Caos in Libia. Al Arabiya: 10mila morti e 50mila feriti
La crisi in Libia. Il regime di Gheddafi sembra abbia perso il controllo della parte
orientale del paese, mentre controlla ancora Tripoli. Notizie allarmanti sul numero
delle vittime: il componente libico della Corte Penale Internazionale, Sayed al Shanuka
ha detto alla tv Al Arabiya che dall’inizio delle proteste in Libia sarebbero morte
circa 10mila persone e i feriti potrebbero essere 50mila. Il servizio di Amina
Belkassem.
“L’Italia
rimane il primo esportatore europeo di armamenti” alla Libia, nonostante il momento
di profonda difficoltà politica e sociale del Paese nordafricano. Lo ricorda Pax Christi
Italia, in un comunicato in cui il movimento internazionale “chiede di rifiutare l’esportazione
di armamenti qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature
militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna”. Ascoltiamo
don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi, intervistato
da Giada Aquilino:
R. – In questa
situazione drammatica vogliamo cogliere un grande senso di responsabilità, lanciando
un richiamo al bene del Paese e al bene di questa massa di fratelli e sorelle che
sono in una situazione davvero disperata.
D. – I fatti di questi giorni cosa
dimostrano riguardo alle politiche adottate finora dalla comunità internazionale rispetto
alla Libia?
R. – Sembra che ci sia un gap troppo profondo tra le scelte - soprattutto
le scelte di cooperazione militare, di sostegno a certi Paesi - e la morale, la legge,
che l’Italia e gli Stati dell’Europa hanno come fondamento proprio per regolare questo
commercio delle armi e soprattutto per aiutare la comunità internazionale a sostenere
direttamente le popolazioni.
D. - Pax Christi fa riferimento ai rischi che
questi armamenti possano essere usati per fini di repressione …
R. – Purtroppo
vantiamo il primato di essere i primi fornitori in Europa di armi alla Libia. Di fronte
allo sconvolgimento - dopo la Tunisia basti pensare, per esempio, all’Egitto - non
abbiamo neanche posto il dubbio. La Francia e la Germania hanno immediatamente deciso
di sospendere i rifornimenti di armi all’Egitto e invece per noi sembra sempre che
purtroppo prevalga la legge del commercio, il commercio di morte.
D. - Come
Pax Christi è vicina in queste ore ai cristiani di Libia?
R. – Siamo naturalmente
partecipi di una grande e profonda comunione che avviene attraverso la comunità ecclesiale.
Poi non dobbiamo nascondere che la nostra preoccupazione, da tanto tempo, è anche
per il fiume umano che attraversa il nostro mare. Ormai la tragica realtà dei respingimenti
ci conferma che ci vuole una politica di più ampio respiro, certamente italiana ma
anche europea, al di là di una situazione emergenziale.(bf)