Il cardinale Ricard sul documento Ue che condanna le persecuzioni anticristiane e
di altri culti: giusta presa di posizione pubblica
Un documento che stigmatizza in modo concorde le persecuzioni subite negli ultimi
tempi da cristiani e da fedeli di altri culti. È quello siglato ieri dai 27 ministri
degli Esteri dell'Unione Europea, riuniti ieri in Consiglio. Nel testo si parla di
"ferma condanna" nei confronti degli attacchi terroristici "perpetrati recentemente,
in diversi Paesi, contro i cristiani e i loro luoghi di culto, i pellegrini musulmani
e altre comunità religiose". L'Ue, si afferma ancora, "è risolutamente impegnata nella
promozione e protezione della libertà religiosa o di convinzioni senza nessuna discriminazione".
Su questo documento – di tenore sensibilmente diverso rispetto a quello dello scorso
gennaio nel quale ci si riferiva a una generica difesa delle "minoranze religiose"
– si sofferma con un commento l'arcivescovo di Bordeaux, cardinale Jean-Pierre
Ricard, vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, al
microfono della collega della redazione francese della nostra emittente, Helene
Destombes:
R. – Notre
prise de position n’est pas une prise de position partisane … La nostra
non è una presa di posizione di parte, non il desiderio di manifestare la nostra solidarietà
soltanto ai cristiani. Al contrario, è una presa di posizione rivolta a qualsiasi
tipo di persecuzione di qualsiasi fedele. Allo stesso tempo, però, ci siamo detti
che se non siamo noi a prendere le difese di coloro che oggi, in tutto il mondo, sono
forse maggiormente presi di mira, cioè i cristiani, chi lo farà mai? Mi rallegro dell’iniziativa
e del fatto che i ministri degli Esteri – tenendo conto che c’erano state reticenze
da parte di cinque Paesi – abbiano infine assunto questa posizione in difesa delle
comunità cristiane perseguitate.
D. – Si tratta quindi di un segnale
forte che mancava da tempo, dal momento che i 27 non avevano trovato un accordo. Lei
deplora il fatto che hanno tardato tanto a farsi sentire?
R. – Oui.
Mais ce qui aurait été catastrophique ça aurait été d’en rester à une espèce … Sì,
ma ciò che sarebbe stato veramente catastrofico sarebbe stato il restare in quella
sorta di silenzio dovuto all’incapacità di prendere una posizione. Ora, finalmente,
esiste un’espressione pubblica. Mi auguro, peraltro, che questa espressione pubblica
possa tradursi in realtà in un certo numero di Paesi. Credo sia comunque positivo
il fatto che i ministri degli Esteri abbiano saputo superare le riserve o le reticenze
tra di loro e possano quindi parlare con una voce comune. Di questo veramente mi rallegro.
D.
– Il testo adottato ieri mattina invita, peraltro, Catherine Ashton a rendere conto
delle misure prese e dei propositi concreti adottati per rafforzare ulteriormente
l’azione dei 27 riguardo la promozione e la tutela della libertà religiosa. In concreto,
che cosa vi aspettate?
R. – Nous attendons que les relations d’un certain
nombre de pays de l’Union … Noi ci aspettiamo che un certo numero di Paesi
dell’Unione Europea possano far sentire la loro voce nei riguardi di quegli Stati
nei quali si verificano persecuzioni di minoranze religiose ed eventualmente esercitare
pressioni. Esiste, infatti, la tentazione – per ragioni economiche o commerciali –
di mantenere un prudente silenzio… Mi sembra una cosa molto importante perché, al
di là di ogni questione, è in gioco la tutela della libertà di coscienza e il rispetto
della dignità dell’uomo.
D. – Un passo importante è stato fatto. Quale
sarà il prossimo?
R. – D’abord, ce que je souhaite, ce que j’espère,
ce pourquoi je prie, c’est que … Intanto, quello che mi auguro, quello che
spero e quello per cui prego è che queste persecuzioni finiscano o se non altro diminuiscano:
questo è il primo aspetto. Ma poi, vorrei che la tutela della libertà di coscienza,
della libertà religiosa, della libertà della pratica religiosa, diventi sistematica
in ogni Paese. So che in alcuni Paesi, in particolare in alcuni Paesi arabi, i cristiani
non hanno il diritto di praticare la religione nell’ambito della loro vita sociale,
e penso che questo fatto stesso sia un attentato alla libertà religiosa dell’uomo.
Mi auguro che in futuro si possa compiere un passo anche in questa direzione. (gf)