – E’ attuale, perché questa è un’epoca di grande esteriorità: domina il futile, il banale, l’appariscente:. Tanto è vero che uno dei verbi più ricorrenti oggi è “look” , apparire, ma l’apparire non serve. La Beata Vannini ci ha ricordato che senza carità, noi siamo niente. E del resto questo l’aveva detto anche San Paolo, l’aveva detto anche Gesù: “Amatevi, come io ho amato voi”.

Alla superiora generale, madre Laura Biondo, abbiamo chiesto quali sono le nuove sfide pastorali che l’Istituto è chiamato ad affrontare a cento anni dalla nascita al cielo della loro fondatrice:

R. – Le sfide nel nostro campo sono sempre legate alle malattie, qualsiasi esse siano. Teniamo presente che ci sono malattie che oggi prevalgono in certi ambienti, come per esempio l’aids in Africa. Lo Stato non dà nulla ai poveri e quindi se non ci fossero queste strutture della Chiesa e degli istituti religiosi, queste persone sarebbero deputate a morire. Una sfida che ci attende è proprio quella dell’animazione vocazionale: noi dobbiamo impegnarci a 360 gradi per poter offrire ai poveri, ai miseri, agli ammalati delle “madri”, che li curino con quell’amore che solo una madre può avere. (mg)







All the contents on this site are copyrighted ©.