2011-02-18 16:33:43

L'ambasciatore italiano al Cairo: i mutamenti in Nordafrica, inizio di una lunga transizione


In migliaia oggi, in Bahrein, hanno partecipato ai funerali delle 3 vittime durante le proteste di ieri contro la monarchia. Nel vicino Yemen, invece, si contano quattro morti. Le dsimostrazioni antigovernative sono riprese anche in Giordania, mentre in Egitto sono attese almeno due milioni di persone in Piazza Tharir per la ‘giornata della vittoria’, indetta per festeggiare le dimissioni di Mubarak. Trionfalistici i toni utilizzati dai Fratelli Musulmani che hanno definito l’appuntamento il frutto della rivoluzione mentre i vertici delle Forze armate, che attualmente guidano il Paese, hanno annunciato che nessun membro dell’esercito si candiderà alle prossime presidenziali. Sulla situazione egiziana, Antonella Palermo ha intervistato l'ambasciatore italiano al Cairo, Claudio Pacifico:RealAudioMP3

R. – Effettivamente, si è trattato - come in tutta questa ondata che si espande nella regione - di un fenomeno molto complesso. Ci sono state motivazioni che indubbiamente sono state colte da tutti, come questa richiesta - legittima e comprensibile - di una parte della società e dei giovani di avere una società evidentemente più libera, più avanzata. Questa richiesta ha interagito con un’altra richiesta, anch’essa evidentemente non solo condivisibile, ma che ha anche suscitato grande solidarietà: la richiesta di miglioramento dei poveri e dei diseredati, anch'essa innescata dall’onda lunga della grande crisi economica internazionale. Tutto ciò ha posto le premesse per una speranza di poter realizzare una società più libera e più aperta. Sarà, però, un processo lungo.

D. – Martedì prossimo è prevista la missione dell’Alto Rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton: cosa si aspetta da questa visita, ambasciatore?

R. – Questa coincidenza fra l’arrivo della Signora Ashton e il ministro degli Esteri italiano, mi sembra una coincidenza molto importante e che fa parte dell'impegno dell’Europa, per quanto concerne l’Ashton, e per l’Italia, per il ministro Frattini, a promuovere un’azione europea occidentale per cercare di sostenere sia economicamente, sia politicamente e civilmente questo processo.

D. – Come ciò che è successo e che sta continuando a succedere in Egitto sta condizionando la vicina Libia?

R. – Credo che in Libia siano in percentuale molto minore presente le classi sociali che sono il frutto di uno sviluppo e di una apertura occidentale. In Egitto, protagonisti di quanto è successo sono stati giovani di livello culturale superiore; in Libia tutto questo è molto più difficile vederlo con numeri analoghi. Questo perché si tratta di una società anzitutto molto più sparsa sul territorio, e poi forse perché in Libia si corre ancora di più il rischio che le proteste, più che essere finalizzate a una crescita democratica e di sviluppo, possano diventare ostaggio di un altri movimenti, che con i valori della democrazia e i grandi principi ideali nei quali noi crediamo hanno veramente molto poco a vedere.







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