Punjab. Donna cattolica in carcere per blasfemia: appello dei vescovi per la revisione
della legge
La Chiesa in Pakistan è scossa dal nuovo caso di blasfemia ai danni di una donna,
Agnes Nuggo, di Faisalabad, in Punjab, 50 anni, cattolica, sposata con Bashir, madre
di 5 figli. La donna è stata arrestata perché accusata di blasfemia da alcuni musulmani,
suoi vicini di casa, che rivendicano la proprietà di un terreno. Agnes si professa
innocente e definisce false le accuse a suo carico. Secondo fonti locali raccolte
dall’agenzia Fides, Agnes è vittima di una vendetta, dopo avere accusato ingiustamente
i tre cristiani, vicini di casa, dicendo all’imam locale che questi avevano offeso
il Profeta Maometto. Appurata la loro innocenza, Agnes aveva ammesso pubblicamente
il suo errore, scusandosi, ma a sua volta poi accusata di blasfemia, testimoniato
dallo stesso imam. Mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente del
Conferenza episcopale, ha espresso all’agenzia Fides la preoccupazione dei vescovi
pakistani dopo questo nuovo caso: “E' deplorevole – ha detto - che sia accaduto ancora.
Continuano a verificarsi casi di false accuse di blasfemia contro i cristiani, contro
membri di altre minoranze religiose e anche contro musulmani. La legge si presta ad
abusi che puntualmente si verificano: questo ci preoccupa molto. Non dobbiamo fermare
il nostro impegno e la nostra mobilitazione per poterla cambiare. Speriamo che la
vicenda di Agnes possa chiarirsi e risolversi in tempi brevi. Continuiamo a sperare
che la parte sana del Paese concordi sull'urgenza di abolire o almeno rivedere la
legge”. In Pakistan c’è stato di recente un rimpasto di governo, in cui è stato confermato
il ministro per le Minoranze religiose: “Al nuovo governo – prosegue l’arcivescovo
Saldanha – chiediamo una politica di uguaglianza e rispetto dei diritti fondamentali
per tutti, e di realizzare un sistema maggiormente democratico nel Paese, secondo
i principi di trasparenza e giustizia: solo in tal modo potranno crescere la pace
e l'armonia. Noi cristiani e le altre minoranze religiose – rivendica il presule -
siamo parte del Paese, vogliamo vivere in pace, in una nazione rispettosa di tutti
i cittadini, senza alcuna discriminazione”. (R.G.)