2011-02-23 12:32:40

Il dolore del Papa per le vittime del terremoto in Nuova Zelanda


Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del devastante terremoto che ha colpito la città di Christchurch, in Nuova Zelanda, provocando almeno 75 morti ed oltre 300 dispersi. Il Papa ha espresso il suo dolore sia durante l’udienza generale di stamani che attraverso un telegramma indirizzato al vescovo di Christchurch, Barry Jones, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone: ha affidato le vittime "all’amore misericordioso di Dio", assicurando alla nazione neozelandese le sue preghiere. Quindi, ha espresso il suo sostegno a quanti stanno assistendo i feriti e a quanti in queste ore stanno cercando di salvare le persone rimaste intrappolate sotto le macerie. Intanto il premier neozelandese, John Key, ha decretato lo Stato d’emergenza nazionale. Ma come sono state accolte le parole del Papa nel Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a mons. Charles Daniel Balvo , nunzio apostolico in Nuova Zelanda:RealAudioMP3

R. - Anche se il sentimento religioso non è molto forte in Nuova Zelanda le persone apprezzano molto queste parole.

D. – La situazione a Christchurch è drammatica, il sindaco ha parlato di una carneficina. Lei quali notizie ha?

R. – In Nuova Zelanda non sono abituati a disastri di grande misura. Si prevedono forse più di duecento morti e stanno cercando di trovare le persone che sono rimaste intrappolate in alcuni edifici che sono crollati e che sono diventati molto pericolosi e in cui non si riesce ad entrare. Nella città le due cattedrali sono molto danneggiate; quella cattolica forse non si salverà.

D. – La Chiesa concretamente come si sta adoperando per aiutare la popolazione?

R. – Bisognerà vedere come andranno le cose perché la metà della città si trova senza corrente elettrica, senza acqua, e c’è stata un’evacuazione. La Caritas locale ha stanziato 25 mila dollari neozelandesi per aiutare e si vedrà man mano come procedere, perché bisognerà organizzare l’ospitalità della gente rimasta senza casa… Si vedrà eventualmente per altri aiuti che ci potranno dare; qui in genere sono abbastanza bene organizzati.

D. - I soccorritori da più di 24 ore scavano tra le macerie per riportare alla luce possibili sopravvissuti: sono sufficienti secondo lei i soccorsi?

R. – Sì, per il momento. Poi riceveremo aiuti da altri Paesi. In Nuova Zelanda c’è una certa esperienza ma hanno accettato gli aiuti dall’Australia, da Singapore, dagli Stati Uniti e anche da altri Paesi perché questo è un piccolo Paese.

D. – La popolazione in questo momento di cosa ha più bisogno?

R. – Di trovare un alloggio, perché c’è stata un’evacuazione nel centro della città. Inoltre, l’80% della città è senza acqua perché le condutture sono state distrutte e la metà della città è senza corrente elettrica. Sono state allestite scuole, centri commerciali e altri posti dove la gente può andare per trovare rifugio e trovare acqua. Qualcun altro, invece, ha deciso di raggiungere i parenti fuori città.

D. – Christchurch già era stata colpita da un altro terremoto lo scorso settembre, ieri la scossa devastante. Le autorità erano pronte a gestire una situazione di emergenza come questa?

R. – Fino a un certo punto perché Christchurch non è una zona sismica, così, invece, com’è l’area di Wellington. Le persone avevano appena iniziato a riprendersi dall’ultimo terremoto; in seguito a quel sisma c’era stata una lunga serie di scosse di assestamento, anche se quella di ieri è giunta come un fulmine a ciel sereno. Si sono mobilitati subito ma non si aspettavano una scossa così forte, era imprevedibile. (bf)







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