LIBIA: “La comunità cattolica non è stata coinvolta negli scontri” dice a Fides
il Vicario Apostolico di Tripoli"
Tripoli (Agenzia Fides) “Dal luogo nel quale mi trovo non constato niente, la città
è silenziosa ed è ferma. Non c’è niente che faccia pensare agli scontri, anche se
ho avuto notizie di scontri e saccheggi avvenuti nella notte. La comunità cattolica
non ha incontrato finora particolari difficoltà” dice all’Agenzia Fides S.E. Mons.
Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia. “Molti fedeli
si recano nelle nostre chiese per implorare la pace. Le due chiese, di Tripoli e di
Bengasi, non hanno subito alcuna offesa. Le diverse comunità di religiose che operano
negli ospedali della Cirenaica (Bengasi, Tobruk e altre località) sono impegnate a
curare i feriti degli scontri. In ogni città della zona c’è una comunità religiosa
femminile. A Tripoli vi sono le suore di Madre Teresa che lavorano in alcuni centri
sociali”. Mons. Martinelli spiega che la Chiesa in Libia opera a favore delle numerose
comunità di fedeli stranieri, provenienti dall’Asia, da altri Paesi africani e dall’Europa.
“Oltre al servizio pastorale offriamo anche un servizio sociale perché abbiamo un
gran numero di immigrati (eritrei e di altri Paesi dell’Africa sub-sahariana) che
hanno come punto di riferimento la Chiesa. Per queste persone le nostre chiese sono
sia luogo di culto che luogo di assistenza e di socializzazione”. Secondo le informazioni
di agenzia in Libia, ed in particolare in Cirenaica (est del Paese) è in atto una
rivolta della popolazione repressa nel sangue dalle forze di sicurezza. I morti e
i feriti sarebbero centinaia. (L.M.) (Agenzia Fides 21/2/2011)
LIBIA: MONS.
MARTINELLI (TRIPOLI) AL SIR, “AIUTATELI A TROVARE UN DIALOGO”
Un appello
alla comunità internazionale “ad aiutare i libici a trovare un cammino di dialogo”.
Lo ha lanciato oggi al SIR mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario Apostolico
di Tripoli, in Libia, mentre nel Paese si estende la rivolta, con fonti umanitarie
che parlano di centinaia di morti e feriti e palazzi governativi in fiamme anche nella
capitale. Intanto molte ambasciate stanno facendo rientrare i propri connazionali.
Anche mons. Martinelli (in Libia dal 1971 come sacerdote, come vescovo dal 1985) ha
ricevuto un invito a partire dall’ambasciata italiana, ma annuncia: “Non lascerò mai
la Libia finché avrò respiro. E dove vado? Questa è la mia Chiesa. Me ne andrò solo
se mi cacciano”. “E’ vero, stanotte sono bruciati alcuni palazzi, simboli del potere
– conferma -. Ma nel resto della città la situazione è abbastanza tranquilla, non
ci sono aggressioni particolari. Non sono in grado di confermare le cifre sulle vittime.
Noi siamo stati chiusi dentro casa, ma da qui non sembra così grave come la stampa
internazionale sta descrivendo”. Secondo il vescovo di Tripoli “si guarda alla
Libia sempre con un certo sospetto. Forse è opportuno non aggravare questi giudizi,
perché i libici sono molto allergici a queste forme un po’ superficiali e pregiudizievoli.
Penso che bisognerebbe aiutarli a ritrovare un equilibrio per giudicare le cose con
una certa serenità. Aiutarli, dall’esterno, a trovare un cammino di dialogo”. Mons.
Martinelli non conferma le notizie su una possibile fuga di Gheddafi in Venezuela:
“Non mi risulta che Gheddafi se ne sia andato. Ieri sera ha parlato il figlio in tv,
è stato un po’ duro, ma non mi sembra ci sia stata una resa. Oggi non c’è movimento,
la gente non esce di casa. Ma non vedo fughe in giro né allarmismi”. “È vero che molte
famiglie partono perché la situazione non è sicura – prosegue – e che le ambasciate
stanno evacuando il proprio personale e rimpatriando i propri cittadini. Anche le
scuole straniere stanno chiudendo (italiana, spagnola, francese). Noi cerchiamo di
capire cosa vogliono fare le religiose che operano negli ospedali. Purtroppo nella
Cirenaica i feriti ci sono, e me lo hanno confermato, soprattutto nella zona di Beida.
Ma le suore e le infermiere filippine non vogliono fuggire. Siamo qui per servire
il popolo libico, in questo momento nessuno se la sente di lasciare”. “Forse qualcuno
– aggiunge il vescovo di Tripoli - nelle diverse comunità sentirà il bisogno di uscire
dal Paese, a causa della tensione o della stanchezza”. Mons. Martinelli è in contatto
costante con il vescovo di Bengasi, dove la situazione è più critica. “Il vescovo
è certamente preoccupato ma la chiesa è stata riaperta, la gente è andata a pregare,
non c’è stato nessun attacco, siamo tranquilli. Stiamo vedendo come far partire qualche
religiosa più stanca. Ma lui resterà a Bengasi”. La Chiesa cattolica ha chiesto anche
la collaborazione dei musulmani nella zona di Beida, rimasta un pò isolata: “I musulmani
sanno cosa significa il servizio delle religiose negli ospedali, per cui quando si
chiede loro qualcosa non rifiutano mai di aiutarci”.