Sindrome post-abortiva e banche del cordone ombelicale al centro dell'assemblea dell'Accademia
per la Vita: intervista con mons. Carrasco de Paula
La Pontificia Accademia per la Vita si riunisce da domani fino al 26 febbraio nell’Aula
Nuova del Sinodo, in Vaticano, per la sua 17.ma assemblea generale. Ad aprire l’incontro
sarà il presidente del dicastero, mons. Ignacio Carrasco de Paula, che – al
microfono di Fabio Colagrande – ci presenta i temi che saranno affrontati dalla
riunione:
R. – Quest’anno
abbiamo posto al centro della nostra assemblea due questioni, per le quali sono stati
organizzati - già da mesi - due gruppi di studio e verranno presentati i primi risultati
dei loro lavori. Non si tratta ancora dei risultati conclusivi, per arrivare a questo
è necessario ancora lavorarci un po’ su. I due temi che abbiamo scelto riguardano
anzitutto le conseguenze dell’aborto - la sindrome post-abortiva - e, l’altro, che
riguarda forse un problema poco conosciuto, ma certamente di grande rilevanza, è quello
delle banche per la conservazione del cordone ombelicale, nella prospettiva dell’utilizzo
terapeutico delle cellule staminali.
D – Partiamo proprio da questo
secondo tema: il sangue del cordone ombelicale e della placenta contiene cellule staminali,
che potrebbero servire per la cura di eventuali gravi malattie. Ma c’è il rischio
di un business in questo campo?
R. – Direi che non si tratta solo di
un rischio, perché purtroppo rappresenta una realtà!
D. – Quindi la
creazione di queste banche va tenuta d’occhio da un punto di vista etico...
R.
– Senz’altro e non soltanto per questo problema. Qui c’è una questione – direi – molto
importante per noi e che riguarda la contrapposizione tra l’utilizzo pubblico e l’utilizzo
privato: tra chi vuole conservare questa possibilità terapeutica soltanto per sé e
chi, invece, la vuole mettere a disposizione degli altri. Credo che questa sia una
questione di natura strettamente etica e che sia necessario dire qualche parola in
proposito.
D. – C’è insomma il rischio di un mercato in questo caso?
R.
– Sì, su questo non c’è dubbio.
D. – Passiamo ora all’altro tema della
vostra assemblea generale, che lei ha già anticipato: il cosiddetto trauma post-aborto.
Si parla di 42 milioni di aborti in tutto il mondo ogni anno – sono dati dell’Organizzazione
mondiale della sanità – e sicuramente quindi un fatto che ha degli effetti negativi
su tutta la società. Questo è il punto di partenza della vostra riflessione…
R.
– Sì, esattamente. Noi non entriamo, comunque, nello specifico della questione dell’aborto
in sé, perché ovviamente questo lo abbiamo fatto già tantissime altre volte. Quello
su cui vogliamo quest’anno porre l’attenzione sono le conseguenze, conseguenze che
hanno dei “costi”, dei “costì” molto importanti sia a livello personale che a livello
sociale. La nostra attenzione va soprattutto a livello personale: qual è il rischio
per la donna che, per diversi motivi - e alle volte anche per la forte pressione sociale
che c’è, per una tendenza a favore dell’aborto che è presente in alcune regioni -
ricorre all’aborto. Molte volte la donna è costretta, molte volte la donna è una vittima…
D
– Tra l’altro è un trauma che riguarda la donna, ma anche l’uomo, la famiglia e anche
coloro che aiutano una donna ad abortire…
R. – Esattamente. Tutto questo
ha certamente delle conseguenze a livello collettivo e in primo luogo per la famiglia:
l’unità familiare che da questo viene scossa.
D. – Eccellenza, una domanda
più personale: lei è presidente di questa Pontificia Accademia dal 30 giugno del 2010,
da quando cioè il Papa l’ha nominata e quindi da meno di un anno. Con quale stato
d’animo ha intrapreso questo incarico così importante?
R. – Il mio stato
d’animo? Direi, anzitutto, che ho iniziato questo nuovo incarico con entusiasmo ...
ci vuole sempre e che credo sia fondamentale. Ma poi la riflessione che ho fatto è
stata su quale sia precisamente il significato di questa parola, che caratterizza
la nostra Accademia e cioè la vita. Io non la intendo come una idea e tanto meno come
una cosa o un oggetto: non siamo al servizio di una ideologia! Io la intendo come
una Accademia che svolge un servizio per le persone viventi e fondamentalmente per
l’origine della vita, che è Cristo, che è nostro Signore. (mg)