Messico: appello alle istituzioni di mons. Botello dopo le violenze ad Oaxaca
«Il nostro Paese ha un urgente bisogno di pace sociale. Non possiamo permettere che
il Messico sprofondi in un clima permanente di violenza. Quotidianamente la criminalità
organizzata segna le nostre città con una terribile sequela di morti e di feriti».
Queste le parole dall’arcivescovo di Antequera-Oaxaca, mons. José Luis Chávez Botello
all’Osservatore Romano. Dopo i fatti di sangue di martedì scorso ad Oaxaca, la costruzione
della pace in Messico rimane una delle priorità della Conferenza episcopale messicana.
«Ribadiamo, ha sottolineato il presule, che la violenza genera solo altra violenza.
Chiediamo a tutti gli uomini di buona volontà di Oaxaca e del Paese, alle istituzioni
pubbliche e private e alle associazioni di contribuire, ciascuno in base al proprio
campo di azione, alla costruzione della pace». Mons. Botello ha esortato i governanti
a intervenire in maniera più decisa per debellare l'escalation di violenza. «Abbiamo
bisogno che le autorità prendano in mano la situazione dimostrando la leadership e
la responsabilità in questa lotta, perché si tratta di una vera e propria emergenza
per la sicurezza sociale e la sopravvivenza di molti cittadini messicani». Ricordando
le parole di Benedetto XVI, l’arcivescovo ha evidenziato l’innegabile contributo che
le comunità religiose offrono alla società e «il ruolo costruttivo dei credenti nella
vita sociale, nella fede». Si tratta di una testimonianza «quotidiana, concreta, un
lievito che promuove al bene, alla convivenza pacifica, alla reciproca accoglienza,
alla solidarietà». Sono queste le «armi migliori», certo sostenute da tutte le risorse
istituzionali della sicurezza, per rispondere alla «guerra sociale in atto nel Paese».
Il presule ha invitato alla riflessione sulle cause più profonde di questo degrado
che si manifesta nella tracotanza sanguinosa delle bande criminali. «Oaxaca non può
e non deve vivere nella violenza, non deve essere ostaggio di coloro che intendono
soffocarla nella minaccia e nella violenza per il proprio tornaconto personale». (M.R.)