2011-02-19 15:22:52

84 morti in Libia e fermento e scontri in Bahrein, Yemen, Algeria e Gibuti


Sarebbero almeno 84 i morti negli ultimi due giorni in Libia per la repressione delle manifestazioni di protesta contro Gheddafi da parte delle forze di sicurezza. Lo rivela un rapporto di Human Rights Watch. Stamani, la situazione appare tranquilla. Della Libia, ma anche di altri Paesi arabi ci riferisce Fausta Speranza: RealAudioMP3

In Libia il procuratore generale apre un'inchiesta sulle uccisioni di questi giorni e fa sapere di voler “accelerare le procedure per giudicare tutti quelli che sono colpevoli di omicidio o di saccheggi". Per la Ong "Human Rights Watch", i morti per la repressione sono stati soprattutto a Bengasi, capoluogo della Cirenaica tradizionalmente ostile a Gheddafi. Venti persone sono state uccise giovedì, 35 ieri. Intanto in nottata nel Paese è stato bruscamente interrotto il collegamento Internet. Ma l’attenzione non può essere rivolta solo alla Libia. Fermento e scontri continuano a registrarsi in vari Paesi arabi. In Bahrein l'opposizione respinge l'offerta di negoziato avanzata dal principe ereditario e conquista di nuovo la piazza, dopo alcuni scontri con la polizia che cercava di impedirlo. In Yemen, a Sanaa, uno studente morto in scontri con i filogovernativi e altri 5 feriti. In Algeria, la polizia cerca di impedire la manifestazione che sta richiamando migliaia di persone nella capitale Algeri. E un deputato algerino del partito di opposizione "Raggruppamento per la cultura e la democrazia" (Rcd), Tahar Besbes, cade in coma per un pugno di un agente. C’è poi Gibuti, Paese del Corno d’Africa: nell’omonima capitale disordini tra gli oppositori del regime del presidente Ismal Omar Guelleh e le forze dell'ordine. Piccoli gruppi di dimostranti lanciano pietre contro i poliziotti che replicano con gas lacrimogeni. Ieri una manifestazione antigovernativa era degenerata in scontri. Resta da dire che gli sciiti sauditi hanno inscenato una piccola manifestazione nelle province petrolifere orientali del Regno saudita per chiedere il rilascio di alcuni loro compagni arrestati. L'Arabia Saudita, principale esportatore mondiale di petrolio, teme che la rivolta nel vicino Bahrein, dove la maggioranza sciita chiede le dimissioni del governo sunnita, possa propagarsi alle province orientali, dove vive la minoranza sciita e dove si trovano i giacimenti petroliferi.

Tunisia: secondo fonti francesi, è morto il deposto presidente Ben Ali
L'ex presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali è morto, secondo fonti francesi citate dall'emittente di informazione continua "France 24". Il decesso dell'ex leader tunisino, deposto il 14 gennaio dopo 23 anni al potere, sarebbe avvenuto dopo due giorni di coma.

Musulmani e copti nel primo partito a base religiosa autorizzato in Egitto
Il Tribunale Amministrativo Superiore del Cairo ha autorizzato con decisione definitiva la costituzione del primo partito politico egiziano a base religiosa, composto da musulmani e copti. È il partito Al Wasat (in arabo approssimativamente "Nel Mezzo"), il cui fondatore è Abu El Ela Madi, appartenenente ad una corrente di giovani moderati della Confraternita dei Fratelli Musulmani, ma in forte contrapposizione con la dirigenza tradizionale del movimento. Lo ha appreso l'Ansa da fonti giudiziarie. La decisione del Tribunale Amministrativo Superiore ha annullato quella precedente di non concedere l'autorizzazione, presa dalla Commissione per gli affari dei partiti politici del Consiglio Consultivo della Shura (Senato), presieduta dall'ex presidente dello stesso, Safwat El Sherif. Il Consiglio della Shura è stato sciolto nei giorni scorsi, insieme con l'Assemblea del Popolo (Camera) dal Consiglio Supremo delle Forze Armate che rappresenta temporaneamente la presidenza della repubblica egiziana. Abu El Ela Madi aveva presentato più volte la richiesta di costituzione del partito, nel 1996, nel 1998 e nel 2004. Ogni volta era stata respinta perchè la Costituzione egiziana non ammette la presenza di partiti politici su base religiosa. Un altro esponente di punta della formazione è l'avvocato Essam Sultan, anch'egli appartenente alla corrente moderata dei Fratelli Musulmani e che, come Madi, ha sostenuto l'iniziativa rivoluzionaria dei dimostranti di piazza Tahrir e delle formazioni di giovani come il 6 Aprile.

Prima sessione del G20 finanza a Parigi
Ha preso il via la prima sessione di lavoro del vertice G20 finanza a Parigi con la presenza dei ministri dell'Economia e dei banchieri centrali dei Paesi che fanno parte dell'organismo. Per tutta la notte i delegati hanno cercato di predisporre un accordo, sanando le divergenze fra i Paesi, sul tema degli indicatori per misurare le performance economiche dei Paesi che possono generare squilibri a livello internazionale, squilibri all'origine della crisi. Secondo una prima ipotesi di lavoro il complesso di principi da approvare prevede due indicatori di squilibrio interno, il deficit e debito pubblico e il risparmio privato, e due di squilibrio esterno, il saldo delle partite correnti o della bilancia commerciale e le riserve di cambio. Ed è proprio su questi due punti, e in particolare sul primo, che si registrano i maggiori dissensi che, peraltro, sono trasversali ai diversi 'blocchi' tradizionali: Europa, Stati Uniti e Paesi emergenti. Anche a questo vertice tuttavia gli occhi sono puntati sulla Cina, che chiede soprattutto di escludere il saldo corrente dai parametri, sostituendolo con la bilancia commerciale.

Kuwait: feriti per disordini scoppiati per la richiesta di arabi apolidi di cittadinanza
Trenta persone sono rimaste ferite ieri in Kuwait in scontri avvenuti tra forze di sicurezza e arabi apolidi che chiedono la cittadinanza. Lo si è appreso oggi da fonti della sicurezza. La dimostrazione a Jahra, a nordest di Kuwait City, è la prima nello Stato arabo da quando a dicembre è cominciata la serie di proteste nei Paesi del Maghreb, in Egitto e in Medio Oriente. Secondo le fonti, 50 persone sono state arrestate. Le fonti hanno anche riferito di una protesta simile di circa 80 persone nel villaggio di Salibiya. Il Ministero dell'interno ha fatto sapere che i manifestanti hanno tirato pietre contro le forze di sicurezza che hanno risposto con idranti e fumogeni. Sette feriti sono agenti. I dimostranti sono arabi senza alcuna nazionalità, in gran parte discendenti da popolazioni nomadi del deserto, e che risiedono da lungo tempo nell'emirato. La nazionalità del Kuwait, che comporta grossi benefici dal punto di vista del welfare, viene loro negata in base alla rigida legislazione nazionale.

Elezioni in Uganda
14 milioni di persone in Uganda sono state chiamate ieri alle urne per il voto presidenziale e legislativo. Il servizio di Giulio Albanese: RealAudioMP3

I risultati ufficiali dovrebbero essere resi noto entro le 15 di domani. Il presidente uscente Yoweri Museveni, al potere dal 1986, è dato – come al solito – per favorito, contro altri sette candidati. Il principale è Kizza Besigye, ex medico personale di Museveni, già candidato nelle precedenti elezioni e perseguitato dall’attuale regime. Nessun dato ancora per quel che riguarda l’affluenza, che – dalle prime testimonianze – non sarebbe altissima: a riprova che si sta consolidando nel Paese una sorta di disaffezione nei confronti della politica. Secondo alcuni osservatori stranieri, in alcuni seggi non si sarebbe addirittura raggiunto il 30 per cento dei votanti, malgrado una endemica corruzione, l’inossidabile regime di Museveni ha ottenuto in questi anni, grazie soprattutto agli investimenti stranieri, una discreta crescita economica, anche se questo processo ha drammaticamente acuito la divaricazione tra la danarosa oligarchia al potere e i ceti meno abbienti, che costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione ugandese.

Rammarico Ue per il mancato voto Onu contro la colonizzazione israeliana
L'Alto rappresentante per la politica Estera dell'Unione europea, Catherine Ashton, ha espresso disappunto per il mancato “consenso” al Consiglio di sicurezza dell'Onu sul progetto di risoluzione araba che condanna la colonizzazione israeliana. Senza riferirsi agli Stati Uniti che hanno posto il veto al documento, la Ashton ha “rilevato con rincrescimento che non è stato possibile trovare un consenso sulla risoluzione sulle colonie”. “La posizione della Ue sulle colonie, inclusa Gerusalemme est, è chiara”, ha aggiunto: “Sono illegali per il diritto internazionale, sono un ostacolo alla pace e una minaccia a una soluzione a due Stati”, israeliano e palestinese. “Al momento - ha ancora detto la Ashton - abbiamo bisogno di fare tutto il possibile per una ripresa urgente dei negoziati fra le parti”. Gli Usa hanno posto ieri il veto a un progetto di risoluzione araba di condanna alla colonizzazione israeliana al quale gli altri 14 membri del Consiglio di Sicurezza avevano votato a favore.

I talebani spezzino il legame con al Qaeda: così, la Clinton parla dell'Afghanistan
E' salito a otto morti e oltre 60 feriti il bilancio provvisorio dell'assalto realizzato oggi da un commando armato di sette persone alla filiale di Jalalabad (provincia orientale afghana di Nangarhah) della Kabul Bank. L'attacco è stato rivendicato dal portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, secondo cui alla sua realizzazione hanno contribuito tre kamikaze. Ieri, in un’altra cruenta giornata in cui hanno perso la vita 18 persone, dei legami da tagliare tra talebani e al Qaeda ha parlato il segretario di Stato, Hillary Clinton. Sulle valutazioni politiche dell’amministrazione Usa, da Washington Elena Molinari:RealAudioMP3

“I talebani afghani non possono resistere alle pressioni americane: dovranno scegliere se rompere o meno i rapporti con al Qaeda”. È questo l’ultimatum lanciato, ieri, dal segretario di Stato Usa ai ribelli afghani: “Non possono aspettare che ce ne andiamo; non possono sconfiggerci e – ha detto - non possono scappare da questa decisione”. Hillary Clinton parla all’Asia Society di New York, dove ha sottolineato che l’offensiva militare e l’intensificata spinta diplomatica americana porteranno alla separazione tra i talebani indeboliti ed al Qaeda e alla riconciliazione con quelli che rinunceranno alla violenza. Questa separazione lascerebbe al Qaeda da sola e in fuga, ha spiegato. Clinton ha poi ribadito l’intenzione dell’amministrazione Obama di iniziare il processo di ritiro delle truppe dall’Afghanistan il prossimo luglio, ma ha sottolineato che questo non porterà ad un indebolimento della posizione degli alleati sul terreno. “Rimarremo fino al 2014 – ha aggiunto – e con la leadership afghana, che si rafforza, un processo di riconciliazione politica diventerà plausibile”. Il segretario di Stato Usa ha poi annunciato che il veterano diplomatico Marc Grossman sostituirà Richard Holbrooke, morte improvvisamente a dicembre, nel ruolo di inviato speciale dell’amministrazione Obama per il Pakistan e l’Afghanistan.

Nuova condanna a Guantanamo
Un carcerato sudanese di Guantanamo, la base Usa sull'isola di Cuba, è stato condannato a 14 anni di carcere per cospirazione con Al Qaeda e per avere fornito appoggio materiale a terroristi. La pena pronunciata in serata è frutto di un patteggiamento: in realtà l'uomo, Nur Uthman Muhammed, rimarrà in carcere per qualche anno soltanto. A Guantanamo dal 2002, Muhammed è il sesto carcerato ad essere stato condannato da un tribunale militare della base Usa.

“Camicie rosse” in piazza a Bangkok
Circa 30 mila “camicie rosse” antigovernative thailandesi sono scese in piazza oggi a Bangkok, nella quarta grande manifestazione pacifica organizzata dall'inizio del 2011, in coincidenza del nono mese dalla repressione dello loro proteste dell'anno scorso, costate 91 morti e 1.800 feriti. I manifestanti - sostenitori dell'ex premier in autoesilio Thaksin Shinawatra ed espressione in particolare delle classi medio-basse e rurali - stanno tuttora presidiando la Ratchaprasong Intersection, l'incrocio nel centro della capitale da loro occupato per due mesi nel 2010. In precedenza erano affluiti in massa davanti alla Corte Suprema, che nelle prossime settimane dovrebbe esprimersi sulla richiesta di cauzione da parte di sette leader “rossi” tuttora in carcere con l'accusa di terrorismo. Le manifestazioni si stanno svolgendo sotto l'occhio della polizia anti-sommossa e giungono in un periodo in cui il governo di Abhisit Vejjajiva - di fronte alle simultanee proteste dei “rossi” e delle “camicie gialle” nazionaliste che gli chiedono inflessibilità sulla questione del tempio di Preah Vihear, conteso con la Cambogia - ha reintrodotto un provvedimento che dà maggiori poteri alle forze di sicurezza. Nelle ultime settimane, Abhisit - il cui mandato scade a fine anno - ha prospettato elezioni anticipate entro il prossimo giugno. I sondaggi evidenziano un testa a testa tra la coalizione di governo e il partito Puea Thai, che riunisce i fedelissimi di Thaksin. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza).

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 50







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