2011-02-17 15:28:08

Proteste in Bahrein: quattro vittime negli scontri di piazza


In Bahrein, le forze di polizia hanno soffocato nel sangue la rivolta esplosa la notte scorsa soprattutto nella città di Manama, capitale del piccolo regno che si affaccia sul Golfo Persico. Il bilancio degli scontri tra manifestanti e polizia è già grave: si parla di 5 morti e decine di feriti. Decine di blindati dell'esercito presidiano la piazza della Perla dove migliaia di manifestanti si sono radunati per chiedere riforme democratiche. Il blocco di opposizione sciita al-Wefaq fa sapere che si appresta ad uscire dal Parlamento. Sulla realtà politica e sociale del Bahrein, Giancarlo La Vella ha intervistato Paolo Branca, docente di Storia dei Paesi arabi all’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Il Bahrein è una monarchia, un emirato, quindi dovrebbe essere più stabile rispetto alle Repubbliche, in quanto la dinastia regnante di solito ha una legittimazione tradizionale o religiosa più forte di quella repubblicana. E’, però, anche un caso particolare, perché più di metà della popolazione è sciita e, quindi, questa delegittimazione di tipo religioso è problematica; in più è un Paese che si sta modernizzando molto rapidamente e questa modernità estrema deve fare i conti anche con una maggiore democraticità del sistema.

D. – Secondo lei, l’Occidente è stato colto di sorpresa dal fatto che si pensasse ai Paesi arabi come a qualcosa di più omogeneo dal punto di vista ideologico, quando invece la protesta ha messo in evidenza alcune contraddizioni?

R. – Certamente. Noi abbiamo una visione troppo monolitica e statica di questo mondo, che invece è attraversato da forti tensioni, legate anche alle minoranze etniche - tipo i curdi e i berberi – o religiose – tipo gli sciiti – e dopo tanti decenni di governi autocratici, anche lo stesso sviluppo delle tecnologie moderne porta soprattutto le giovani generazioni a richiedere dei cambiamenti.

D. – Queste proteste possono essere viste come una sorta di richiesta di "laicizzazione" dei Paesi che sono, per lo più, a maggioranza musulmana?

R. – Implicitamente sì, perché mentre nei decenni passati l’opposizione era monopolizzata da movimenti di tipo islamico radicale, oggi abbiamo visto – soprattutto in Tunisia e in Egitto – manifestazioni invece prive di slogan islamisti. Direi che si tratta di una classe media che cerca di avere voce in capitolo in sistemi che sono ancora divisi tra ricchissimi e poverissimi.

D. – Il Bahrein è uno di quei "paradisi" economici della Penisola arabica, dove il tenore di vita è elevato per tutte le classi sociali: evidentemente, però, viste le motivazioni di queste proteste, così non è...

R. – Non sono tanto i poveri che stanno alzano la voce in questo momento... Sono piuttosto coloro che vorrebbero partecipare di più: quelli che usano Twitter, Facebook o i telefonini. Questo significa che non si trovano in una situazione di indigenza assoluta, ma che si sentono in qualche modo esclusi e non sono soprattutto più disposti ad accettare questa situazione. (ap)

"Giornata della collera" in Libia, ma sono attese anche manifestazioni pro Gheddafi
Gli oppositori del regime di Muammar Gheddafi hanno lanciato un appello a manifestare in tutta la Libia in questa che è stata definita la "giornata della collera". Non mancano le misure messe in campo dal governo e si parla di contro manifestanti in piazza. Intanto non ci sono notizie certe sugli scontri della notte. Il servizio di Fausta Speranza: RealAudioMP3

Al Beida, terza città nel Paese, è stata teatro di manifestazioni nella notte e si è parlato di alcuni morti, 9 o 13, in seguito all’intervento delle forze dell’ordine. Ma in mattinata è difficile avere conferme. Certo, all’annuncio della mobilitazione popolare, le organizzazioni dei diritti umani mettono in guardia contro i rischi di una dura repressione, in un Paese poco abituato alla libera espressione del malcontento popolare. La stampa, anche quella considerata più riformista, non ha citato gli scontri di ieri a Bengasi e la televisione libica finora ha trasmesso solo immagini di manifestazioni di supporto a Gheddafi. In effetti ce ne sono state: ieri, dalle prime ore del mattino fino a tarda notte, in diverse città della Libia, da Tripoli a Bengasi, passando per Sirte e Sebha, si sono svolte manifestazioni popolari di giovani, donne e bambini che sventolavano drappi verdi, immagini del leader e gridavano slogan di supporto al colonnello e al sistema basato sul potere alle masse, dichiarandolo come una "scelta storica e strategica non rimpiazzabile". E ieri la giornata del colonnello libico si è conclusa con un bagno di folla all’inaugurazione del nuovo sport club della squadra di calcio libica Al Ahli. Come sarà la cosiddetta giornata della collera lo sapremo più tardi.

Feriti a Sanaa nel quinto giorno di manifestazioni
Nel quinto giorno consecutivo di manifestazioni almeno cinque persone sono rimaste ferite a Sanaa in nuovi scontri tra studenti antigovernativi e sostenitori del presidente yemenita Ali Abdallah Saleh. Lo rendono noto testimoni. I manifestanti, in gran parte studenti, sono stati attaccati dopo aver lasciato il campus universitario da un gruppo di fedelissimi del governo armati di bastoni. Le forze dell'ordine hanno "perso il controllo della folla", riferiscono testimoni, e gli studenti sono stati costretti alla fuga.

I disoccupati protestano nell’area dell’Algeria a intensa estrazione di petrolio
Proteste dei disoccupati sono scoppiate anche ad Hassi Messaoud, principale polo petrolifero del Sahara algerino. Secondo quanto riporta la stampa algerina, circa 500 giovani disoccupati hanno assediato la sede del comune e alcuni di loro hanno occupato per tutta la notte alcuni locali dell'edificio in attesa di essere ascoltati dai responsabili della regione. “Le autorità hanno mobilitato gli imam e i comitati di quartiere per tentare di calmare la gente”, ha detto Mahmoud Zegoune, portavoce del gruppo di disoccupati di Hassi Messaoud: "Ci hanno promesso posti di lavoro entro la prossima settimana”. “Se le promesse non saranno mantenute questa volta Hassi Messaoud brucerà", ha aggiunto, citato da El Watan. "C'è troppa miseria, vogliamo condividere le ricchezze della regione".

Tre palestinesi uccisi al confine tra Striscia di Gaza e Israele
Dopo alcuni giorni di calma relativa, sale di nuovo la tensione sul confine tra Israele e Gaza. Tre palestinesi sono rimasti uccisi la scorsa notte dopo uno scontro con i soldati israeliani nella Striscia di Gaza. Il servizio di Mariapia Iacapraro: RealAudioMP3

Secondo fonti palestinesi, le vittime si sarebbero scontrate con le truppe locali mentre cercavano di infiltrarsi in Israele. Secondo fonti militari, invece, sarebbero stati sorpresi mentre cercavano di deporre una mina vicino al reticolato di confine, pattugliato dall’esercito. Allo scontro hanno preso parte un elicottero e un guardacoste della marina. Non è stata precisata finora l'organizzazione di appartenenza. Israele, per distanziare i militanti dalle sue truppe e torri di sorveglianza, ha imposto una zona cuscinetto di trecento metri oltre il confine con Gaza. I tre palestinesi uccisi dall’esercito israeliano erano pescatori e Israele si è reso responsabile di un “crimine di guerra”, ha così commentato un portavoce di Hamas, il movimento islamico che ha il potere di fatto nella Striscia. Dopo i molti fatti accaduti negli ultimi giorni si teme una escalation della tensione lungo i confini tra Israele, Egitto e Gaza. Le autorità egiziane hanno espresso la preoccupazione che alcuni elementi di Hamas possano introdursi in Egitto allo scopo di fomentare le rivolte ancora non totalmente sopite.

Le navi da guerra iraniane non passeranno attraverso il Canale di Suez
È stato annullato il passaggio attraverso il Canale di Suez di due navi da guerra iraniane che da ieri incrociano nel Mar Rosso. Lo riferiscono fonti dell'autorità del Canale, spiegando che la richiesta è arrivata dal rappresentante delle due imbarcazioni.

Arrestati in Afghanistan leader di gruppo armato di ribelli
Le forze di sicurezza afghane ed internazionali hanno arrestato in due diverse operazioni altrettanti “leader di alto livello” del gruppo oppositore armato Hezb-e-Islami guidato da Gulbuddin Hekmatyar. Lo rende noto la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato). In particolare, precisa un comunicato, è stato arrestato nel distretto di Charikar della provincia di Parwan il responsabile per i media del gruppo, che era basato a Kabul. Senza rivelarne l'identità, l'Isaf ha sottolineato che l'uomo aveva legami con il Movimento islamico dell'Uzbekistan e con insorti attivi in Afghanistan e Pakistan. Egli è inoltre fortemente sospettato di responsabilità in attacchi suicidi nella capitale il 12 novembre 2010 ed il 28 gennaio 2011. Quest'ultimo, in un supermercato del centro, causò la morte di otto persone ed il ferimento di molte altre. Il secondo leader del gruppo di Hekmatyar è stato invece catturato, insieme a due suoi aiutanti, nella provincia sud-orientale di Khost dove guidava un gruppo di 50 militanti.

Terzo anniversario di indipendenza per il Kosovo
Oggi il Kosovo festeggia il terzo anniversario della dichiarazione unilaterale di indipendenza dalla Serbia, approvata all’unanimità dal parlamento il 17 febbraio del 2008. Il servizio di Gerarta Zheji Ballo: RealAudioMP3

Nel corso di questi 3 anni è arrivato a 75 il numero di Paesi che hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo e festeggiamenti di Stato sono stati annunciati oggi dal presidente vicario Jakup Krasniqi. “Gli Stati Uniti sono onorati di essere vostri amici e partner”, ha detto il segretario di Stato Hillary Clinton, nel suo augurio al Kosovo. Ma gli occhi di tutti sono puntati al governo Thaçi 2, che esordirà lunedì, ponendo fine a uno stallo politico che dura dal 2 novembre scorso. Insieme ad esso inizierà i lavori anche il nuovo parlamento, espressione delle elezioni del 13 dicembre 2010. E il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, nel suo ultimo rapporto sul Kosovo, fa già appello al nuovo governo perché i negoziati con la Serbia inizino il prima possibile. Rimane invece ancora incerto il nome del prossimo presidente della Repubblica kosovara. A un passo dall’elezione é Bexhet Paçolli, leader del partito “Alleanza per il nuovo Kosovo” e uno dei più attivi verso il riconoscimento internazionale dello Stato. Intanto, il premier Thaçi indica le priorità del nuovo governo: la liberalizzazione dei visti entro 15 mesi, ma anche il dialogo con Belgrado, che secondo il primo ministro si concluderà con il riconoscimento reciproco dei due Stati.

Il Parlamento europeo chiede attenzione sulla situazione dei diritti umani in Russia
Allarme per lo tato di diritto in Russia: è quanto emerge dalla risoluzione della sessione plenaria del Parlamento europeo approvata ad una settimana dalla visita a Bruxelles di Putin e dei principali ministri russi. “Negli ultimi anni, diversi processi e procedimenti giudiziari hanno sollevato dubbi circa l'indipendenza e l'imparzialità delle istituzioni giudiziari” in Russia. È un passaggio della risoluzione in cui si “esprime preoccupazione” per il crescente numero di violazione dei diritti umani e si invitano di fatto le istituzioni europee, Consiglio e Commissione, a fare pressioni affinchè il governo di Mosca mantenga gli impegni di “rispettare gli standard europei in materia di democrazia, diritti umani fondamentali e stato di diritto”. Nella risoluzione vengono citati molti casi di processi chiaramente segnati dall'influenza della politica sul sistema giudiziario, in particolare si esprime “preoccupazione per la sentenza di condanna di Michail Khodorkovski, e Platon Lebedev nel secondo processo tenutosi di recente”. Poi si chiede la revisione del processo contro Oleg Orlov, vincitore del premio Sacharov 2009. Inoltre si sollecita “un’indagine concreta” sull'omicidio di Natalia Estemirova. Si invita la Commissione europea a presentare una valutazione sui processi sul caso Yukos. Nella dura risoluzione del Parlamento europeo si fa anche riferimento all'arresto di Boris Nemtsov e di altri 70 attivisti, incarcerati il 31 dicembre scorso a Mosca per aver tenuto una manifestazione di opposizione al governo Putin. E non manca il ricordo degli omicidi delle giornaliste Anna Politkovskaya e Anna Barburova, nonchè dell'avvocato Sergei Magnitsky “che non sono stati ancora risolti dalle autorità russe”.

Il Parlamento europeo approva l’accordo di libero scambio Ue-Corea del Sud
Via libera definitivo del Parlamento europeo alla ratifica dell'accordo di libero scambio con la Corea del Sud, mitigato da una forte clausola di salvaguardia a favore dell'industria europea, in particolare quella automobilistica. Con 465 voti a favore, 128 contrari e 19 astensioni la sessione plenaria riunita a Strasburgo ha approvato uno degli accordi bilaterali più ambiziosi nella storia dell'Unione europea. Il voto di oggi ha chiuso due anni e mezzo di negoziati. L'accordo entrerà in vigore a luglio prossimo. Secondo la clausola di salvaguardia, la Ue potrà sospendere ulteriori riduzioni delle barriere tariffarie o riportarle ai livelli precedenti nel caso che qualsiasi industria risulti colpita da un aumento delle importazioni con un danno considerevole. Il Parlamento europeo così come l'industria avranno il diritto di chiedere alla Commissione di lanciare un'inchiesta sulla situazione dei mercati. Il nuovo accordo di libero scambio eliminerà circa il 98% delle barrire tariffarie nei prossimi 5 anni su prodotti manifatturieri, agricoli e sui servizi e raddoppierà il volume di commercio fra Ue e Corea del Sud.

In Vietnam, affonda imbarcazione turistica: 12 i morti e 15 i superstiti
Sarebbe di almeno di dodici morti il bilancio delle vittime dell’affondamento del battello turistico avvenuto questa mattina nei pressi della baia Ha long Bay, località patrimonio dell’Unesco nel nord del Vietnam, una delle più belle e rinomate del Paese asiatico. A bordo dell’imbarcazione c’erano 27 persone, tra cui 19 turisti stranieri (italiani, statunitensi, inglesi, francesi, russi, danesi e svedesi), due vietnamiti e cinque membri dell’equipaggio. Finora la squadra di soccorso ha salvato 15 persone. Tra i sopravvissuti anche i due turisti italiani. Un funzionario dell'ambasciata italiana ha già contattato telefonicamente i due connazionali che “si sono dichiarati in buono stato di salute”. L’ambasciata fornirà loro l'assistenza del caso, in vista del prossimo rientro in Italia. L'incidente è avvenuto alle 5 (ora locale) di questa mattina nella baia di Ha Long. Secondo fonti locali, gran parte delle vittime stava dormendo in cabina quando la nave è affondata, mentre chi si trovava sul ponte è riuscito a salvarsi. Il gruppo di turisti aveva prenotato ad Hanoi un tour di due giorni nella baia, una popolare meta turistica a 170 chilometri dalla capitale. L'incidente, sul quale è stata aperta un'inchiesta, è avvenuto in condizioni metereologiche buone. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 48










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