2011-02-19 14:05:49

Haiti: la ricostruzione non decolla e la popolazione vive nell’insicurezza alimentare


“È impossibile che nonostante sia stato speso un miliardo di dollari per Haiti, la situazione sia quella che ancora vediamo e che l’epidemia di colera ancora non si riesca a controllare”. É la denuncia di Evel Fanfan, presidente dell’organizzazione Aumohd (Action des Unite’s Motive’es pour une Haiti de Droit), associazioni di avvocati che dal 2002 si occupa della difesa dei diritti umani e civili della popolazione haitiana. Dopo il devastante terremoto, infatti, la situazione nel Paese resta difficile. “Haiti ha bisogno di circa un miliardo di dollari per realizzare i progetti di ricostruzione approvati dalla Commissione ad Interim per la ricostruzione di Haiti”, ha annunciato all’agenzia Fides il primo ministro del Paese, Jean Max Bellerive, durante una riunione con l’ex presidente Usa Bill Clinton, giunto nell’isola in qualità di inviato speciale dell’Onu. I progetti riguardano l'istruzione, la salute, i complessi abitativi, l’energia, la raccolta di detriti, il lavoro, l’agricoltura. Inoltre, secondo una valutazione del ministero haitiano della sanità pubblica e della popolazione, ci sono più di 225 mila persone infettate da colera. Nonostante gli sforzi per contenere l’epidemia, dallo scorso ottobre sono morte più di 4 mila persone, una cifra che, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della salute datato 3 febbraio, è destinata ad aumentare. Inoltre, più di tre milioni di haitiani, quasi un terzo della popolazione, vivono ancora in una situazione di insicurezza alimentare. Lo ha denunciato il Coordinamento nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa), precisando che a patire i disagi alimentari non sono soltanto gli sfollati a causa del terremoto, ma anche la popolazione del nordovest e del sud del Paese. Secondo il Cnsa, sono tanti i beni alimentari che hanno subito un notevole incremento di prezzo, il riso è aumentato del 25% negli ultimi mesi. Sicuramente il mercato ha subito le ripercussioni dell’epidemia del colera (molti consumatori e commercianti hanno scartato i prodotti provenienti dalla regione centrale dell’Artibonite, focolaio dell’epidemia), ma è anche vero che alcune terre sono sfruttate da consorzi stranieri per produzioni destinate essenzialmente all’esportazione. (M.I.)







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