Le Figlie di San Camillo a Grottaferrata celebrano il centenario della Beata Giuseppina
Vannini
Si è svolta ieri pomeriggio, nella Casa generalizia delle Figlie di San Camillo a
Grottaferrata, la solenne cerimonia eucaristica per il centenario della scomparsa
della fondatrice dell’Istituto, la Beata Madre Giuseppina Vannini. La Messa è stata
presieduta dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per lo Stato
della Città del Vaticano. Ce ne parla Davide Dionisi:
Un secolo
che ha consentito un cammino di crescita proficuo e una circostanza altamente significativa
per la Chiesa, che ha portato tutte noi ad un sempre maggior fervore di spirito e
ad un rinnovamento. Così la superiora generale delle Figlie di San Camillo, madre
Laura Biondo, ha ricordato, ieri pomeriggio nella Cappella santuario di Grottaferrata,
il centenario della morte della fondatrice dell’Istituto, la Beata madre Giuseppina
Vannini. La Messa solenne è stata presieduta dal cardinale Angelo Comastri,
vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano. Durante l’omelia
il porporato ha rievocato i tratti distintivi del carisma camilliano, sottolineando
come la malattia può essere intesa come stagione della verità:
R. -
Quando siamo ammalati, noi ci rendiamo conto di non essere onnipotenti, ma di essere
piccoli, di essere fragili. Molto spesso nella vita, noi commettiamo l’errore di scambiare
l’ombra per la nostra statura: ma noi siamo piccoli e per questo abbiamo bisogno di
aggrapparci a Dio, di aggrapparci ad una roccia. E’ nella malattia che prendiamo coscienza
di questa verità fondamentale della vita.
D. – In una società che predilige
il benessere e la bellezza fisica, ha ancora senso parlare del valore della sofferenza?
R.
– Ancora di più c’è bisogno oggi di parlare del valore della sofferenza, perché anche
coloro che non vogliono ammettere che si invecchia e che ci si ammala, prima o poi
invecchiano e prima o poi si ammalano. Pertanto dobbiamo prepararci a quel momento:
non ignorandolo, non ingannandolo, non verniciandolo, non truccandolo, ma dicendoci
la verità e chiedendoci: Come devo prepararmi a quei momenti? Come devo essere nel
cuore per poter andare verso l’eterno, che è la patria di tutti, che è la casa di
tutti?
D. – Perché il messaggio della Beata Vannini, a cento anni dalla
sua morte, è ancora attuale, secondo lei?
R. – E’ attuale, perché questa
è un’epoca di grande esteriorità: domina il futile, il banale, l’appariscente:. Tanto
è vero che uno dei verbi più ricorrenti oggi è “look” , apparire, ma l’apparire non
serve. La Beata Vannini ci ha ricordato che senza carità, noi siamo niente. E del
resto questo l’aveva detto anche San Paolo, l’aveva detto anche Gesù: “Amatevi, come
io ho amato voi”.
Alla superiora generale, madre Laura Biondo,
abbiamo chiesto quali sono le nuove sfide pastorali che l’Istituto è chiamato ad affrontare
a cento anni dalla nascita al cielo della loro fondatrice:
R. – Le sfide
nel nostro campo sono sempre legate alle malattie, qualsiasi esse siano. Teniamo presente
che ci sono malattie che oggi prevalgono in certi ambienti, come per esempio l’aids
in Africa. Lo Stato non dà nulla ai poveri e quindi se non ci fossero queste strutture
della Chiesa e degli istituti religiosi, queste persone sarebbero deputate a morire.
Una sfida che ci attende è proprio quella dell’animazione vocazionale: noi dobbiamo
impegnarci a 360 gradi per poter offrire ai poveri, ai miseri, agli ammalati delle
“madri”, che li curino con quell’amore che solo una madre può avere. (mg)