2011-02-23 20:15:08

Caos in Libia. Al Arabiya: 10mila morti e 50mila feriti


La crisi in Libia. Il regime di Gheddafi sembra abbia perso il controllo della parte orientale del paese, mentre controlla ancora Tripoli. Notizie allarmanti sul numero delle vittime: il componente libico della Corte Penale Internazionale, Sayed al Shanuka ha detto alla tv Al Arabiya che dall’inizio delle proteste in Libia sarebbero morte circa 10mila persone e i feriti potrebbero essere 50mila. Il servizio di Amina Belkassem. RealAudioMP3

“L’Italia rimane il primo esportatore europeo di armamenti” alla Libia, nonostante il momento di profonda difficoltà politica e sociale del Paese nordafricano. Lo ricorda Pax Christi Italia, in un comunicato in cui il movimento internazionale “chiede di rifiutare l’esportazione di armamenti qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna”. Ascoltiamo don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – In questa situazione drammatica vogliamo cogliere un grande senso di responsabilità, lanciando un richiamo al bene del Paese e al bene di questa massa di fratelli e sorelle che sono in una situazione davvero disperata.

D. – I fatti di questi giorni cosa dimostrano riguardo alle politiche adottate finora dalla comunità internazionale rispetto alla Libia?

R. – Sembra che ci sia un gap troppo profondo tra le scelte - soprattutto le scelte di cooperazione militare, di sostegno a certi Paesi - e la morale, la legge, che l’Italia e gli Stati dell’Europa hanno come fondamento proprio per regolare questo commercio delle armi e soprattutto per aiutare la comunità internazionale a sostenere direttamente le popolazioni.

D. - Pax Christi fa riferimento ai rischi che questi armamenti possano essere usati per fini di repressione …

R. – Purtroppo vantiamo il primato di essere i primi fornitori in Europa di armi alla Libia. Di fronte allo sconvolgimento - dopo la Tunisia basti pensare, per esempio, all’Egitto - non abbiamo neanche posto il dubbio. La Francia e la Germania hanno immediatamente deciso di sospendere i rifornimenti di armi all’Egitto e invece per noi sembra sempre che purtroppo prevalga la legge del commercio, il commercio di morte.

D. - Come Pax Christi è vicina in queste ore ai cristiani di Libia?

R. – Siamo naturalmente partecipi di una grande e profonda comunione che avviene attraverso la comunità ecclesiale. Poi non dobbiamo nascondere che la nostra preoccupazione, da tanto tempo, è anche per il fiume umano che attraversa il nostro mare. Ormai la tragica realtà dei respingimenti ci conferma che ci vuole una politica di più ampio respiro, certamente italiana ma anche europea, al di là di una situazione emergenziale.(bf)







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