2011-02-19 16:06:40

Oltre 80 morti per le proteste in Libia. Disordini in Bahrein, Yemen e Gibuti


Sarebbero almeno 84 i morti negli ultimi due giorni in Libia per la repressione delle manifestazioni di protesta contro Gheddafi da parte delle forze di sicurezza. Lo rivela un rapporto di Human Rights Watch. Stamani, la situazione appare tranquilla. Della Libia, ma anche di altri Paesi arabi ci riferisce Fausta Speranza: RealAudioMP3

In Libia il procuratore generale apre un'inchiesta sulle uccisioni di questi giorni e fa sapere di voler “accelerare le procedure per giudicare tutti quelli che sono colpevoli di omicidio o di saccheggi". Per la Ong "Human Rights Watch", i morti per la repressione sono stati soprattutto a Bengasi, capoluogo della Cirenaica tradizionalmente ostile a Gheddafi. Venti persone sono state uccise giovedì, 35 ieri. Intanto in nottata nel Paese è stato bruscamente interrotto il collegamento Internet. Ma l’attenzione non può essere rivolta solo alla Libia. Fermento e scontri continuano a registrarsi in vari Paesi arabi. In Bahrein l'opposizione respinge l'offerta di negoziato avanzata dal principe ereditario e conquista di nuovo la piazza, dopo alcuni scontri con la polizia che cercava di impedirlo. In Yemen, a Sanaa, uno studente morto in scontri con i filogovernativi e altri 5 feriti. In Algeria, la polizia cerca di impedire la manifestazione che sta richiamando migliaia di persone nella capitale Algeri. E un deputato algerino del partito di opposizione "Raggruppamento per la cultura e la democrazia" (Rcd), Tahar Besbes, cade in coma per un pugno di un agente. C’è poi Gibuti, Paese del Corno d’Africa: nell’omonima capitale disordini tra gli oppositori del regime del presidente Ismal Omar Guelleh e le forze dell'ordine. Piccoli gruppi di dimostranti lanciano pietre contro i poliziotti che replicano con gas lacrimogeni. Ieri una manifestazione antigovernativa era degenerata in scontri. Resta da dire che gli sciiti sauditi hanno inscenato una piccola manifestazione nelle province petrolifere orientali del Regno saudita per chiedere il rilascio di alcuni loro compagni arrestati. L'Arabia Saudita, principale esportatore mondiale di petrolio, teme che la rivolta nel vicino Bahrein, dove la maggioranza sciita chiede le dimissioni del governo sunnita, possa propagarsi alle province orientali, dove vive la minoranza sciita e dove si trovano i giacimenti petroliferi.







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