2011-02-21 15:37:01

LIBIA: “La comunità cattolica non è stata coinvolta negli scontri” dice a Fides il Vicario Apostolico di Tripoli"


Tripoli (Agenzia Fides)
“Dal luogo nel quale mi trovo non constato niente, la città è silenziosa ed è ferma. Non c’è niente che faccia pensare agli scontri, anche se ho avuto notizie di scontri e saccheggi avvenuti nella notte. La comunità cattolica non ha incontrato finora particolari difficoltà” dice all’Agenzia Fides S.E. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia. “Molti fedeli si recano nelle nostre chiese per implorare la pace. Le due chiese, di Tripoli e di Bengasi, non hanno subito alcuna offesa. Le diverse comunità di religiose che operano negli ospedali della Cirenaica (Bengasi, Tobruk e altre località) sono impegnate a curare i feriti degli scontri. In ogni città della zona c’è una comunità religiosa femminile. A Tripoli vi sono le suore di Madre Teresa che lavorano in alcuni centri sociali”.
Mons. Martinelli spiega che la Chiesa in Libia opera a favore delle numerose comunità di fedeli stranieri, provenienti dall’Asia, da altri Paesi africani e dall’Europa. “Oltre al servizio pastorale offriamo anche un servizio sociale perché abbiamo un gran numero di immigrati (eritrei e di altri Paesi dell’Africa sub-sahariana) che hanno come punto di riferimento la Chiesa. Per queste persone le nostre chiese sono sia luogo di culto che luogo di assistenza e di socializzazione”.
Secondo le informazioni di agenzia in Libia, ed in particolare in Cirenaica (est del Paese) è in atto una rivolta della popolazione repressa nel sangue dalle forze di sicurezza. I morti e i feriti sarebbero centinaia. (L.M.) (Agenzia Fides 21/2/2011)

LIBIA: MONS. MARTINELLI (TRIPOLI) AL SIR, “AIUTATELI A TROVARE UN DIALOGO”

Un appello alla comunità internazionale “ad aiutare i libici a trovare un cammino di dialogo”. Lo ha lanciato oggi al SIR mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario Apostolico di Tripoli, in Libia, mentre nel Paese si estende la rivolta, con fonti umanitarie che parlano di centinaia di morti e feriti e palazzi governativi in fiamme anche nella capitale. Intanto molte ambasciate stanno facendo rientrare i propri connazionali. Anche mons. Martinelli (in Libia dal 1971 come sacerdote, come vescovo dal 1985) ha ricevuto un invito a partire dall’ambasciata italiana, ma annuncia: “Non lascerò mai la Libia finché avrò respiro. E dove vado? Questa è la mia Chiesa. Me ne andrò solo se mi cacciano”. “E’ vero, stanotte sono bruciati alcuni palazzi, simboli del potere – conferma -. Ma nel resto della città la situazione è abbastanza tranquilla, non ci sono aggressioni particolari. Non sono in grado di confermare le cifre sulle vittime. Noi siamo stati chiusi dentro casa, ma da qui non sembra così grave come la stampa internazionale sta descrivendo”.
Secondo il vescovo di Tripoli “si guarda alla Libia sempre con un certo sospetto. Forse è opportuno non aggravare questi giudizi, perché i libici sono molto allergici a queste forme un po’ superficiali e pregiudizievoli. Penso che bisognerebbe aiutarli a ritrovare un equilibrio per giudicare le cose con una certa serenità. Aiutarli, dall’esterno, a trovare un cammino di dialogo”. Mons. Martinelli non conferma le notizie su una possibile fuga di Gheddafi in Venezuela: “Non mi risulta che Gheddafi se ne sia andato. Ieri sera ha parlato il figlio in tv, è stato un po’ duro, ma non mi sembra ci sia stata una resa. Oggi non c’è movimento, la gente non esce di casa. Ma non vedo fughe in giro né allarmismi”. “È vero che molte famiglie partono perché la situazione non è sicura – prosegue – e che le ambasciate stanno evacuando il proprio personale e rimpatriando i propri cittadini. Anche le scuole straniere stanno chiudendo (italiana, spagnola, francese). Noi cerchiamo di capire cosa vogliono fare le religiose che operano negli ospedali. Purtroppo nella Cirenaica i feriti ci sono, e me lo hanno confermato, soprattutto nella zona di Beida. Ma le suore e le infermiere filippine non vogliono fuggire. Siamo qui per servire il popolo libico, in questo momento nessuno se la sente di lasciare”. “Forse qualcuno – aggiunge il vescovo di Tripoli - nelle diverse comunità sentirà il bisogno di uscire dal Paese, a causa della tensione o della stanchezza”. Mons. Martinelli è in contatto costante con il vescovo di Bengasi, dove la situazione è più critica. “Il vescovo è certamente preoccupato ma la chiesa è stata riaperta, la gente è andata a pregare, non c’è stato nessun attacco, siamo tranquilli. Stiamo vedendo come far partire qualche religiosa più stanca. Ma lui resterà a Bengasi”. La Chiesa cattolica ha chiesto anche la collaborazione dei musulmani nella zona di Beida, rimasta un pò isolata: “I musulmani sanno cosa significa il servizio delle religiose negli ospedali, per cui quando si chiede loro qualcosa non rifiutano mai di aiutarci”.







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